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Capo IV. Scene della Risurrezione ili Nostro Signore



d'un loculo a pochi passi dalla ■ cripta dille botticelle »
nel cimitero di Priscilla ; ivi la croce è espressamente rile-
vata dall'asta trasversale (fig. sol). Ben a ragione quindi
s. Agostino domanda : « Postremo quid est, quod omnes
noverunt, Signum Christi, nisi crux Christi?» '

B) La croce stille sculture.
La croce semplice si vede, sulle sculture, in mano al
Signore, stante sulla montagna eoi quattro fiumi, dalla
quale salirà .'1 cielo. Sui san-olagi lYamnicntarii di Arles,

libensmea sisma, lucesse est, in quihuscffigicscrucisaut gem-
mata rcfulget. Aut longis solidi) ex auro praefertur in hastìs.
Hoc signo inviclus transmissis Alpibus ultor Servitium soivit
miserabile Constantinus. Cimi te pestifera premerci Maxen-
tius aula, I.ugebas longo dampnatos carcere centum. Ut scis
ipsa, patres »' ecc. E chiaro che Prudenzio parla sotto l'in-
flusso del labaro, che era pure d'oro, per rappresentare la
croce luminosa, come la vide Costantino. Infissa < longis in
hastis ■■, essa diventò la croce processionale; questa sì trova
soliamo sul taxi.' -.ir.-' t:!"i. .'i S. Ambrogio a Milano.

di S. Sebastiano e lateranense 106, su quello intatto di Probo
e su uno di Arles, di cui ho rinvenuto uri pezzo notevole
in un giardino di Servatine, il divino ■» Signifer « impugna la
croce colla destra, tenendo nella sinistra ut» rotolo, quasi
sempre mezzo aperto; egli impartisce gli ultimi insegnamenti
agli apostoli tutti, o ad alcuni (taw. XX, 3 e 4; XXXV, 1;
XXXVI, 4). Sui sarcofago di Apt e su uno di Avignone,

( '■■ I-i'! iflj!-

gesto oratorio (tav. XXXVII, 1, 4 e 5); su! primo sono effi-
giati, oltre gli evangelisti, s. Sisto li e s. Ippolito; sull'altro
i due principi degli apostoli. Quivi Cristo non sta ancora
sul monte, ma è in procinto di salini, avendovi posto il piede
sinistro. La defunta, velata, gii si è inginocchiata accanto e
protende, supplichevole, le mani. Più spesso vediamo due
defunti, marito e moglie, in ginocchio ai piedi di Cristo con
la croce (tav. XX, 3; XXXVII, 4). Il primo di questi

sarcofago da me rico-
struito su pochi fram-

di S. Sebastiano; quan-
do lo pubblicai, del
monte coi due definiti
esisteva solo un misero
pezzo colla mano della
donna e con due fiumi;

hanno restituito la metà sinistra del gruppo, confermando
in sostanza la giustezza della rio istruzioni-; la diamo sepa-
ratamente a fig. 202,

Nelle sculture romane la croce è di solito gemmata, in
quelle della Gallia quasi sempre semplice. Del resto, l'una
e l'altra dobbiamo figurarcela d'oro, conforme alla descri-
zione di Prudenzio. Rivolgendo la parola alla 1 Regina ■',
personificazione di Roma, il poeta la esorl
buon grado il segno salutare della croce: « Agnc

La croce a forma di Tati divenne importante per la sua
somiglianza, anzi identità, eoi Insto dei trofei; ambedue erano
di legno ed avevano la stessa forma. Onde l'importanza della
croce-Tau, la quale contiene già in sé una allusione alla vit-
toria. È di nuovo Tertulliano che lo rileva, seguendo s. Giu-
stino5, filosofo e martire; egli vede prefigurata la croce sopra
tutto nei trofei e negli stendardi: Sed et Victorias 1, dice ai
gentili, n adoratis, nini in tropaeis cruces sint, intestina tro-
paeorum... Sipara illa vexillorum et cantabrorum stolae cru-

alquanto militare del simbolismo della croce,
inaugurato col passo su riferito di s. Ignazio, non scomparve
più dalla letteratura ecclesiastica; anzi fu coltivato con un

amore sempre eresiente, fino all'inno tinto di sangue: Vexilla
Ri'VÌs prndeual di Venanzio Fortunato. Sui monumer
trofeo acquistò un grande influsso. La sua rappresentazione
era cosi familiare all'arte classica, che passò facilmente anche
in quella funeraria, l.'n bellissimo campione ci è offerto da :
monumento dei tempi incirca di Tertulliano: una buona metà
del coperchio che era murato al disopra dell'ingresso della di-
strutta villa Ludovisi e che, dopo varie vicende, lini nel Mu-
seo germanico di Magnu/a j /«,'. 2f»j): il fusto che presenta la

1 Tinti, in M~.,
 
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