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d’ uomo, perchè non sapea ciò che si volesse dire
con tal nome, ma tutto quello eh’ ei si volesse, a
vedere solamente le opere altrui. Ebbe però tanto
di lume in queste tenebre, che essendo in atto di
sciogliere, scelse bene.
Poche cose del gran Tiziano si vedeano in Ferrara
a’suoi giorni, ma però quelle poche, come dall’u-
gne il leone, furono sussicienti a capacitarlo che
quella era buona strada da correre. Con non mi-
nore attrattiva gli davano nell’ occhio le opere de’
Dossi più frequenti, e più conformi al suo genio,
inclinalo alle cose capricciose assai più che alle
storie grandi ed al massiccio.
Su questi due sentieri si attenne Giuseppe, e
consumò tanti colori, e imbrattò tante tele e tante
tavole, che venne sinalmente a farsi una terza ma-
niera partecipante dell’ uno e dell’ altro. Fu il suo
tingere un caricar forte d’ impasto bronzino nelle
carnagioni, cui aggiungea un antico ed un patinato
tale che facea comparire i suoi dipinti per cose
de’ secoli passati. Nel vestire era minuto e trincia-
to come gli antichi, ma nelle pieghe grandioso.
Lumeggiava a filetto e sottilmente con lumi acuti,
quasi di pura biacca, e spessamente. 11 restante
era per lo più in isbattimento e caricatissimo. Nel-
le altre cose su assai trascurato, se non vogliamo
dire malpratico, e specialmente ne’ paesi le cui
case lumeggiava di bianco, e così le nuvole, che
sembrano in lutti i suoi quadri di bambagia o di
neve, onde facilmente da questo suo costume si
conoscono le opere sue. Con tutto questo capitale,
che per una parte era grande , nudriva in mente
una presunzione così alta che arrivò a dire voler
d’ uomo, perchè non sapea ciò che si volesse dire
con tal nome, ma tutto quello eh’ ei si volesse, a
vedere solamente le opere altrui. Ebbe però tanto
di lume in queste tenebre, che essendo in atto di
sciogliere, scelse bene.
Poche cose del gran Tiziano si vedeano in Ferrara
a’suoi giorni, ma però quelle poche, come dall’u-
gne il leone, furono sussicienti a capacitarlo che
quella era buona strada da correre. Con non mi-
nore attrattiva gli davano nell’ occhio le opere de’
Dossi più frequenti, e più conformi al suo genio,
inclinalo alle cose capricciose assai più che alle
storie grandi ed al massiccio.
Su questi due sentieri si attenne Giuseppe, e
consumò tanti colori, e imbrattò tante tele e tante
tavole, che venne sinalmente a farsi una terza ma-
niera partecipante dell’ uno e dell’ altro. Fu il suo
tingere un caricar forte d’ impasto bronzino nelle
carnagioni, cui aggiungea un antico ed un patinato
tale che facea comparire i suoi dipinti per cose
de’ secoli passati. Nel vestire era minuto e trincia-
to come gli antichi, ma nelle pieghe grandioso.
Lumeggiava a filetto e sottilmente con lumi acuti,
quasi di pura biacca, e spessamente. 11 restante
era per lo più in isbattimento e caricatissimo. Nel-
le altre cose su assai trascurato, se non vogliamo
dire malpratico, e specialmente ne’ paesi le cui
case lumeggiava di bianco, e così le nuvole, che
sembrano in lutti i suoi quadri di bambagia o di
neve, onde facilmente da questo suo costume si
conoscono le opere sue. Con tutto questo capitale,
che per una parte era grande , nudriva in mente
una presunzione così alta che arrivò a dire voler