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ip8

CALABRIA ABITATA LIBRO I.

siiconfegnati alle ftampe, fciegliendo il me-
lilo mi forzar© dargli quel filo, quaLfarà più
conforme alla conghietturade'tempi. Ora per
introdurmiper la flradapiù maeftra fi vvol qui
raccordare la famofa, e celebre divifione dell'
rcah'3 » qual ne fecero negl'ottocento, i duo
Imperadori d'Occidente , e d'Oriente.

iti. Caggione, qual fu la principaliflìma
delle tante intanile, e fanguinofe fcorrerie de_>'
Barbari in quefte parti. Co'nciolìache eflendo
la Provincia inlieme con la Sicilia, caduta al
Greco Imperadòre , il quale non potendoia_>
governare , che per mezzo di vari/, nè tolto
próvederle nelle congiunture d'opportuni, ò
configli, ò foccorfi; perciò fi diede occafioneà
ciafcheduno d'occuparne quello avefle potuto,
ò con l'arte, ò con la forza.

IV. Dunque quelle barbare fcorrerie dan-
do il guafto à quella Città ; quali, ò dalla qua-
lità del fito fiacco, ò dalle forze men vigorofe
de'Cittadmi venivano meno difefe, operarono
in maniera, che gl'attimoriti lafciando in ab-
bandono , e le calè, e le patrie fi portallèro ad
abitare i luoghi più ritirati alle montagne, ed
i dirupi meno fottoppfti al pericolo.

V. Fioriva di quel tempo alia marina fu'l
piauo la famofa Trifchìnes , della quale s'è dif-
corfo altrove ; mi quantunque ben difefa, e per
la fortezza delle mura, e per l'altezza delle tor-
ri , e più che per altro dal valor de'Cittadini,
non per tanto non fogiacque all'infelice condi-
zione di quei lagrimevoli tempii onde gl'Abi-
tatori lafciandola in abbandouo,vennero necef-
fitari di. feminarfi in Coloniette, per di fopra_j
a! le cime delle vicine collinette .

VI. E ben lo dimoftrano te così fpeflo
Chielìvole, delie quali Aioife Cariano fa rac-
cordo uei fuo fcritto à penna , annoverandone
meglio , che ventidue, delle quali oggidì non
é rimafìo , che, ò 'I nudo nome , ò a) più qual-
che dirupato vefligio: perche fabricate per V
ufo de'Sagramentida quella fuggitiva gento,
come nacquero, e crebbero con l'arrivo , e di-
moradi quella; così, e perirono, e rovinarono
nella partenza della medefima.

VII. Q^efto era io fiato di quella parte di
Calabria,da che era falito al Trono di Coftan-
tinopoli, l'anno novecentofeflànt'uno, N'icefo-
ro Foca . Hor egli tolto ch'intefe le già recate
rovine da'Saraceni à quefte fuc Frovincie, trat-
tone da compaflìone, e da zelo , rifolfe di rior-
dinarle; ondevifpedì un fuo principal Mini-
ftro per nome Flagizio, altri io chiamono
Gargolano , con mandamento di rimettere le
Città non tanto cadute, e di rapportare in fito
più fècuro,Ie totalmente rovinate .

Vili. Venuto addunque l'Imperiai Mini-
ftro, e ritrovando per di qua, e per di là fperfa
in piccole Coioniette la gente Trifchinefe, fo-
pravanzata al furore Saracenico, e non iftiman-
do àpropofito , nè lafciarla à quella maniera
fe minata ; nè raccorla ove prima ; perche i Sa-
raceni eraiio ancor potenti nella Sicilia ; onde
fpeflò Spallavano ad infettar la Calabria, rifol-

| k > come Sià fè >di rimetterla in un fol corpo
di Città, sù dei Monte , ove oggidì e' Catan-
zaro , chiamandola dal nome del Regnante^
Imperadòre, Rocca diN'icifero, chepoidalla
qualità del fito erto, ed eminente, prete à dirli
Catacio , e poi Catanzaro .

IX. Se pure dire non vole/fimo, cheFla^i-
zio nell'edificio di quella Città , non volendo
far cofa alcuna à fuo capriccio, e fenza la con-
fultadi Coftantinopoli, mandò ivi proponen-
done tré fiti, cioè Choichion , Pazzano, eu
Catacio , quali erano tre Monti contigui, ven-
ne la rifpofta, determinato per Catacio, ond-é
poi fe ne fè nome alla nuova Città.

K.' Così addunque raccolta in un fol cor
po di Città quelle fparfé Coioniette, per mag-
giormente accrefeeria di popolo > e nobilitarla
di prerogative, come che parto delle fue mani;
l'ordinò, ordinaria Refidenza dell'Imperiai
Mmilfro, della quale non pure al rimanente di
Calabria ; mi alla Lucania ancora, s'ammini-
flralfe la giuftiziarquantunque poi dalle foprac-
cennate calamità fè ne fofiè ritardata l'ciìecu-
zione .

XI. Ora da quefto, ch'egli è il più ve ria-
mile racconto, fciclto da più ferirti à penna, ed
aliampa, abbiamo, che la-prima origine di
quella Città ftrife auvenuta dai novecento fef-
iant'uno, al novecènto fettant'uno , tempo,
qual fù dell'Imperador Niceforo , di cui com-
mandamento ella li fabricò, ehenuone Mmi-
lfro Flagizro : e di vantaggio, cheiaprima_>
gente ad abitarla fù la medcùnu , che dell'an-
tica Tnfthines.

XII. Onde nondifeorre àpropofito Luzio
d'Orzo a, if quale foferivendo à Niceforo , ed
à Flagizio, fotto de'quali la Città ebbe il fuo clùk.j
principio , vi richiama il tempo del fettecento '»•*»
novant'otto , qual non fù di quelli. È diau ,
che Irato folle il NicefoioLogoteta, come par-
ve di fendilo Vincenzo Amato Scrittore del-
le memorie Ifìoriche Catanzarefi ; quefii non
piefe lo feettro, che nell'ottocento due, anni
quattro apprelfo . £ già che li è fatto raccor-
do dei fudetto Scrittore Catanzarefe, convien
raccordar più la fu a opinione , nella fabrica di
quefla Città fu a Patria.

XIII. Ed è, che rovinata da'Saraceni Paf-
copoli Città pofla alla marina in lunghezza di
quattro miglia, è Metropoli di tutto quel trat-
to di Paefe, che fiftende dal Fiume, altre vol-
te Croci, oggidì Crocchia , fino al pertinente
di Locri ; la gente già fugita, e ricourata da_>
prima fu'l Monte Zarapotami, ed apprelfo sù
l'altro , detto Triavona, fotto la condotta di
due valenti/fimi Capitani Cataro , e Zaro, vi
fi flabilì in fermo corpo di Città, avendone^
auuto prima l'approvamento di Coftantinopo-
li , ov'erano iti i medefimi per mezzo di Flagi-
zio Conte di Benevento, cìYappofta vi fi ri-
portò .

XIV. Siche in rifìrcrto, giufla il fentiro
dell'Amato, convien conchiudere, che quefla
Città fi fondaltè l'anno ottocento quattro, fot-

a Tri-

pinti di

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