Università’ 295
E quantùnque Alessandro VI. non conducesse a fi-
ne l’opera. pure merita gran lode per averla comincia-
ta. Pio III., che gli succedette, nella breve durala del-
la sua vita, che fu di soli ventisei giorni, mostrò quan-
to avrebbe saputo fare a vantaggio della Università ro-
mana , ordinando che sollecitamente si tirasse innanzi
la fabbrica principiata dal suo antecessore. Salito alla
cattedra di s. Pietro Giulio IL, non fu interrotto il la-
voro dell’edifizio, e sebbene il pontefice fosse distratto
in gravi cure, e travagliato dalle guerre, pure non man-
cò di sostenere lo Studio di Roma, pubblicando una Bol-
la colla quale confermava le costituzioni da Eugenio IV
emanate a favore di quello.
Nell’ultima metà del secolo XV. lo stato dell’Ar-
chiginnasio lu molto florido, eie scienze vi fecero gran-
di progressi, venendo esse insegnate da uomini di pro-
fonda dottrina. Pure negli ultimi anni, causa le guer-
re che devastavano l’Italia per opera degli stranieri, in-
cominciarono gli studj a scadere dal loro splendore, e
vie più declinarono nel principiar del secolo XVI., quan-
tunque Giulio II, come s’è detto, avesse cercato di fa-
vorir l’Università romana. Leone X. però, appena salito
al pontefìcato concepì il progetto di riformare ed accre->
scere l’Archiginnasio. Egli ben comprendeva come fos-
se necessario che in Roma gli studj fiorissero sopra tut-
te le altre città del mondo, e ben lo diede a conosce-
re coll’energicbe parole poste nell’esordio della sua pri-
ma Costituzione riguardante l’Università, e sono queste:
Urbs vicarii Chi isti in lerris regia, anteque ejus ocu-
Los semper posila, tamquam apostolicae sedis validis-
sima™ firmamentum supra caeteras urbes principatum
obtinere dignoscitur, dignutn est siculi ejus excellen-
tissima est conditìo, sic etiam ipsius incolae et habi-
talores in ornai vietatimi genere, et praecipue libera-
E quantùnque Alessandro VI. non conducesse a fi-
ne l’opera. pure merita gran lode per averla comincia-
ta. Pio III., che gli succedette, nella breve durala del-
la sua vita, che fu di soli ventisei giorni, mostrò quan-
to avrebbe saputo fare a vantaggio della Università ro-
mana , ordinando che sollecitamente si tirasse innanzi
la fabbrica principiata dal suo antecessore. Salito alla
cattedra di s. Pietro Giulio IL, non fu interrotto il la-
voro dell’edifizio, e sebbene il pontefice fosse distratto
in gravi cure, e travagliato dalle guerre, pure non man-
cò di sostenere lo Studio di Roma, pubblicando una Bol-
la colla quale confermava le costituzioni da Eugenio IV
emanate a favore di quello.
Nell’ultima metà del secolo XV. lo stato dell’Ar-
chiginnasio lu molto florido, eie scienze vi fecero gran-
di progressi, venendo esse insegnate da uomini di pro-
fonda dottrina. Pure negli ultimi anni, causa le guer-
re che devastavano l’Italia per opera degli stranieri, in-
cominciarono gli studj a scadere dal loro splendore, e
vie più declinarono nel principiar del secolo XVI., quan-
tunque Giulio II, come s’è detto, avesse cercato di fa-
vorir l’Università romana. Leone X. però, appena salito
al pontefìcato concepì il progetto di riformare ed accre->
scere l’Archiginnasio. Egli ben comprendeva come fos-
se necessario che in Roma gli studj fiorissero sopra tut-
te le altre città del mondo, e ben lo diede a conosce-
re coll’energicbe parole poste nell’esordio della sua pri-
ma Costituzione riguardante l’Università, e sono queste:
Urbs vicarii Chi isti in lerris regia, anteque ejus ocu-
Los semper posila, tamquam apostolicae sedis validis-
sima™ firmamentum supra caeteras urbes principatum
obtinere dignoscitur, dignutn est siculi ejus excellen-
tissima est conditìo, sic etiam ipsius incolae et habi-
talores in ornai vietatimi genere, et praecipue libera-