DOI Heft:
Nr. 2-3
DOI Artikel:Commemorazione funebre
DOI Seite / Zitierlink: https://doi.org/10.11588/diglit.18556#0059
BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA
49
NON TDIVI MORTEM CAELOS QVOD LIBERA ADIRET
SED DOLVIFATEOR CONSORTIA PERDERE VITAE
(Damasus, Epit. Irenae sororis vv. 12, 13).
Nell'ottobre dello scorso anno 1890 venne in luce il fasci-
colo primo di quell'annata del mio Bullettino; e tutto era di-
sposto perchè lo seguissero a brevissimo intervallo il secondo ed
il terzo ; riprendendo così al possibile il corso regolare della pe-
riodica pubblicazione, dopo chiusane la quarta serie e festeggiato
il giubileo quinquelustre. L'angoscia affannosa però, che dalla
metà di ottobre m'ha straziato il cuore e conturbata la mente,
l'ha resa inabile al letterario lavoro. Carlo Felice de Rossi, il
maggiore dei figliuoli superstiti del mio fratello, nepote a me
carissimo, da molti anni destinato e preparato ad essermi com-
pagno e conforto dell'ultima età, giunto appena al fiore di 26 anni,
vigoroso del corpo, attraente per amabili doti della mente e del
cuore, che gli trasparivano dal volto, applaudito per splendidi
inizii di lieti successi nel foro è stato rapito all'amore dei suoi
ed alle mie speranze deluse. Tubercolosi violenta, improvvisa lo
assalse; per cento e più giorni inesorata lottò contro le forze
giovanili ; al fine dopo lunga agonia lo spense il 26 del corrente
mese. Non ridirò la dolorosa ambascia dei genitori, dei cari, degli
intimi amici, che dì e notte prestarongli cure assidue, amorose.
Mi sia lecito però dare in queste pagine qualche sfogo al dolore ; e
consegnare al Bullettino di archeologia cristiana fra tante nobili e
sante memorie quella eli chi nei frustrati pensieri avevo vagheg-
giato dovesse divenirmi in alcun modo aiutante e collaboratore.
Applicherò all'amara separazione da sì caro giovane, tenuto in
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NON TDIVI MORTEM CAELOS QVOD LIBERA ADIRET
SED DOLVIFATEOR CONSORTIA PERDERE VITAE
(Damasus, Epit. Irenae sororis vv. 12, 13).
Nell'ottobre dello scorso anno 1890 venne in luce il fasci-
colo primo di quell'annata del mio Bullettino; e tutto era di-
sposto perchè lo seguissero a brevissimo intervallo il secondo ed
il terzo ; riprendendo così al possibile il corso regolare della pe-
riodica pubblicazione, dopo chiusane la quarta serie e festeggiato
il giubileo quinquelustre. L'angoscia affannosa però, che dalla
metà di ottobre m'ha straziato il cuore e conturbata la mente,
l'ha resa inabile al letterario lavoro. Carlo Felice de Rossi, il
maggiore dei figliuoli superstiti del mio fratello, nepote a me
carissimo, da molti anni destinato e preparato ad essermi com-
pagno e conforto dell'ultima età, giunto appena al fiore di 26 anni,
vigoroso del corpo, attraente per amabili doti della mente e del
cuore, che gli trasparivano dal volto, applaudito per splendidi
inizii di lieti successi nel foro è stato rapito all'amore dei suoi
ed alle mie speranze deluse. Tubercolosi violenta, improvvisa lo
assalse; per cento e più giorni inesorata lottò contro le forze
giovanili ; al fine dopo lunga agonia lo spense il 26 del corrente
mese. Non ridirò la dolorosa ambascia dei genitori, dei cari, degli
intimi amici, che dì e notte prestarongli cure assidue, amorose.
Mi sia lecito però dare in queste pagine qualche sfogo al dolore ; e
consegnare al Bullettino di archeologia cristiana fra tante nobili e
sante memorie quella eli chi nei frustrati pensieri avevo vagheg-
giato dovesse divenirmi in alcun modo aiutante e collaboratore.
Applicherò all'amara separazione da sì caro giovane, tenuto in