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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 2,1): Testo — Rom, 1932

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https://doi.org/10.11588/diglit.2081#0170
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5 11. - Prevalenaa delle <

ti/e»

nuova conferma di questo, dirci quasi, assioma ci offre il sar-
cofago della Stona, sul cui coperchio figurano i due defunti
in due distinti clipei: in quello a destra il marito in toga
confabulata e col rotolo nella sinistra, nell'altro la moglie
con il capo velato dalla palla e o eli 'atteggi amento di pre-
ghiera (tav CCXII, -)

Cosi puie sul frammento del Museo del Camposanto
teutonico le due donne accanto al Cristo dottore pregano,
e i due uomini, l'uno in ioga, l'altro penulato, stanno in
diversi attitudini ((ai XXVII, i). cosi anche sui sarcofagi
del Museo Torlnnia e liei Ir istituirà li in Saknio e di Terni le
mogli sono oranti, i mariti, invece, stringono colla sinistra ìl
rotolo, eolla destra fanno il gesto oratorio, attitudine consa-
crata per Ì defunti in genere, la quale sì riferisce, come
fu detto, alla redditin symboli (fa»». XIX, l; LX, 4,
e CCXXXXVIII, 2). A questi esempi non abbiamo da
opporre che il frammi'iitn la tira rie nsc 230 d'un coperchio,
dove le parti som, invertite: ini ragazzo penulato prega con
le mani espanse, e una donna anziana, velata, la madre a
quanto sembra, stringe il volume e fa il gesto oratorio
(fa». LX, 3). Ciò ricorda un'altra eccezione che si trova
sulla fronte frammentaria d'un sarcofago proveniente dal
Palatino, dove i genitori hanno la consueta attitudine dei
coniugi, mentre la figliuola prega (fa». LXXIV, 4). Gli
esempi addotti, specie il sarcofago della Storta, ci sugge-
riscono come supplire la parte mancante d'un frammento
di coperchio con un'iscrizione dell'anno 394, di cui si cono-
sceva già da lungo tempo un pezzo notevole uscito dagli
scavi di S. Sebastiano. Ulteriori scavi misero in luce nuovi
frammenti che diamo integrati a tav. CCLVI, 1 '. Dei due
ritratti a forma di busto dinanzi a tende sospese solo
quello della mogìie, orante, s'è salvato; il marito, di con-
tro, aveva senza dubbio l'atteggiamento consueto dei defunti.
I due busti erano forse affiancali da due soggetti del Vecchio
Testamento, come in altri casi. La data rende importanti
le sculture, che sono già un po' rudi.

Prezioso è altresi il contributo del sarcofago di Lambratc !,
di cui diamo dfig. 2 7? una fotografia in iscorcio per far vedere
la testata destra. A te». CCXXXVII riproduciamo anche i
particolari secondo le fotografie favoriteci gentilmente dal
direttore del Museo del Castello Sforzesco, Giorgio Nicodemi.
Sulla faccia anteriore un'orante non velata fa riscontro ad
un togato che colla sinistra stringe un volume e colla destra
abbassata l'orlo dell'ultimo giro della toga {tav. cit., 2).

Precisare la data del sarcofago non e facile, essendo questo
un'opera dell'arte provinciale e, per giunta, d'uno stile quasi
barbaro. Comunque, l'insieme offre ancora qualcosa di mo-
numentale. Perciò non discenderei oltre il IV secolo3.

L'artista, per effigiare l'ordinatore, copiò la figura d'un
togato dell'epoca forse preeostantiniana e gli dette il ci

CaffìGtJMMCO, Di un granii iarcofaga eruttano marmoreo
Yrt'i, 1905. p. 76-7B. 11 sarcofago ha proporzioni gigantesche: e

atteggiamento dei defunti, meni
in atto di preghiera, l'agli aveva qualche conoscenza del simbo-
lismo antico, come prova il compendio del principale simbolo
eucaristico, il pani1 •■ il pesce, che riempiono l'antcnssa del co-
perchio al disopra della testata sinistra; prova ulteriore ne è
il monogramma dei nomi 'litrroOs Xpio-rós, coll'asta trasversale
(iella croce, entro una Coruna d'alloro, che fa riscontro al
busto del togato. Al simbolismo antico appartiene anche il
soggetto della testata sinistra: il Buon Pastore — figura

complementare della orante — che porta la pecorella presso
un piccolo albero (fa», cit., 4). Conforme ad un uso antico,
che abbiamo incontrato qualche volta, tutte e tre le figure
sono collocate sopra basi, a modo di statue.

Nella testata destra un penulato, seduto su una cattedra
davanti al suo banco, tiene nella sinistra un dittico, nella
destra uno stilo, come per scrivere. La pelle pendente dal-
l'alto sembra caratterizzarlo per un negoziante di pellami
(tav. cit., 4). Questa rappresentazione ricorda un bassori-
lievo pubblicato da Emilio Espérandieu ', dove in alto si
vede appeso un pezzo quadrangolare di stoffa.

Peccato che il sarcofago fu adoperato una seconda volta.
Allora vennero resi irriconoscibili i volti dei due defunti e,
ciò che più importa, venne scalpellala la lunga iscrizione
che riempiva tutta la parte eentrale della fronte. Perciò igno-
riamo i nomi dei due deposti nel sarcofago la cui gran-
diosità rivela nel proprietario un uomo facoltoso.

Ma torniamo alle altre sculture. Rare volte l'orante
figura da sola in mezzo alle scene sacre. Così la vediamo
già sopra il sarcofago certamente precostantiniano che si
conserva ne! cortile della chiesa di S. Marcello in Capua
(tav. IX, 2). Gli altri monumenti sembrano tutti dell'epoca
della pace1'. .

Più di rado ancora l'orante è l'unico soggetto di tutta la
decorazione come in tre casi riuniti a fa». LXIII, 1-36.





ilio m. 0,86..

■ ««uni ginfral. IV. n. 2784.

* Tom. LXXXXVHI, 2; C1X, 7; CXI, 1; CXII, 1: CXIV, 2; CXXI/l,
3; CXXXXI11, 1; CCXIX. 2. CCXXVIll, 7.

' Ciò vale anche delia figura del Buon Pastore riprodotto a tav. LXXV,
 
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