317
LA STAZIONE PALUSTRE DI CAMPO CASTELLARO
318
II.
Descrizione e analisi della suppellettile.
La suppellettile che ha costituito il ricco bottino
dei nostri ultimi scavi, riunita nel Museo archeolo-
gico di Milano a quella della precedente campagna
tata nei nostri Musei l'industria delle stazioni preisto-
riche.
In questa abbondanza di oggetti, colpisce innanzi
tutto la scarsezza degli strumenti ed utensili di pietra,
i quali, rimasti quasi assenti nelle prime ricerche, e
non aumentati dalle estesissime trincee del 1911-12,
Fig. 2. — Ometti di corno e d'osso.
2: 5 circa
che fu condotta nel marzo 1910, ed al prodotto dei
più antichi scavi eseguiti dall'Orefici con l'assistenza
del Castelfranco, forma oggi un complesso tale che,
anche considerando i soli pezzi più caratteristici ed
esposti nelle vetrine, deve dirsi imponente, e certo
rappresenta l'industria del Castellaro di Vhò in modo
assai più esauriente che non sia per solito rappresen-
si riducono in sostanza a quelli descritti dal Castel-
franco a pag. 16 della precedente relazione, ed ivi
rappresentati a fig. 4 (').
(') Due lisciatoi triangolari di serpentino, qualche cuspide
di freccia, una sega e un pendaglio di selce; più una pietra
a disco biconvesso con solco tra le convessità (Notizie citate,
figg. 0 e 7).
LA STAZIONE PALUSTRE DI CAMPO CASTELLARO
318
II.
Descrizione e analisi della suppellettile.
La suppellettile che ha costituito il ricco bottino
dei nostri ultimi scavi, riunita nel Museo archeolo-
gico di Milano a quella della precedente campagna
tata nei nostri Musei l'industria delle stazioni preisto-
riche.
In questa abbondanza di oggetti, colpisce innanzi
tutto la scarsezza degli strumenti ed utensili di pietra,
i quali, rimasti quasi assenti nelle prime ricerche, e
non aumentati dalle estesissime trincee del 1911-12,
Fig. 2. — Ometti di corno e d'osso.
2: 5 circa
che fu condotta nel marzo 1910, ed al prodotto dei
più antichi scavi eseguiti dall'Orefici con l'assistenza
del Castelfranco, forma oggi un complesso tale che,
anche considerando i soli pezzi più caratteristici ed
esposti nelle vetrine, deve dirsi imponente, e certo
rappresenta l'industria del Castellaro di Vhò in modo
assai più esauriente che non sia per solito rappresen-
si riducono in sostanza a quelli descritti dal Castel-
franco a pag. 16 della precedente relazione, ed ivi
rappresentati a fig. 4 (').
(') Due lisciatoi triangolari di serpentino, qualche cuspide
di freccia, una sega e un pendaglio di selce; più una pietra
a disco biconvesso con solco tra le convessità (Notizie citate,
figg. 0 e 7).