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214

CALABRIA ABITATA LIBRO I.

liberi, c franchi in quel di Taverna, e diBelca-

ièro, fcnz» PaSar fede alcuna *

XVII» L'anno mille cinquecento il ritro-
vo forco al commando di D.Coflanza d'Avo-
\los, Ducheffa di Francavilla, e Conteffa della
Cerra, e di Belcaftro, mentre nel fudetto anno
!jfyfcnve alcuni capitoli à Tuo favore,neI Cartel-
lo d'Ifchia;come parimente agl'vndeci di Mag-
gio del mille cinquecento nove j eflèndovi an-
dati Àmbafciadori del publico , D.Agoflino
Mazzaccaro Arciprete, D. Giovanni Gargano
Cantorie Giacomo SoldanoSindico;frà quali
Capitoli l'uno è, ch'ogni Domenica vi foife_j
mercato franco.

XVIII. Al£fì ne fofcrive l'anno mille cin-
quecento ventitré, tra quali, che niun Officia-
le di detta Terra polla ellère, ò di Catanzaro,
ò di Taverna, ò d'altro Luogo, ch'almeno non
foffe dittante miglia quaranta . Altri ancora_»
ne fofcrive nel mille cinquecentotrentafei/m-
golarmente , ch'ogni Lunedì vi folfe publico
mercato j com'anche poi altri nel mille cin-
quecento trentanaye, ordinandoli fra quelli,
che la Terra di Cropani non polla fmembrarfi
dal Contato di Belcaftro, e di più, cheilfuo
'Capitano fofie Dottore, e per patria quaranta
miglia difcollo.

XIX. Morì Coftanzal'anno millecinque-
cento quarant'vno, lafèiando Erede D*Alfbnfo
d'Avolos Aquino, Marchefe del Vallo filo Ni-
pote , il quale tolto vi deflinò Governatore^
i i ancefeo Yovara, quale venuto , pretefe effi-
gerne un donativo di venti mila feudi, otto da
Belcaftro , otto da Cropani, e quattro da Za-
garife ; mà in vano ; perche l'anno medefìmo
avendo il Marchefe venduto lo flato àD.Fer-
rante d'Aragona Duca di Mont'alto,per prezzo
di feflanta mila feudi, con patto che morendo
lenza Eredi mafcoli, lo Stato lì reftituifea al
Venditore; con ciò partito il Yovara, cadde
la pretensone.

XX. Pigliò il polfelfo D. Ferrante à ven-
tifette di Settembre dell'anno mille cinquecéto
quarataducche poi morto à ventitré di Luglio
del mille cinquecento quaranta tré, gli venno
dietro D.Anconio fuo Figliuolo; ed à quello
altri, l'un de'quali per opera di D.Carlo d'A-
volos fuo Frate! Cugino, e Procuratore, vendè
lo Spato l'anno mille cinquecento fettantacin-
que ^ al Principe della Scàlia, il quale l'anno
medefimo fmembranuoue Cropanido rivendè
perpr-ezzo di ventimila feudi à

XXI. Pietr' Antonio Ferrari di Cofenza ,
al quale fùcceduto Fabrizio fuo Figliuolo, l'a-
lienò in cafa Serfale, di cui Ferrante fù il pri-
mo à poiiederlo . Gli venne dietro Ferranto
fuo Nipote per mancanza di figliuoli, ed à que-
lli Antonino fuo Fratel Confobrino . Mai fof-
invano i Cropanefi il dominio di Gentiluo-
mini non titolati, avvezzi al commando di Ca-
fe Keali, onderanno millecinquecento ottan-
ta , pretefero rimetterli in Demanio, fiche fat-
tone publico parlamento coU'allìfìenza di tre-

per Àmbafciadori m Napoli, Moller Giaco-
mo Cofentino, Meiler Giacomo Gaherano è
Gio.Girolamo Bruno, fenza pero conchiuder
altro. Forfè perciò primieramente, e poi per
altre caggioni, venuti in umore i Cropanefi
co'Serfali,Signori del Luogo, Antonino, l'anno
mille feicento quattordici,!© vendè à

XXII. D.Lttorre Ravafchiero, all'ora
Duca di Cardinale, poi Principe di Satriano ,
mentre pigliò il poffeflò in fuo nome , Marcel-
lo Caftagna, l'anno mille feicento quindici, ef-
fendo Sindico Paolo Diamante,Maftro giurato
Francefco Cofentino ; per morte di cui fenza_»
figliuoli, gl'èfùcceduto D.Francefco fuo Ni-
pote vivente, col medefimo titolo di Principe .
Dalla qualità di quefli antichi dominanti, o
da'lor Privileggi conceduti à quefla Terra, po-
trebbe nó di leggieri farli conghiertura al preg-
gio di lei. E nulla di meno Nicolò Topis,e Ar
chivario Napolitano , con occafione dì favel-
lare del Configlielo Pietro Bulotta Cropane
fe, come fela qualità della Patria poteflè mio
cere aliofplendore degl'Vomini Ulufìri, deferi,
ve quefìaTerra per Abitazione umile, e di gen-
te plebea, e ne fa k feufe per la nafeita in lei,
del Bulotta : Ex paruo Oppido Cropano, in Ca-
labria Provincia /ito , dice , qui mi mirum, fi
quamvis exmtx z>ir in tam bumfli loco fit natus,
nàmficut orimtur fapé puUhemmi fiores* inter
locafaxofa s &horridainmontes conditi fruges ,
ita interplebeios ibumilefque hominesviri docli,
epimì Ccnfiliartj, maximique Imperatores naf-
cuntur .

XXIII. Troppo baffo fentimento, nesòfe
giulìo * Conciofiacbe quando avelie voluto,
aurebbe potuto fapere, che nella medefima Pa-
tria nacquero Enrico del Moyo Arcivefcovo di
S.Severina, Afcanio Marafco Auditore di Lec-
ce , all'ora che gl'Auditori erano in figura di
più profpettiva; Antonino Scordante Alfiere,
e poi Tenente di Cavalli in Ifpagna ; Gio.Bat-
tifta Buffò Sorgente Maggiore, e poi Maefìro
di Campo : quella medefima fù la Patria de_j
BB.Paoio d'Ambiofìo, e Francefco, quegli
Sacerdote profeiio del Tcrz'Ordine , e quelli
Minore Ouervantcamenduedi fanti/Ema vita:
di Francefco Grano, di Maeltro Lattanzio Ar-
turo , c d'Orazio della medefima gente , chia
ri/fimi per le Stampe : Da quella Terra ufeiro
no alla luce Frà Luca Valentino Minor Ofièr-
vante, gran Teologo, e Minilìro, raccordato
fempre con lode da quell'Ordineifabrizio del-
la medefima gente. Medico fenza pan del fuo
tempo ; Francefco Vigliarolo gran compofitor
di Mufica; GìufeppeFreccia Eunuco in Napoli
di prima sfera , e così, che potè riceverne gli
inviti dalla Francia, e dalla Polonia. Quella
Terra finalmente fù la Patria felice, di quanti
Vomini illullri per virtù,in una fola fuga anno-
vera il raccordato Francefco Grano , ch'Io qui
tranfcrivo originalmente-*

Sed tamen impulfu nature dtdeia tentant
Arcadicum in morem blanda moderami)!a lt*gu<t

e Dt_i
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esento perfone, tutte intendenti, ne fpedirono „ Cordarumquc modQs,uulloquedocente movcntur_

Muli-
 
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