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DEL MUSEO NAZIONALE DI VILLA (ilDLIA

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la stessa comunanza di civiltà, e probabilmente di
stirpe, che intercede fra i due paesi.

Non meno interessante che con Perugia a setten-
trione, è il paragone con Orvieto, importante città
etnisca a ponente di Todi In Orvieto, dove si è avuta
la fortuna di scoprire la necropoli arcaica assai ricca,
si osserva fin dal VI secolo l'uso, nelle tombe, dei
dadi di osso (') e dei pezzi di aes rude, questi ultimi
con la stessa funzione simbolica di viatico per l'oltre-
tomba, che hanno le monete coniate delle tombe greche
e italiote del IV secolo (2).

Per un'età più recente, e cioè per il IV-III secolo
avanti Cristo, basta la tomba ben nota, detta dei Selle
Camini, colla sua suppellettile metallica soprattutto
(vasi ed elmo) (:!), a mostrare la stretta parentela
della civiltà orvietana con quella di Todi.

Centri minori, come Bolsena fra Todi ed Orvieto,
Bettona fra Todi e Perugia (4), ricevono al lume delle
scoperte archeologiche lo stesso rilievo e servono ad
accentuare l'affinità di parentela fra i centri mag-
giori.

Entro un raggio più esteso, altri importantissimi
centri abitati si riducono per certi aspetti allo stesso
indice di civiltà. I bronzi classici di Bologna sono
assai spesso simili a quelli umbri, e come il costume
dell'aes rude, così le necropoli bolognesi mostrano di
aver in comune con quelle umbre altre peculiarità
del rito funebre, come i candelabri e i dadi di osso,
i bottoni di vetro che sostituiscono i ciottoletti più

antichi, di pietra levigata, e simili (')• Le necropoli
ellenistiche del Pesarese presentano anch'else identità
di suppellettili rituali, di cui talune sono state sopra
notate ed altre si possono da chiunque osservare fa-
cilmente, come ad esempio il seppellimento del ca-
vallo (2).

L'Agro Falisco, con Civita Castellana, Corchiano e
centri minori, ci mostra ad una certa epoca la stessa
identità di suppellettili (3). Finalmente la necropoli di
Palestrina, la quale pur si distingue dalle altre per
tanti speciali caratteri, non cessa di rivelare, sotto
certi aspetti, la stretta parentela di civiltà con l'Italia
centrale ('').

Tutti questi dati di fatto ed altri ancora, offrono
materia a considerazioni d'ordine generale e ad im-
portanti conclusioni così all'archeologo come allo sto-
rico. Si è discusso se sia córupito dell'archeologia
l'addentrarsi in problemi di carattere strettamente
etnologico (5). Lasciando qui impregiudicata la que-
stione di massima, si dovrà pur ammettere che le cir-
costanze sopra rilevate sulla base larghissima di docu-
menti irrefragabili, hanno la loro importanza anche
per l'etnologo che voglia procedere a una definizione
categorica delle stirpi. Onde il materiale archeologico,
colle sue affinità e somiglianze, permette ancora una
volta di stabilire come per tutta l'Umbria, da Perugia
almeno a Bolsena, passando per centri di grande im-

(') Notizie, 1887, pp. 350 sgg. e passim. Un dado di osso,
culi circoletti eseguiti al tornio, fu trovato nella tomba Regu-
lini-Ualassi a Cervetri, della metà circa del VII secolo av. Cristo
{Museo Gregoriano, I, tav. Vili, 2).

(a) Notizie, 1. e, e passim; Daremberg-Saglio, art Funus.
L'uso dell'a«s rude è una peculiarità del rito funebre, co-
mune a tutta quanta l'Italia centrale etnisca o influenzata
dagli Etruschi, da Bologna sino a l'alestrina. Questo costume
dimostra, oltre la remota antichità di certe credenze, il tradi-
zionalismo religioso che animava le popolazioni italiche. La
persistenza dell'ai rude in tombe del III secol", cioè nel primo
sviluppo della moneta fusa e coniata, non s'illumina di chiara
luce se non risalendo indietro, come i documenti archeologici
insegnano, fino al periodo arcaico della civiltà etnisca.

(3) Milani, op. cit., tav. XCII.

(4) Gfr. per Bettona, Notizie, 1884, p. 148 sg.; per Boi-
sena, Notizie, passim.

(') Zannoni, Scavi della Certosa (Bologna, 1876-1881);
Brizio, Tombe e necropoli galliche della provincia di Bologna,
in Atti e Memorie della R. Deputa;, di storia patria della
Romagna, 1877, pp. 457 sgg.; Grenier, Bologne villanovienne
ci étrusque (Paris, 1912). Nel Museo Etrusco Vaticano si tro-
vano delle situle di bronzo provenienti da Bolsena, della stessa
forma e dello stesso disegno di quelle della Tomba VI.

(") Brizio. 77 sepolcreto gallico di Montefortino, pp. 683
e 705.

(3) Cfr. per questa parte il materiale, pressoché compieta-
niente inedito, esposto nel Museo di Villa Giulia. E caratteri-
stico il fatto che certe suppellettili di osso, come i dadi, ed
altre di bronzo, come i vasetti monoansati o attingitoi, sieno
qui sostituiti da copie in terracotta.

(*) Collezione Barberini (Museo di Villa Giulia). Numerosi
sono i dadi di osso e i bottoni di vetro colorati trovati nelle
tombe prenestine. Per Vaes rude a Preneste, cfr. A. Della Seta,
art. cit,, 1909, pag. 194.

(5) G. Ghirardini, La questione etrusco di qua e di là
dall'Appennino, in Atti e Memorie cit. 1914, pp. 252 sgg.

Monumenti Antichi — Voi.. XXIII.

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