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al colloquio degli uomini; nella d. essa tiene un ventaglio. Segue un
guerriero imberbe, una guardia del re (àoQvyóqog) in piedi, rivolto verso
sin. Due altri simili occupano la parte sin. del rilievo; accanto al primo
sta un cavallo, sotto il quale giace al suolo un oggetto informe, proba-
bilmente un masso (tanto la testa del cavallo che quella del guerriero
ora son distrutte).
La testa di bue, sopra la quale il giovane eroe mette il piede in
aria di vincitore, e l'arma sua, che vedemmo nella mano di Teseo nei
rilievi precedenti, non ci lasciano dubbio alcuno sopra l'interpretazione
delle figure principali: Teseo, cioè, come prova dell'uccisione del mostro
ne ha portato la testa recisa al re Minosse, col quale è venuto a colloquio,
La donna che sta appresso a quest'ultimo non può essere altra che sua
figlia Arianna. Ora nella tradizione mitologica dopo l'uccisione del Mi-
notauro segue subito la fuga di Teseo e di Arianna : non vi è luogo per
un abboccamento quale quello rappresentato nel nostro rilievo. Questo
dunque deve dipendere da una fonte poetica che nella fine dell'avven-
tura di Teseo differiva dalla tradizione volgare. Dall'indole stessa poi della
rappresentanza risulta chiaramente che quella fonte debba essere stata una
Iragedia, probabilmente quella che continuava l'azione de' ' Gre tesi ' di
Euripide, cioè il 'Teseo' dello stesso poeta ('). Dai frammenti di questa
tragedia (prescindendo da quelli che a torto o almeno senza testimo-
nianze espresse sono stati rivendicati alla medesima) (2) si rileva soltanto
che essa trattava dell'uccisione del Minotauro e che le vittime ateniesi
comparivano sulla scena (fr. 589 Nauck). Però da quanto è stato da noi
esposto sopra l'azione de'Cretesi, si conclude che anche nel Teseo Euri-
pide abbia cambiato in un punto essenziale la tradizione più antica, se-
condo la quale Dedalo proteggeva gli amanti ed insegnò loro il modo
di condurre a buon fine l'impresa, ciò che gli valse l'ira del re, che lo
fece incarcerare nel laberinto dopo la fuga di Teseo (3). Ora siccome nei
(0 Vd. Welcker Griech. Tragg. II p. 733 ss. ; Kib-
h&ckRóm. Trag.Tp.5S5ss.O.JahnArchaeol.Beitr. p. 252.
(2) Pr. 383, 384 (Nauck) appartengono ai ' Cretesi *
come già vide 0. Jahn ; 392 e 393 escluse il von Wila-
mowitz-Moellendorf Analecta Euripidea p. 172. Il fram-
mento 390, che aveva fatto molte difficoltà a chiunque
si era occupato della ricostruzione di questa tragedia,
dal Leo L. Annaei Senecae tragoediae voi. I (obsorv.
crit.) p. 181 s. con sode ragioni è stato escluso da que-
sta e rivendicato invece ad un'altra tragedia di Euripide,
V ' Ippolito velato '. I frammenti 386, 387 e 388, il Wi-
lamowitz 1. e. li rivendica al ' Piritoo ', forse a ragione,
benché contro la testimonianza dello scoliaste di Aristo-
fane {Ranae v. 465. 470. 473). Sicché al Teseo non ri-
mangono incontestati che i frammenti 382, 385, 389,
391, 394.
(3) Vd. Perecide presso lo scoliaste ad Odyss. XI,
322; Servio in Verg. Aen. VI, 14. Porse Sofocle nel suo
' Dedalo ' si attenne a questa tradizione più antica : vd.
il mio scritto Die Krcter des Eurìpides 1. e. p. 207.
al colloquio degli uomini; nella d. essa tiene un ventaglio. Segue un
guerriero imberbe, una guardia del re (àoQvyóqog) in piedi, rivolto verso
sin. Due altri simili occupano la parte sin. del rilievo; accanto al primo
sta un cavallo, sotto il quale giace al suolo un oggetto informe, proba-
bilmente un masso (tanto la testa del cavallo che quella del guerriero
ora son distrutte).
La testa di bue, sopra la quale il giovane eroe mette il piede in
aria di vincitore, e l'arma sua, che vedemmo nella mano di Teseo nei
rilievi precedenti, non ci lasciano dubbio alcuno sopra l'interpretazione
delle figure principali: Teseo, cioè, come prova dell'uccisione del mostro
ne ha portato la testa recisa al re Minosse, col quale è venuto a colloquio,
La donna che sta appresso a quest'ultimo non può essere altra che sua
figlia Arianna. Ora nella tradizione mitologica dopo l'uccisione del Mi-
notauro segue subito la fuga di Teseo e di Arianna : non vi è luogo per
un abboccamento quale quello rappresentato nel nostro rilievo. Questo
dunque deve dipendere da una fonte poetica che nella fine dell'avven-
tura di Teseo differiva dalla tradizione volgare. Dall'indole stessa poi della
rappresentanza risulta chiaramente che quella fonte debba essere stata una
Iragedia, probabilmente quella che continuava l'azione de' ' Gre tesi ' di
Euripide, cioè il 'Teseo' dello stesso poeta ('). Dai frammenti di questa
tragedia (prescindendo da quelli che a torto o almeno senza testimo-
nianze espresse sono stati rivendicati alla medesima) (2) si rileva soltanto
che essa trattava dell'uccisione del Minotauro e che le vittime ateniesi
comparivano sulla scena (fr. 589 Nauck). Però da quanto è stato da noi
esposto sopra l'azione de'Cretesi, si conclude che anche nel Teseo Euri-
pide abbia cambiato in un punto essenziale la tradizione più antica, se-
condo la quale Dedalo proteggeva gli amanti ed insegnò loro il modo
di condurre a buon fine l'impresa, ciò che gli valse l'ira del re, che lo
fece incarcerare nel laberinto dopo la fuga di Teseo (3). Ora siccome nei
(0 Vd. Welcker Griech. Tragg. II p. 733 ss. ; Kib-
h&ckRóm. Trag.Tp.5S5ss.O.JahnArchaeol.Beitr. p. 252.
(2) Pr. 383, 384 (Nauck) appartengono ai ' Cretesi *
come già vide 0. Jahn ; 392 e 393 escluse il von Wila-
mowitz-Moellendorf Analecta Euripidea p. 172. Il fram-
mento 390, che aveva fatto molte difficoltà a chiunque
si era occupato della ricostruzione di questa tragedia,
dal Leo L. Annaei Senecae tragoediae voi. I (obsorv.
crit.) p. 181 s. con sode ragioni è stato escluso da que-
sta e rivendicato invece ad un'altra tragedia di Euripide,
V ' Ippolito velato '. I frammenti 386, 387 e 388, il Wi-
lamowitz 1. e. li rivendica al ' Piritoo ', forse a ragione,
benché contro la testimonianza dello scoliaste di Aristo-
fane {Ranae v. 465. 470. 473). Sicché al Teseo non ri-
mangono incontestati che i frammenti 382, 385, 389,
391, 394.
(3) Vd. Perecide presso lo scoliaste ad Odyss. XI,
322; Servio in Verg. Aen. VI, 14. Porse Sofocle nel suo
' Dedalo ' si attenne a questa tradizione più antica : vd.
il mio scritto Die Krcter des Eurìpides 1. e. p. 207.