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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 2,1): Testo — Rom, 1932

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https://doi.org/10.11588/diglit.2081#0074
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il.- /itosi riceve tu Legge sul monte Siimi



getti, la consegna e Il sacrifizio, si iruniim spesso, per ragione
di estetica, contrapposti l'uno all'altro, specie sulle fronti
adorne della immagine clipeata nel centro. Sul nostro sarco-
fago la decorazione ha una larga parte nella simmetria. Per
ottenere una misura proporzionata alle rappresentazioni an-
golari, l'artista divise le strigili in due zone e dette alla tabella
dell'iscrizione, oltre le due anse laterali, un rettangolo con
un ornato nel centro. La fronte rivela cosi un gusto non
comune nell'art ista, e fa una impressione gradevole sullo spet-
tatore. Siccome anche le lettere sono di forma antica, pas-
siamo datare il sarcofago al più tardi della fine del sec. v.
2. Le altre sculture con la consegna della Legge a Mosè
sono tutte di un'antichità molto maggiore. La più artistica
fu da me costatata sopra un piccolo frammento di sarcofago
d'una rara bellezza, usato l'anno scorso (1030) da una frana
nel cimitero di Pretestato; lo pubblicai subito, perchè accanto
alla consegna esso offre l'esempio più belli) della Cananea
che bacia la mano del Signore nella risurrezione di Lazzaro >■'.
Ne feci anche una ricostruzione posta qui accanto (fig. 148).
Gli ulteriori scavi hanno restituito altri (rammenti che confer-
mami la mia ipotesi essere il personaggio visto di schiena Mosè
nel momento di ricevere la Legge. Ma al tempo stesso si sono
affacciati due particolari che nessuno poteva sospettare; at-
torno al consueto albero del monte Sinai, distruIto fino alla
caratteristica radice biforcata, era attortigliato il serpente, di
cui è rimasta la sola coda, e fra l'albero e Mosè s'erge una
colonna striata e senza capitello, la quale (iurta in cima una
fiamma avvampante, come la « columna ignis ■■, che incontre-
remo nella più amica rappresentazione del passaggio del Mar
Rosso *. Essa ha, senza alcun dubbio, un significato analogo,
qualificando la leijge di Dio, consegnata a Mosc.pcr un fanale
luminoso, che spandeva la luce al popolo eletto d'Israele,
come ora la spande al jn.pr.1.1 detto di (.'risto. A questo fanale
l'artista ha contrapposto il serpente la cui rivelazione: « Ne-
quaquam moriemini ..., et eritis sicut dii », fonte d'ogni male,
venne adottata dagli gnostici, presso i quali il serpente aveva
perciò un culto speciale :. I,'immagine del serpente attorti-
gliato all'albero ricorda inoltre la profezia sulla misera fine
de! rettile la cui testa sarà schiacciala dal semen della
' rmilier », cioè dal Figlio della vergine Maria, il quale, ap-
presso, ridona la vita a lazzaro.

Di fronte a tali simboli parlanti, il pensiero corre spon-
taneo al versetto del Salmista: " Lucerna pedibus meis ver-
btim tinnii, et lumen semitis meis '. L'espressione ■ vermini
tuum •■ ricorda i ■ verba vitae » di s. Stefano e quelli di s. Pie-
tro nel durus sermo '; le parole: lumen semitis meis ■>
sono una interpretazione direi quasi letterale della colonna lu-
minosa accanto alla figura di Mosè che riceve la Legge divina.
Abbiamo dunque dinanzi uno di quei caposaldi che ci
attestano quanto sia profondo il simbolismo funerario fìn'an-
che nei particolari, simbolismo, s'intende, comunicato agli
■ Uii.nhv. Erte/muse, fig. 57. p. 8j.

Mar Rosso rappr«*nuto nulli porla di S. Sabina. Vedi WmcAHD, D<a aft-
dtrùtì. Hauptportal an dcr Kirclic tltr 1,1. Sabina, uv. XVI.

artisti da dottori ecclesiastici. Varrà quindi la pena e

cura; lo diamo ricostruito a tav. CCVII, 2. Esso è il più

amici, e, sotto questo riguardo, il prototipo dei sarcofagi del
» parallelismo fra scene del Signore e scene del principe degli
apostoli », spesso da me notato nella illustrazione dei relativi
sarcofagi.

Alcuni di codesti sarcofagi hanno soprattutto di comune
che le loro sculture rappresentano, da un lato la risurrezione
di Lazzaro con una mummia femminile, dall'altro s. Pietro
nell'atto di indicare la sorgente scaturita dalla roccia da lui
percossa con la verga, e uno 0 due soldati di polizia,

ttapnipòpoi, che lo arrestano, mentre il centurione Cornelio si è
gettato a terra per baciare il piede dell'apostolo, come, di
contro, la Cananea bacia la mano del Signore. Più di rado
s. Pietro fa con la verga sgorgare l'acqua, alla quale si disse-
tano Cornelio ed i suoi; così sul lateranensc 148, su cui la
base della edicola di Lazzaro è ornata, come sul prototipo,
d'un tralcio di vite (te». CXV, 2).

Il centurione ai piedi di s. Pietro arrestato appare per
la prima volta, con due del suo seguito, sul laterancnse 119;
egli da solo si vede su due copie galliche, in sostanza fedeli,
del prototipo romano: sul noto sarcofago del Musco di Arles e
su quello proveniente da Cahors (tenti. CL1I, 5, e CXV, 1)8;
un terzo esempio ne fornisce il famoso sarcofago con la cathe-
dra Petri dello stesso Museo (tav. CHI, 1) '. Era pertanto
facile prevedere che, di Cornelio prostrato da solo, si sarebbe
trovato una volta o l'altra, anche un esempio romano, il
che si verificherà sul nostro sarcofago: il centurione sta difatti
per comparire, nell'angolo destro. Di questo s'è già trovata
la base della roccia con una piccola mano (destra), la quale
non può essere che quella di Cornelio; e con il piede sinistro
di s. Pietro, la « peira Ecclesiae ■■■ '. li chiaro che con questo
ultimo particolare l'artista ha voluto rilevare nell'apostolo
la qualità di pietra, come l'ha rilevata pure il Signore slesso
nelle memorabili parole '; « Tu cs Petrus et super hanc
petram aedifieaho Ecclesiali! tucani .

■ !.!■: II]..-.:

.. VII; Gaulr. XX. 1
 
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