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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 4.1895

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Maresca, Antonio: Le sculture di Michelangelo Naccherino in Napoli, [1]
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Cr., B.: Napoli nelledescrizioni dei Peoti
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https://doi.org/10.11588/diglit.62001#0094

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NAPOLI NOBILISSIMA

dellatura delle membra e più ancora per la dolcezza della
fisionomia, dalla quale trasparisce una rassegnazione tutt’al-
tra che umana, va tenuto come una delle più belle tra le
classiche sculture che Napoli possiede.
Il gruppo della Pietà, esistente nel frontone della cap-
pella del Banco della Pietà di questa città, ci dimostra
che l’artefice che lo eseguì, oltre ad essere un eccellente
anatomico, sapeva infondere la vita ed il sentimento nelle
sue sculture (x). Al Naccherino per la sola manifattura di
detto gruppo, senza tener conto del marmo, furono pagati
ducati 800 (lire 3400), dopo parere emesso dai pittori Gio-
vannandrea Magliuolo e Fabrizio Santafede, nominati pe-
riti all’uopo dai protettori nella congregazione del Monte
della Pietà (1 2 3 4 5).
Nella storica e classica chiesa di S. Giovanni a Carbo-
nara si osserva una statua della Vergine del Carmine, la-
voro eseguito dal Naccherino per incarico dei fratelli Ce-
sare e Fabrizio de Girardi (3).
Nella cappella appartenuta a Ferrante Fornaro e poi
passata al cardinale Coscia, esistente nella chiesa del Gesù
Nuovo, tra le diverse statue eseguite dal Naccherino, quella
rappresentante l’apostolo Andrea fu firmata dall’artista, la-
voro pregevolissimo per molte qualità, ed è in particolare
notevole la bella testa dallo sguardo dolce e mistico.
Nel Duomo napoletano si vede la sepoltura del cardi-
nale Alfonso Gesualdo, situata presso la porta dell’antica
basilica di Santa Restituta. Questa sepoltura arricchita da
colonne di marmo verde antico, offrendo delle linee sem-
plici di gusto classico, ha una statua giacente e dormiente
del porporato napoletano, dietro alla quale in nicchia ret-
tangolare vedesi la statua dell’apostolo Andrea, firmata dal-
l’autore, e nel coronamento architettonico una mezza fi-
gura della Vergine con il putto. Questo ricco monumento
era stato situato in origine nella tribuna dalla parte dell’e-
vangelo (4).
Le due tombe che osservansi nell’atrio di S. Giacomo
degli Spagnuoli, quella appartenente a Porzia Conilia e
l’altra a Ferdinando Majorca, le otto statue che adornano
l’interno della chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini (5), la
statua di Vincenzo Carafa, priore d’Ungheria nella chiesa
dei SS. Severino e Sosio (6 7 8 9), l’immacolata della cappella
Turbolo nel cappellone di S. Giacomo della Marca in
Santa Maria la Nova (7), e la Vergine sedente con il putto

(1) A. Maresca, op. c., p. 26-52.
(2) A. Maresca, op. c., p. 52.
(3) A. Maresca, op. c., p. 27.
(4) Celano, op. c., giorn. I, pag. 72.
(5) G. A. Galante, Guida Sacra della città di Napoli, Napoli, 1872.
p. 343. — Celano, op. c., giorn. V, p. 141.
(6) Celano, op. c., giorn. Ili, p. 185. — S. Volpicella, Studi di
letteratura, storia ed arte, Napoli, 1876, pag. 181.
(7) Galante, op. c., p. 137.

sulle ginocchia situata sopra ad uno degli altarini addos-
sati ai pilastri dalla parte dell’evangelo della navata della
detta chiesa (x), l’altra Vergine sedente con il putto sulle
ginocchia nella nicchia sovrapposta al grande organo della
chiesa della Sanità, le statue di S. Ambrogio e di S. Ago-
stino nel cappellone dalla parte dell’epistola nel Gesù Nuo-
vo (2), la statua giacente dell’arcivescovo di Bari Giulio Ce-
sare Riccardo (3) nella chiesa dello Spirito Santo, e l’alto
rilievo della Vergine con il putto in gloria fiancheggiata
dal Battista e dall’evangelista Giovanni, ed il bassorilievo
del Cristo morto sul frontale dell’altare della seconda cap-
pella a destra entrando nella chiesa de’ SS. Severino e Sos-
sio (4), sono tutti lavori del Naccherino.
Questo scultore unitamente a Pietro Bernini contribuì
all’ ornamento sia della fontana, che al presente trovasi
nella villa del Popolo alla via Marina, sia alla bella fon-
tana conosciuta in Napoli sotto il nome di fontana Me-
dina (5), la quale ora trovasi conservata in un deposito mu-
nicipale nel tunnel della strada della Pace, dal quale è da
augurarsi che la Commissione incaricata della tutela dei
nostri monumenti la faccia uscire in un tempo non lon-
tano, perchè torni ad abbellire una delle piazze della città.
Il Naccherino eseguì il monumento di Paolo Spinelli, fi-
glio del Conte di Seminata, eretto in origine presso l’al-
tare maggiore della chiesa dello Spirito Santo (6), e poi
trasportato presso la porta maggiore della medesima chiesa.
È dello stesso scultore il Cristo risorto che occupa il
posto di mezzo del coronamento di uno dei lati del chio-
stro di S. Martino; questo Cristo gli era stato allogato
per il tesoro della cattedrale di Napoli, ma dopo la morte
dello scultore, la di lui moglie Delia Vitale lo vendette ai
monaci della detta Certosa (7).
Il Naccherino lavorò alcuni angioli e storie di argento
per la custodia di S. Gennaro della città di Napoli (D.
Degli accennati lavori ho fatto parola brevemente per
averne già discorso in altro luogo (9). Il Celano ricorda
che nella chiesa dell’Annunziata vi era al suo tempo il
monumento di Alfonso di Somma eseguito dal Nacche-
rino (I0). Questo monumento ora più non esiste, forse
andò perduto nell’incendio della chiesa avvenuto nella se-
conda metà del passato secolo.
continua.
Antonio Maresca di Serracapriola.
(1) Celano, op. c., giorn. IV, p. 8.
(2) Celano, op. c. giorn. Ili, p. 51.
(3) A. Maresca, op. c., p. 41.
(4) A. Galante, op. c., p. 210.
(5) A. Maresca, op. c., pp. 41, 51, 52.
(6) Celano, op. c., giorn. II, p. 18.
(7) A. Maresca, op. c., p. 74.
(8) A. Maresca, op. c., p. 58.
(9) A. Maresca, op. c., p.
(io) Celano, op. c., G. Ili, p. 274.
 
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