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BULLETTINO ARCHEOLOGICO NAPOLETANO.

N.° LVIII (6 dell'anno IV) — i Marzo i846.
Gli articoli,che non hanno alcuna sottoscrizione, sono dell'editore cav. Francesco M. Avellino.

Aolizia degli oggetti scoverei negli scavi pomppjani del i844 ( continuazione dell'articolo inserito
nel ìium. precedente) — Osservazioni del sig. abate D. Celestino Cavee!oni sopra alcuni
de' monumenti editi od illustrati nelt anno III di questo bulle/tino con lettera
del sig. conte Bartolomeo Borghesi sopra un antico asse inedito.

Notizia degli oggetti scoverli negli scavi pompeiani
del 1844 ■ continuazione dell' articolo inserito
nel numero precedente.

Solamente osservo che nella moneta delfica copiata
dalle note dello Spanheniio in Callim.\>ag.ii'] nel n.n
della citata tavola il tripode, che è certamente il delfico,
ha pure un sostegno a tre piedi, ancor esso però meno
elevato in proporzione di questo nostro pompeiano.
Ateneo (lib. V pag. 197 Dalech.) parlando appunto de1
tripodi delfici ricorda i loro sostegni i/tfOS>YjpucT«. Non
parlo nò pure del tripode doppio delle medaglie de'Ma-
gneti della Jonia (n.22 della citala tavola) nò di quello
del celebre vaso del real museo, nel quale sono effigiali
diversi attori che si preparano ad uno spettacolo (n. 49
della tav. medesima) perchè non possono assomigliarsi a
questo porapejano.

Ma oltre a questa rara particolarità del nostro tri-
pode , sommamente il rende importante la figura , tre
volte scolpita ad ornamento de'suoi bastoni, della parte
anteriore di un quadrupede, con piedi anteriori ed orec-
chi tesi. Ravvisandovisi un cane levriero, come a molti
sembra, dovrebbe ritenersi come emblema di Diana, e
converrebbe credere il tripode dedicalo a questa dea, di
cui forse ricordava ancora l'epiteto di triformis. Se poi
le teste possono credersi piuttosto di lupo, ciascun ram-
menta esser questo il tipo delle monete di Argo, diluci-
dato abbastanza da Pausania che ragiona appunto del
tempio di Apollo Lycios in Argo (lib. II cap.19) : per
■a qual cosa potrebbe credersi che il nostro tripode pom-
pejano portasse il simbolo di quel nume alla cui reli-
gione, se non unicamente , erano almeno il più sovente
4NNO ir.

i tripodi dedicati. Veggasi ciò che delle monete di Argo
scrisse già l- Eckhel doclr. tom. II p. 286 e ciò che poi
dell'Apollo Aurtios e Avxi\y£i/f\S colla solita erudizione
e critica ha scritto il celebre sig. Creuzer Symbolik
tom. II pag. 532 e segg., paragonandolo opportuna-
mente coli' Oro egiziano cui nelle monete si dà pure per
attributo il lupo, animale in cui diceasi Osiride cambialo
appunto per ajutar Oro suo figlio contra Tifone (/. e.
p.5o4 segg). Ma senza volerci qui più oltre diffondere
su questo argomento, vogliamo notar solo che se, còme
sembra, I' analogia delle parole Xw.os (il lupo) e Xinerì
(la luna) , che il Lennep traeva entrambe da Xew/.òs
bianco, può essere stata non interamente straniera all'at-
tribuzione del lupo come simbolo del dio della luce ,
Dell' effigiarsi poi questo simbolo nelle monete &\ Argot;,
potè anche aversi in mira un' allusione alla significazione
del nome di questa città lucido , chiaro.

Abbiamo detto che il tripode pompeiano, che qui de-
scriviamo , è di ottima conservazione. Malgrado ciò,
è a notare che esso ci è giunto troncato di una parte
che giustamente conghietlurar possiamo essere stata no-
bilissima. E chiaro in fatti per chi diligentemente il con-
sideri che, come già dicemmo, sulle tre spranghe oriz-
zontali, che si uniscono nel mezzo de'suoi sostegni, sorger
dovea nna immagine, che può credersi pure essere stata
di bronzo, 0 forse di più nobil metallo, 0 probabilmente
esser dovea di divinità. Il sito di questa immagine ci
sembra dilucidare in modo assai evidente quelle parole
di Pausania, colle quali descrivendosi alcuni famosi (ri-
podi da lui osservati, parlasi di statue (àydXpcKTx) poste
sotto di essi (vieó). Vedi il libro III cap.18 ed il libro IV
cap. li di quello scrittore. E qui non possiamo che far

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