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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 2,1): Testo — Rom, 1932

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https://doi.org/10.11588/diglit.2081#0083
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pi fio viokmo che ci si nitri- sulla nota miniatura del Cod. 131)
della Biblioteca nazionale di Parigi!1 Su questa «l'abisso"
{8Y0OO. sotto le sembianze d'un giovane erculeo, nudo, ha
acciuffato Faraone e lo tira brutalmente al fondo del Mar
Rosso, la cui personificazione {EPY6PA BAAACCH), effigiata
dietro lui, sembra già pregustare un boccone cosi prezioso.
L'atto dell' abisso ■■ è ce ri a mente molto espressivo e conviene
benissimo ad una miniatura orientale, mentre sarebbe incom-
patibile col genio dell'arte cristiana antica di Roma.

La personificazione del mare ritorna quasi su tutte le
rappresentazioni yrandinse dei passaggio. Solo sulla scultura
Doria è sostituita dalla figura d'un uomo barbato, in tunica
e pallio, che tiene nella sinistra una cornucopia. Quello che
ne è rimasto sulla lastra originale ci vieta di pensare ad un
errore del copista che avrebbe ■ scambiato II timone in un

perciò non può essere imi personificazione del mare; di più
egli regge, come fu detto, una cornucopia, onde rappresenta
una delle divinità 0 pcrsonilicazit'iii della fertilità campestre.
Abbiamo qui, evidentemente, un'altra allusione alle ricchezze
della Terra promessa (tav. CCX, 1).

Nelle due ligure muliebri della sii ssa scultura, prese dal
Bottari per « i vari fiumi che colano nel Mar Rosso «3, il
Carnicci riconosce -personificazioni della terra -,' La prima
rassomiglia, invero, a quelle ben conservate dei sarcofagi
gallici, sui quali codeste figure s'appoggiano colla sinistra
su un cesto ricolmo di frutta. Però la seconda non solo non si
appoggia al canestro, ma fa il gesto di tristezza. Ne si può
ammettere un errore del copista: non lasciando niente a de-
siderare, quanto alla correttezza iconografica, la figura è su-
periore ad ogni sospetto. IVrclii- allora II gesto di dolore? —
mi si domanderà. La risposta non è diffìcile: la personifica-
zione prende parte al miserando caso di faraone; perciò è
triste. Per lo stesso motivo il snidato sul lateranensc ut si
copre il viso, per non vedere la morte del Re, e l'i angelo »
di Golia è tutto accasciato per la disfatta del gigante
(tav. CLXXXX1V, 2). Le personificazioni, tult'altro che
figure strane, come sembravano prima, sono invece parti-
colari preziosi delle rappresentazioni prandio
pio. Quelle iti ispccie che alludono alla T
quindi alla felicità eterna, sono più 0 meno
scndo la fronte interamente occupata dal Passaggio,

A tutte queste rappresentazioni è inoltre comune almeno
un uomo che porta un fardello arrotolato sulle spalle, strin-
c colla destra le estremità dinanzi al petto. Questo
O trova la sua spiegazione nel passo seguente
della sacra Scrittura: «Tulit igitnr populus conspersam fari-
naio antequam fermentare tur: et ligans in palliis, posuit
super humeros suos»'''.

Mar



il tamburello, battendolo col
sempre a testa scoperta.

e del Passatu-
ra promessa,

gendoi

plettro. Donna non marita

Di solito si trova a capo de! popolo.

L'archetipo romano lo potrebbe presso a poco offrire il
sarcofago che era ancora intiero quando fu riprodotto nella
Roma sotterrimeli del lìosio colle seguenti indicazioni: .( Sar-
cophagus marmoreus ex coemetenis (ut creditur) effossus» e
« Questo pilo si vede bora nel Giardino del Palazzo del Sig.
Marchese Asdruhale Matte-i, tra le altre antichità che in esso
si vedono: è lungo palmi dieci; e alto tre, e due terzi»'. Il
Bottali non trova abbastanza parole per encomiare degna-
mente la fortuna toccala al sarcofago, sapendolo nel palazzo
del Duca Mattei, dove sono ramassali in gran copia si fatti
eruditi avanzi dell'antichità, rapiti con gran gloria de'suoi
maggiori dalle fauci del tempo, v della barbarie; e conservati
adesso con diligenza »'. Quando il Bottari scriveva queste
parole, il sarcofago non era più né presso Asdruhale Mattei
ne sano, ma rotto in pezzi e morato nella villa Doria Pamphilj,
dove è rimasto. Il Garrucci lo credeva a torto « forse

La fronte è quasi completa: mane.1:10 soltanto la base,
l'angolo sinistro e un piccolo pezzo presso la figura di Mosè.
La diamo completata a tav. CCX, 1, insieme al sarcofago di
Spalato, per mostrare che II modello romano fu ripetuto non
solo nelle officine di Arles, ma anche in quelle della città del-
l'ultimo grande persecutore, Diocleziano. Rene Grousstt ' la
descrìve dettagliatamente e sa apprezzarne il valore artistico,
superiore a quello di Ai\: ■ Ce has-rchef est d'un bon stylequi
scintile indiquer le commencement du quatrième siede. Lea
attitudes sont heureuscs; les personnages bieii groupés. Il
y a a Arles un sarcophagc qui rappellc d'assez près celui-ci.
Mais t'exécutìon en semble inféneure ■, A parte l'equivoco
sui due sarcofagi, d'Aìx e d'Arles, sottoscriviamo pienamente
il suo giudizio, anche sull'età: Il sarcofago Doria è del
bel tempo costantiniano, di poco posteriore dunque
battaglia del Ponte Milvio.

La composizione è, l'i a quelle menzionate, la più ricca d
particolari e la più perfetta quanto all'esecuzione. Per porri
in rilievo il gruppo del padre col figliolo sulle spalle, l'ari
dispose il popolo in due file ben distinte di uomini, donne e
fanciulli, collocando II gruppo nella prima fila. Cosi il pad
può comodamente portare il figlio senza che questi tocchi 1
superi colla testa il listello superiore. Nel e;
sonaggi delle due file conversano fra loro; sui volti risplendc
la contentezza di essere scampati da un grande pericolo.

Il grazioso particolare del bambino portato si
ritorna sui sarcofagi Doria, di Bcllegarde, di S. Trofimo e
dei Musei d'Aix e di Arles'"; lo vediamo inoltre nella &
della elargitili sull'arco di Costantino ", Ma più ovvio

-«tifili iti Cauutàa, <
 
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