Palazzo Apostolico al Vaticano 485
sù cacciava dagli uomini i demonj, sonosi posti in trac-
cia di lui, e scontratisi a piè del Tabor ne’suoi disce-
poli, stimando ch’egli fosse fra loro, presentano l’osses-
so, pregando che venga liberato. Gli apostoli però a co-
loro rispondono, Gesù non esser ivi, e accennano che
salì sull’alto del monte da dove non tarderà a discen-
dere. Detto in breve del soggetto del quadro, riporte-
rò le parole del Vasari, per ispiegarne meglio il con-
cetto. In questa storia (parla il detto autore) » figurò
» Cristo trasfigurato nel monte Tabor, e a piè di quel-
» lo gli undici discepoli, che l'aspettano ; dove si vede
» condotto un giovinetto spiritato, acciocché Cristo sceso
» dal monte lo liberi; il giovinetto mentre che con at-
» titudine scontorta si prostende gridando, e stralunan-
» do gli occhi mostra il suo patire dentro della carne,
» nelle vene, e nei polsi , contaminati dalla malignità
» dello spirito, e con pallida incarnazione fa quel gesto
» forzuto e pauroso. Questa figura sostiene un vecchio,
» che abbracciatolo e preso animo, fatto gli occhi ton-
» di, con la luce in mezzo, mostra con l’alzare le ci-
» glia, ed increspar la fronte, in un tempo medesimo
» e forza e paura. Pure mirando gli apostoli fìsso pa-
» re, che spirando in loro faccia animo a sè stesso. Vi
» è una femmina fra molte, la quale è principale figu-
» ra di quella tavola, che inginocchiata dinanzi a quel-
» li, voltando la testa loro , e con l’atto delle braccia
» verso lo spiritato, mostra la miseria di colui; oltre che
» gli apostoli, chi ritto _e chi a sedere, ed altri ginoc-
» chioni mostrano avere grandissima compassione di tan-
» ta disgrazia. E nel vero egli vi fece figure e teste,
» oltre la bellezza straordinaria, tanto nuove, varie, e
» belle, che si fa giudicio comune dagli artefici , che
» quest’opera fra tante, quant’egli fece è la più divi-
» na. Avvegna che, chi vuol conoscere e mostrare in
sù cacciava dagli uomini i demonj, sonosi posti in trac-
cia di lui, e scontratisi a piè del Tabor ne’suoi disce-
poli, stimando ch’egli fosse fra loro, presentano l’osses-
so, pregando che venga liberato. Gli apostoli però a co-
loro rispondono, Gesù non esser ivi, e accennano che
salì sull’alto del monte da dove non tarderà a discen-
dere. Detto in breve del soggetto del quadro, riporte-
rò le parole del Vasari, per ispiegarne meglio il con-
cetto. In questa storia (parla il detto autore) » figurò
» Cristo trasfigurato nel monte Tabor, e a piè di quel-
» lo gli undici discepoli, che l'aspettano ; dove si vede
» condotto un giovinetto spiritato, acciocché Cristo sceso
» dal monte lo liberi; il giovinetto mentre che con at-
» titudine scontorta si prostende gridando, e stralunan-
» do gli occhi mostra il suo patire dentro della carne,
» nelle vene, e nei polsi , contaminati dalla malignità
» dello spirito, e con pallida incarnazione fa quel gesto
» forzuto e pauroso. Questa figura sostiene un vecchio,
» che abbracciatolo e preso animo, fatto gli occhi ton-
» di, con la luce in mezzo, mostra con l’alzare le ci-
» glia, ed increspar la fronte, in un tempo medesimo
» e forza e paura. Pure mirando gli apostoli fìsso pa-
» re, che spirando in loro faccia animo a sè stesso. Vi
» è una femmina fra molte, la quale è principale figu-
» ra di quella tavola, che inginocchiata dinanzi a quel-
» li, voltando la testa loro , e con l’atto delle braccia
» verso lo spiritato, mostra la miseria di colui; oltre che
» gli apostoli, chi ritto _e chi a sedere, ed altri ginoc-
» chioni mostrano avere grandissima compassione di tan-
» ta disgrazia. E nel vero egli vi fece figure e teste,
» oltre la bellezza straordinaria, tanto nuove, varie, e
» belle, che si fa giudicio comune dagli artefici , che
» quest’opera fra tante, quant’egli fece è la più divi-
» na. Avvegna che, chi vuol conoscere e mostrare in