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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 2,1): Testo — Rom, 1932

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https://doi.org/10.11588/diglit.2081#0091
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256

Capo VII. - Daniele

quanti] al I.c Blant chi' pubbli™ il sarcofago, perchè in
quel tempo si credeva, erroneamente, che l'affresco rappre-
sentasse la consacrazione reale, ad unta del pallio filosofico
che migli affreschi dei due cubicoli principali i dei sacramenti»
t costantemente dato al Cristo, mentre nella scena del
battesimo d'un catecumeno, vale a dire in una scena sem-
plice e sicura, il sacerdote veste tunica e pallio.

Sopra un altro sarcofago di Arlcs il sacrifizio del culto
cristiano è contrapposto non solo al sacrifizio caratteristico del
culto pagano, ma anche a quello giudaico. Ma di questo
abbiamo già trattato nel Capo IV (/>. 234 "?■)•

In ultimo parleremo d'un monumento il quale, benché
di un'altra classe, è intimamente congiunto col nostro
soggetto.

A fig. 28 (p. yo) e riprodotto il celebre epitafio latera-
ncnse, fregiato da un gruppo di simboli : oltre l'ancora vi si
vede il Buon Pastore Con la pecora sulle spalle fiancheggiato
dal mostro che rigetta Giona e dal Icone ruggente, gruppo
che illustra le antiche preci dirette a Dio in ,pro del fedele
giunto }}i extremis, quando Satana raddoppia gli sforzi per
impossessarsi dell'anima. È vero che la preghiera principale,
quella del Sucriitiii-iitiiriiiiii Cnìlkanum, nom

, di I





potuto r
sarcofago del cimit
pastore acefalo e <
d'un serpente dri;

done la voracità: Non ei se opponat
leo rugicns et draco devorans, misero-

piicii importa, perchè
cete, draco, simboleggiano lutti Sa-
tana '. L'importante è che il gruppo
simbolico de 11'epitafio lateranensc non
rimane più isolato. Dopo lo studio
speciale di tutte le sculture con la
rappresentazione del serpente, ne ho
in avanzo notevole su un frammento di
■o di Pretestato (J15. 161): a sinistra d'un
nza piedi, è rimasta la parte superiore
,to. I.'epitafio lateranensc e la preghiera
completare il gruppo con un » leo rugicns »
(tav. CLXXXXVII, 2). Abbiamo dunque una illustrazione
perfetta della prece citata.

È probabile che la scultura provenga da un sarcofago a
cinque scompartimenti e che nei due altri campi fossero rap-
presentati il pastore che sorveglia il gregge, e l'orante nel
noto significato. Secondo ogni verosimiglianza, dovrebbe
essere precostantiniana, come l'epitafio latcranense: l'abito
c la maniera di portare la pecora sono antichi.

Parlando delle più antiche rappresentazioni del Buon
Pastore nell'arte orientale, Charles Bayet rammenta un basso-
rilievo rinvenuto nell'acropoli d'Atene, del quale da la se-
guente descrizione: 1 Le personnagc principal est Ult berger,
vétu d'une courte tunique noiiécà la ii-iminc et d'un manteau
rejeté en arricre;.., la lète est ceinte d'un nimbe Le lierger

tient dans la main gauche un long bàton; son bras droit est
ri-plié. Plus loin, un second personnage penché vere la terre
retient un agneau de ses deux bras; a coté de lui s'élève un
arbre amour duqucl s'enroule un serpent... »!. Alla sua
domanda: V a-t-il ìci un indice de christianisme? ■ — bi-
sogna dare una risposta assolutamente negativa. Il nimbo è a
rilievo, e se la composizione fosse intiera, non mutila, si
vedrebbe una scena di sacrifizio, rome qualcuno l'ha spie-
gata'. A ciò corrisponde l'attitudine del «second person-
nage », che è quella di chi mena un ariete al sacrifizio.

§ III.-Prima condanna'di Daniele ai leoni.
Daniele fu gettato due volte nella fossa dei leoni. La prima

volta pere hi
volgersi in qualunque
continuò ad adorare il ■
sueverat -, 11 re gli inni

ciaiagli, cedendo alle

n ordine perentorio di ri-
lalgrado, la pena ni

deiili



vano di disfarsene. «Deus tuus, quem colis semper, ipse
libcrabit te >, disse a Daniele, quando lo mandò alla fossa dei
leoni. Brano parole profetili)..'! Allorché il giorno appresso,
di gran mattino, ■ voce lacrimabili », domandò a Daniele se
era vìvo, questi risposi: coU'usiiale saluto: « Rex in actemum
viw: Deus meiis misit angcliim suum et conclusit ora leo-
num et non nocuerunt mihi... ». E il re, pieno di gioia, lo
fece cstrarre dalla fossa, «et nulla laesio inventa est in co,
quia credidit Deo suo»5.

Di questa prima condanna ai leoni troveremo, nelle rap-
presentazioni di Daniele, solo tre esempi più o meno sicuri.
Gli artisti preferirono, invece, la seconda condanna che e
strettamente collegata con la uccisione del « draco magnus ».
Ecco come questa condanna avvenne.

La fine prosaica del dio-serpente suscitò fra i Babilonesi
una rivolta contro il re che fu minacciato di morte: «Tradc
nobis Danielem, alioquin interficiemus te, et domum tuam ».
11 re, "forzato dalla necessità, consegnò loro Daniele »; essi
« lo gettarono nella fossa dei leoni, dove rimase sei giorni ».
In questo frattempo i leoni furono lasciati digiuni, per co-
stringerli a divorare la vittima. Ma essi non si mossero, e a
Daniele Iddio mandò miracolosamente il cibo per mano di
Abacuc: «Surgensque Daniel comedìt». Nel settimo giorno
venne il re, « ut lugcret Danielem , credendolo morto; ma
lo trovò sano e salvo, seduto in mezzo ai leoni. «Et excla-
mavit voce magna rex, dicens: Magnus es, Domine Deus
Danielis. Et extraxit eum de lacu Iconum ». Quando poi vide
che gli avversari di Daniele, gettati alle liere, furono imme-
diatamente divorati, «rune rex ait: Paveant omnes habitantes
:ii H--I-. 1 : >.( terra Deum Danielis: quia ipse est Salvator,
faeiens signa. et mirabilia in terra: qui liberavi! Danielem
de lacu teonum-4. Le ultime parole sono ripetute nella
Commendatili animile, indicando così il significato simbolico


 
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