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BULLETTINO ARCHEOLOGICO NAPOLETANO.

N.° LIX (7 dell'anno IV) — i Marzo 184.6.

Gli articoli ", che non hanno alcuna sottoscrizione,sono dell editore cav. Francesco M. Avellino.

Osservazioni del sìg. ab. D. Celestino Cavedoni sopra alcuni de' monumenti editi od illustrati neW anno III
di questo bulleltino {fine).— Notizia di ahimè .nomile iscrizioni pompeiane su muro. —• Notìzia
di una iscrizione latina onoraria recentemente scoverta in Nola.— Notizia di un antico
specchio, e della sua teca di legno. -—Descrizione di alcuni vasi di Buvo della
collezione Jalta in Napoli {continuazione degli articoli inseriti nel n. Li

ed in altri precedenti).

Osservazioni del sig. abate D. Celestino Cavedoni
. sopra alcuni de monumenti edili od illustrali nel-
V anno IH di questo bullettino : fine dell articolo
inserito nel numero precedente.

Iscrizioni. Propongo per semplice congettura ,
die la scrittura OPATJIRPATIIR PROH POPIIN IN
MA, apposta al dipinto pompeiano con Venere e due A-
morini , uno de' quali incatenato e piangente , esprima
le ejulazioni di questo, leggendo: 0 PATER, PATER,
PROH ! POPI (ffoVot) ; IH ! Ili ! MAler ; sì che egli
fiianga chiamando il padre e lagnandosi di quella cat-
tivella di sua madre. — Nella quinta linea dell' elogio
di Enea (p. 35) sospetto che possa supplirsi palrcM.
SVum Anchisem ; e nell'ottava e nona, ante AL-
Ba/tt Longam CONdilam. — Nel distico dell' epitaffio
di M. Mario Proculo (p. 4-0 > la voce praeceps forse
potrehbe prendersi per sustanlivo, e intendere : Si Ilio
non obisset praeceps falorum morlis (ci. Porcellini,
h. v. § g). —. Le iscrizioni di alcuni bolli delle figuline
rosse dell'agro palmense (p. 108, a) danno argomento
a sospettare , che que1 vasi non siano di officine locali,
nia sihbene provenienti dalle celebralissime di Arezzo
(cf. Fabroni, ani. vasijilt. arel. p. 44 i 4-6). — Il
punto che sovrasta all' V di QVOM nell'insigne fram-
mento di tessera ospitale , ha il suo riscontro nel punto
similmente sovrapposto all' V di BRVTI in alcuni dena-
ri di D. Bruto impressi circa 1' anno 710 di Roma (Ca-
vedoni , saggio noi. 86 , dell' elenco). — Le sigle DD
anno iv.

dell' ara (p. 102) sacra ad Augusto tutlor vivente (giac-
ché manca il titolo DIVVS) , pare non si possano
spiegare per DeDicaru?it ( cf. Borghesi , decad. VI
oss. 7 , e X , 4) ; ne saprei ben dire, se possa in-
vece sostituirsi Decreto Decurionum. Le altre sigle
PDXXXII cet. (p. 54), P. CU (p. 84j, OXIIII cet.
(p. 81-82) , dubito che potessero spiegarsi per Pondo
DXXX1I (sott' inteso forse millia) ; Pondo CH se la
capacità del vaso corrispondesse ; Ova X111I (cf. Mari-
ni , papiri dipi. n. 137) *).

L' uso del dittongo greco AE per AI (p. 56) è molto
notevole , perchè appella a popolo che facesse uso del
dialetto eolico pelasgico, che passò anche nel latino ; e
che sembra aver avuto la prima sua sede nella Tessaglia
(v. Roeckh , corp. inscr. gr. t. I p. 718 , 722) : di
che trovasi un rimarchevole esempio nelle monete di La-
rissa, città pelasgica, con la scritta AAPISAEoN (Se-
stini , D. 11. vet. p. i47 i n. 7)- — Neil' epigrafe del
vaso d'Eboli panni da preferirsi la lezione MATA AG Y
avendosi un M&raÀXos dell1 esercito di Serse, ricordalo
da Eschilo [Pers. v. 312). Mi confermo nell'opinione
già proposta (p. 62) , che il nome TATAIA del lecito
cornano derivi dal greco ratrx, osservando che in molte
iscrizioni greche ricorre il nome femminile TATA, di cui

1) La notevole particolarit à de' due fratelli Marci Ciifii Mar-
celli , aventi ambidue lo slesso prenome , forse mostra che uno di
essi nascesse da padre libertino prima che questi avesse conseguila
la sua libertà ( cf- bullelt. dell' inst. 1844 P- t83 , 184; Ordii
n. 0010).

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