Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 2,1): Testo — Rom, 1932

DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.2081#0168
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
SI. - />/■„,,

anche in molte iscrizioni. Dico ■ le anime supposte nella
felicità eterna , min ■• le anime nella felicità ■ senz'altro, il
che si può dire solamente dei martiri. Volendo dare alte pre-
ghiere dei superstiti, agli auguri delle lapidi una forma
plastica, gli artisti erano costretti a far vedere realizzato ciò
che era « in votis -, giusti) come hi preghiera diretta al Buon
Pastore, onde si degni portare l'anima de! defunto al para-
diso, trovò la sua repressioni- artistica nella figura del Buon
Pastore con la pecorella solle spalle; giusto anche come
all'augurio: ■ cum sanctis ", " inter sanctus " e simile, cento
volte inciso sulle lapidi, corrisponde l'immagine della orante
collocata fra santi1. La forma condizionata di queste pre-
ghiere, di questi voti basta poi per far comprendere che gli
antichi cristiani cono-
scevano benissi.no 1

considerarsi come figura quasi complementare del Buon
Pastore.

In una delle sculture più tarde, sul sarcofago di Apro-
mano Eidetico, che in origine fu destinato a ricevere h
salma d'una donna, la figura dell'orante femminile venne
cambiata in un orante maschile. Il cambiai ormo si ottenne con
poco: l'artista si contentò di scolpire il ritratto del defunto,
lasciando intatti gli abiti da donna, il che produce sullo spet-
tatore un effetto assai strano, ibrido (tav. CLXXVM, z). Il
caso del sarcofago di Viieìico getta luce sopra un frammento
del kaiser-Friedrich-Musei™, dove la defunta orante fra ì
principi degli apostoli fu parimente mutata in uomo ;: esso

„it, r

! del fi

tendone

nell'arte funeraria, la
ragione ne è sempli-

non si augura ai tra-
passati il purgatorio, bensì la felicità eterna, cosi anche
allora non si augurava ai defunti quello stato intermedio;
per conseguenza non fu neppur espresso nell'arte.

L'armonia perfetta fra le preghiere recitate o scritte nelle
epigrafi e le immagini delle sculture ci garantisce, dunque,
che gli artisti, guidali da dottori ecclesiastici, hanno espresso
le credenze della Chiesa primitiva.

La defunta, come catecumena presso il dottore e come
orante di contro al Buon Pastore, ritoma sul sarcofago San-
Severino (tav. II, 3). Su quello di S. Maria antica è omessa la
Catecumena, sul sareiifaL'In-ltn di Kaienna. l'orante (tav. 1, 2;
II, 2). Su quest'ultimo assiste all'insegnamento, come in
altri casi, la madre per poter istruire la figliuola, ancor
giovanissima, nelle poche verità che è capace di compren-
dere: essa è rappresentata con un uccello nelle mani. La
madre ritorna ivi accanto una seconda volta, e cioè in sem-
biante di Pietas, colla destra alzata in atto di preghiera; essa
prega, s'intende, per la defunta. Appresso sta il padre,

Eito di pallio filosofico, col rotolo nella sinistra, e con la
destra in atto di parlare. Questa maniera di rappresentare

^nitori superstiti si vede altresì nelle sculture riprodotte

mw. //, /; ///, 4, e VII, 5. La Pietas da sola appare
sul sarcofago dei giardini Boboli di Firenze e su uno del
Museo di Arles (taw. IV, 1, e LXV, 4)-. li fa riscontro al
pescatore, qui al Buon Pastore.

L'esempio dato dai primi artisti, di riunire t'orante col
Buon Pastore, fu imitato anche all'infuori della scena dell'in-
segnamento dei catecumeni già molto prima dell'era della
pace, e si ripete in seguito con tale costanza, che l'orante può



in compagni;
Buon Pastore
ialc considera-
zione richiede un sar
cofago rappezzato, :
sculture del
dai campi intermedi, strigi];

dei

iMltffe. in «ré, ili arila

cinque scomp;
due angoli fui

Ne rimangono ancora due, rappresentanti
sorveglia il gregge ed una orante a capo scoperto. Am-
bedue furono acquistate da un antico rettore dell'ospizio
teutonico di S. Maria dell'Anima, mons. J3nig, per ornarne
una cappella da lui eretta nell'Agro Ve ratio. Essendo
murate all'esterno della cappella, quindi esposte alla rovina,
il rettore attuale, mons, Hudal, giudiziosamente ordinò di
staccarle e, a nome del Consiglio di amministrazione, ne
fece generoso dono al Musco cristiano lateranensc.

Per fortuna esiste del sarcofago intiero una copia di Cas-
siano dal Pozzo nel castello reale ili Windsor ', che riprodu-
ciamo afig. 211 secondo un;: !..t'arali a procurataci dalla nota
cultrice dell'arte classica. Fugcnia Strimi:. Ila un confronto
coi due pezzi originali risulta die, a parte la forma alquanto
negletta delle strigili, la copia è, per il tempo (secolo XV!)
abbastanza fedele. Ciò è molto importante per la terza scul-
tura, che non esiste più. quella dell'angolo destro, dove era
s. Pietro pasti)re, culla capretta sulle spalle e col cane ai piedi,
che lo guardava, come sul sarcofago del togato del Kaiser-
Friedrich -Museum (tav. CXXXXVII, 3}. Questo soggetto,
rarissimo, ci ha ricordato il rimprovero ironico mosso a
s. Callisto da Tertulliano montanista: ■ in parabola ovis
eapras tuas quaeris -, cioè i fedeli caduti in peccati gravi;
che egli, nel suo rigore settario, escludeva dalla Chiesa;
ne trattammo a p. iy> segg. L'apostolo, con barba lunga,
ha qualche somiglianza con quello del frammento lateranense
(tav. LXXXIII, 4).

plcmcnto al calatoci affidile del Multo (/lir alttkrin. u. mhlrlattrrt. by:ant.
 
Annotationen