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-( 61 )-
da per sé stesso non è certamente improbabile che nella'Tebaide sia
slato raccontato un episodio simile; anzi noi lo conchiudiamo con piena
fiducia dai nostri rilievi. Imperocché gli artefici etruschi difficilmente
potevano inventare da loro stessi un concetto simile, mentre dall'altro
lato la situazione e le singole figure adoperate in questa serie di rilievi
son troppo diverse da quelle ovvie nelle rappresentanze di Troilo, per
ammettere la supposizione, che il concetto in discorso sia stato preso
ad imprestito da queste ultime. Non siamo dell'opinione, ben inteso,
che gli artefici etruschi abbiano attinto direttamente all'epopea; bensì
quel concetto sarà pervenuto a loro per mezzo di rappresentanze gre-
che, dipendenti o dalla Tebaide, oppure da qualche tragedia perduta.
In quanto alla persona che fa quell' atto feroce, esso a nessuno fra gli
eroi argivi converrebbe meglio che non a Tideo, il quale d'altronde,
come già accennammo in altro luogo, corrisponde in tutto all' Achille
della guerra troiana.

Se tuttavia non siamo in grado di proporre senza riserva il nome
di Tideo per la figura testé menzionata, con certezza invece ricono-
sciamo un altro fra gli aggressori, ed è Partenopeo, che sta per esser
schiacciato da una grossa pietra, tenuta da uno de'difensori, Perikly-
menos, secondo il già citato passo di Euripide (Fenisse v. 1156 ss.).
Rappresentalo da guerriero giovane ed imberbe il bel figlio di Atalanta
occupa il primo posto fra gli aggressori nel rilievo n. 2 (1J, mentre nel
n. h sta più lontano dalla porta, nel fondo del rilievo. In ambedue i
rilievi l'artefice evidentemente si è studiato di accennare alla sua morte
imminente, ed appunto per quell'intento la mossa di Periklymenos è
riuscita piuttosto goffa. Nel n. 1 ricorre bensì questa, ma non vi rico-
nosciamo con certezza Partenopeo, imperocché non risulta chiaramente
che dalla pietra sia minacciato il secondo aggressore imberbe. Le figure
che restano non possono essere interpretate con certi nomi ; alcune fra
esse, come il ferito ossia morto, che giace sotto il cavallo ne'nn. 2, 2a,
nonché quello prostralo al suolo del n. h, hanno un carattere meramente
generico. Il cippo mortuario che si trova all'angolo sin. del rilievo n. 2a,
anziché un'allusione all'esito infelice della impresa degli Argivi sarà

(') Vo lo riconobbe già l'Inghirami (p. 182), strato al suolo sia Partenopeo morto,
mentre erroneamente credo che nel n. 4 il giovane prò-
 
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