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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 2,1): Testo — Rom, 1932

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https://doi.org/10.11588/diglit.2081#0038
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(top. CLXI, /). Questo pesco è il ■ draco n-.inmi. , pcr
usare l'espressioni' di Plinio ', il .. cete » della satra Scrit-
tura-. E d'un aspetto orrido: testa con bocca spalancati e
irt;i di demi formidabili, naso lungo ed acuto, occhi spor-
genti, orecchie puntute ed erette, pinne a modo di basette,
collo lungo, ventre rigonfio con zampe munite di unghie e
spesso, posteriormente, con tre pinne, corpo anguiforme, che
finisce in una grossa pinna. Sul sarcofago spesso citato late-
ranense no, il pistrice si mostra due volte in tutta la sua
lunghezza. Cos'i si vede o fi vedeva pure sugli altri monu-
menti più antichi. In seguilo il mostro emerge ordinariamente
soltanto con hi parte antefiore o con I.i sola testa, di guisa
che uno intiero è di solito un indizio cronologico preco-
stantiniano. Raramente è omesso.

La nostra descrizione del ■ draco marinus non vale che
per i monumenti romani e per (jucllì di Arks, » succursale
di Roma ». La forma rimane a un dipresso sempre la stessa;
di rado il corpo del pistrice, lu più del serpente che del
drag'iiu-. Simile mostro, d'un aspetto meno feroce, appar-
tiene soprattutto all'une provinciale, indipendente dalla ro-
mana. Un bell'esempio ne olire il coperchio che si conserva a
Saint-Capraia d'Agen3 (tav. CLXVIII, 4). - Esso rasso-
miglia a lineili, di TaiTagiHia. e ri Lorda ipk Hit del Franimeli lo

di sarcofago di Algeri ', chi
genere è anche la » scultura
cimitero di S. Pancrazio» ed
Finalmente un esemplare ci
vi secolo e da poco tempo

esiste più. Unica nel suo

che fu trovata « nel

è nel Museo di Firenze1.

o dell'arte copta del V o

nella Salle copte de

Baouit » del Museo del Louvre, ha l'aria d'un lepre marino
addomesticato, con due cigne e un fiocco ornamentale sul
corpo, che in ciò rammenta i leoni rappresentati presso i loro
domatori [tao. Ili, 2). Il mostro sta rigettando Giona; ma
lo scultore s'è dispensato d'indicare le onde; soltanto un
pesce, colla testa rivolta in giù, serve a insegnarci che la scena
si svolge nel mare. Questa è anzi fusa in una con quella del
sonno: il mostro stesso riposa sotto la pianta, con Giona
incora in bocca (fig. 119).

Che un pesce dal collo lungo e stretto, come lo vediamo
tani, sarebbe stato incapace di inghiottire
■, poco importava agli artisti i (piali non badavano
che allo scopo simbolico delle loro opere; e a tal uopo il pesce
di si orribile aspetto era adattai issimi 1, dolendo rappresentare
un essere ostile al defunto simboleggiato in Giona, cioè il
■ draco infernalis ■, Satana.

Un'altra libertà che gli artisti commisero contro la storia
sacra, consiste dell'aver troppo avvicinato la seconda scena
alla terza: it mostro guarda spesso il profeta vomitalo, che
ora sta dormendo sotto la cucurbita '
avesse seguilo immediatamente la seconda. Eppure un inter-
vallo di tempo e di luogo le separa. Anche qui è il simboli-

•ili preliminari 203

smo che permetteva agli artisti tanta liberta. D'altra parte non
vediamo in che modo avrebbero potuto esprimere codesto
intervallo. Nei casi in cui Giona sembra essere ancora per
metà nelle fauci del illustro e già dorme sullo la pianta, dob-
biamo figurarci il profeta più nel tondo, e il mostro, avanti:.
Poiché Giona si è offerto spontaneamente ad essere sa-
crificato, un marinaio basta ordinariamente per gettarlo
dalla nave; anzi, otto volte Giona si getta 0 si e gettato al
mare da sé. Inoltre è degno di nota che sui monumenti più
antichi il pistrice aspetta nella vicinanza immediata, pronto
ad inghiottire la vittima. Più tardi il profeta viene spesso
introdotto nella bocca del cetaceo, cosicché il capo già scom-



pare nelle fauci di esso: su cinque monumenti egli sporge
con tutta la metà inferiore, come su alcuni alfreschi del ci-
mitero ad iluas lauros'.

Il getto è di preferenza omesso, quando la nave non porta
a bordo che due marinai, l'uno che rema, e l'altro che per Io
spavento ha le mani aperte alla preghiera. In questi casi il
mostro è rivolto dalla nave e guarda, orribile, la sua preda
che ha dovuto rilasciare. Sul sarcofago di Pisa esso manca,
e su quello di Berlino mancano di più le due prime scene:
non si vede die Giona disteso sotto la cucurbita, in mezzo
al gregge. Simile è pure la disposizione sul sarcofago di
S. Maria Antica, dove ( iiona dorme sotto il gregge mentre sul
coperchio rinvenuto ultimamente nel cimitero di Pretestato
una pecora, rappresentante il gregge, riposa sopra il pistrice
che inghiottisce il profeta (tav. CLXXI, 6). Su di un pic-
colo frammenti) poi del Museo di S. Sebastiano, Giona dorme,
senza il pistrice, ai piedi di Nostro Signore; e sulla fronte
del sarcofago laterancnse 173, sotto l'immagine clipeata
{lev. CLXVI, 2 e 7). Il mostro manca inoltre sulla metà si-
nistra d'un coperchio della villa Albani e nella prima scena
rapprcscnlata sul lianeo sinistro del sarcofago di Mas-d'Aire;
perfino le onde: la nave sta in secco [ta-
vola CLXII, 1; CLXXV, 3) ». Finalmente, sul coperchio delia
villa Doria, il mostro guarda il profeta che dorme Come di

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H 366, 3; 367.3i 18+, 3
 
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