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225

colla famiglia, cioè la moglie, tre figli e Ire nuore, più diversi
quadrupedi e volatili, disposti lungo il margine della cassa;
fuori sta per terra il corvo che' non ritornò all'arca, avendo
trovato abbondanti' pasto; al disopra vola la colomba, « por-
tans ramimi olivae virentibus foliis in ore suo »'. Noè e la
moglie sono ammantati di pallio e palio, questa tirata sul
capo; i figli e le nuore hanno semplici tuniche, per distin-
guersi dai due capi di famiglia, Quattro alzano la destra in

noetica essere venuta a posarsi sull'Ararai, a pie del quale
era posta Apamea », ' È probabile che la rappresentazione
delle monete sia stata influenzata da quelle cristiane, ante-
riori d'un buon secolo.

Agli angoli del sarcofago di Treveri, due soggetti mera-
mente decorativi: avanti a cesti ripieni di fiori ', due giovani
nudi e seduti su scanni sorreggono ghirlande pendenti da
colonne. Ma inveci

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.VIVIXITAKIWIÌ--XÌHI-MENSSIS'

■V/l-DIf?XVil[-TElNPAC£ ■'

■ Iddio

e dal-

l'arca: " Egredcre de arca, tu et u*or tua, filii tui et uxores
filiorum tuorum tecum » \ In ciò consiste la principale dif-
ferenza fra questa rappresentazione e quella delle famose mo-
nete di Severo di Apamea, sulle quali nell'area, galleggiante
stille onde e distinta dal nome NQ€, si vede solo il patriarca
colla moglie, in attesa della colomba, e fuori dell'arca gli
Ito dì adorazione. Il Garrucci vi rico-
della tradizione antichissima die diceva l'arca

deturpa

io, con le loro gat

nhc gonfie, 1;

. scultura pnr

cipale,

che ha t

in certo pregio art:

stico, quindi

non è poster

iorc al

secolo i









Che

in questo caso l'ar

» di Noè sia

il simbolo del batte-

simo, ni

in occorre provarli:

; basti citare

le parole di s

Pietro

il quale

dopo aver ricordato che in ess

i • pauci, id e

st octo

animae

salvac factae sunt

per aquam »

, allenila altrettanto

dei fedeli: « Quod et vos

mine similis

formae salvi

is facit

CAPO III.

ADAMO ED EVA. - CAINO ED ABELE.

Contrariamente all'opinione comune tra i pagani dell'età
imperiale, che consideravano la morte come conseguenza
i della natura umana7, s. Paolo, formulando il
io, dichiarò che Dio inflisse ad Adamo, e in
il genere umano, la morte come castigo del pec-
cato: » sic ut per unum hominem peccatimi in hiinc mundum
't per peccatimi niors, ci ita in oumes homincs mors
pertransiit.inquoomncspcccavcrunt ; anzi l'Apostolo chiama
:c addirittura stipendia peccati '. Il peccato e, natu-
ralmente, quello commesso dai protoparenti, quando essi
mangiarono il (rutto proibito nel paradiso.

Il dogma fondamentale della dottrina cristiana sulla
msa della morte si riflette nel noto epigramma sepolcrale
di Agape, morta nella fresca età di ventisette anni. Per con-
solarsi della perdila della loro figlia, i genitori premettono

' (!,«., 8, II.

la condanna di morte scagliata da Dio contro Adamo dopo
il suo peccato:

DIXIT ■ ET HOC ■ PATER ■ OMNIPOTENS ■ C/tApillertt Adam
DE TERRA ■ SVMPTVS ■ TER.RAE ■ TRADERIS ■ HVmandia
SIC NOB1S SITA ■ FIDA • E*T AGAPE CHRITo^n* mlau'

Simile sentimento rivelano anche le parole: conaipì/us
a domino £, che si riferiscono ad un bambino di tenera età
(tav. CLXXIV, o).

La Stessa rassegnazione alla voloiuà di Dio è espressa,
con lo stesso motivo, nelle preci liturgiche per i defunti:
" Memori dell'antica sentenza di morte inflitta pel peccato
del primo uomo, supplichiamo per l'anima del nostro caro
defunto la misericordia di Dio onnipotente, affinchè Kgli lo
accolga nella requie eterna e lo ammetta alla risurrezione coi

' IFttr., 1, 20 Mg.
 
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