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DellaVolpaia, Eufrosino; Ashby, Thomas [Hrsg.]
Le piante maggiori di Roma dei sec. XVI e XVII: riprodotte in fototipia (Appendice 2): La campagna romana al tempo di Paolo III: mappa della campagna romana del 1547 di Eufrosino della Volpaia ; riprod. dall'unico esemplare esistente nella Biblioteca Vaticana — Roma, 1914

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https://doi.org/10.11588/diglit.25720#0061
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III. - Indice e illustrazione delle leggende della nostra carta

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Nel 1414 questo lo vendette a Mattuzio di Pietro di Mat-
tuzio, marito della figlia Palozza, secondo VA. In questo caso
sarà andato a seconde nozze con Sabba Pierleoni, poiché
il I). C. ha notato un istrumenlo di dote del 1425 (21 Ottobre)
in favore di Palozza, allora moglie di lui, alla quale vien
dato in garanzia la terza parte della Selce (ASS. Guglielmo
di Guglielmeschi di Orvieto e Nicolao di Nuzio Pietro di
Magistro Raimondo, cittadino romano, not.).

Nel 1432 (12 Maggio) vi fu una sentenza circa la metà
del Casale che doveva essere diviso per due terzi in favore
di Francesco di Meolo de Rossi, e per l’altro terzo in favore
di Sabba di Giovanni Pierleoni (ASS. II, ii, 50 D. C.).
L’altra metà fu di Iacomello di Nuzzo del Rione Campitelo
(ivi, 51), dove si legge la nomina dei periti per la divisione,
il 2 Die. 1434).

Nel 1442 è notata Yaditio degli eredi del fu Francesco
di Meoli de Rossi, colla quale pervenne all’ospedale la
metà del Casale unita coll’altra metà che fu di lacobello di
Giovanni Paolo Capizucchi (ASS. Mare Magnum 191 : I). C.).

Nel 1443 (o 1445) 22 Aprile, Sabba Pierleoni e sua mo-
glie Palozza, figlia di Meolo de Rossi, ne rinunziarono le
ragioni dotali sopra questa parte per 800 fiorini d’oro
(ASS. IV, ix, 12: D. C.).

Dubito che la Silice la quale fu tra i beni dei Muti
nel 1512, si possa riferire a questo fondo (L. M. L. 154).
V. Cat. A. VI, 80. Al tempo del Nicolai ancora appartenne
all’ospedale.

Della torre non si vedono ora traccie nel terreno, ma
il nome (la Selcetta) ancora rimane alla riserva ad 0. del
bivio di Pizzo Prete. Viene da una strada antica selciata,
un diverticolo abbastanza importante, che corre probabil-
mente dalla Via Ostiense fino all’Appia (v. L. M. L. cit.).

s. * La Mandi’iota.

Nella bolla d’innocenzo III ed in quella d’Onorio III per
S. Paolo (APa. 13, 16) è nominato Mandra, cum ecclesia, et
aliis suis pertinentiis.

Il Cat. A. (VI, 36, da un originale del 1629) mostra la
torre col nome Torre del Casale. È infatti una torre adat-
tata a casale: ed ancora porta il nome Casale della Man-
driola: sta ad O. del km. 15° (T. IX, 436).

s. * Monte migliore.

Nel 1261 (26 Maggio) magister Andreas de Taranto con-
fessus est se recepisse ab Alexio Nicolai Raynaldi, solvente
prò d. Tebaldo Petri Anibaldi, 374 libras honorum provi-
sionornm senatus prò pretio castri Montis Milioris, que
sunt de summa 500 librarum etc. Actum Romae in claustro
ecclesia S. Iohannis de Luterano (ASF. 127). Con questo
non so se si può più sostenere la derivazione dal nome
« Meliosus » proposta dal T. (IX, 437).

Nel 1551 fu dei Nari (vedi S. Apollinare) 1 e ancora
nel 1660 (Cat. A. VI, 39, 40).

Nel 1736 fu venduto al Conte Pietro Giraud.

1 Nel 1564 (11 Aprile) però abbiamo una presa di possesso del
Casale di Monte Migliore da parte di Lavinia di Molara, moglie di Vin-
cenzo dei Fabiis. 1 contini nominati sono: i beni di S. Paolo, il casale

di Trigona del Capitolo di S. Giovanni, i beni degli eredi di Marzio
Nari, i beni di Paolo Antonio Soderini (cioè Schizanello: vedi sotto
s. v.) (AST. prot. 1522. C. Saccoccia, f. 212).

s. *Torricella.

Da Monte Migliore la via principale odierna, che a questo
punto corrisponde pure coll’Ardeatina antica, è segnata
solo come una via traversa nella nostra carta.

La strada che prosegue verso Pratica difficilmente è di
origine antica: essa è una carrareccia che raggiunge la
moderna « Via di Pratica di Mare » poco prima della Petro-
nella.

La Torricella, dunque, si deve identificare con i ruderi
medioevali posti un miglio a destra della via Laurentina
moderna, un chilometro prima del ponte della Zolforata, ed
a sinistra del fosso della Selvotta.

d. * Pinzarone.

La tenuta fu di S. Agnese, e nel 1527 fu venduta dal
Commendatario a Domenico de Massimi (A. Cap. S. Amanni
f. 252, ap. J. M. 745) il quale nel 1567 (8 Apr.) la vendette
ad Angelo Cesi (A. Cap. C. Saccoccia, f. 321, ap. J. C. 998);
ed il B. lo dice pure dei Cesi, l'Am. invece dei Conti. 2

Nel Cai. A (VI, 48) è indicata una torre-casale ad E. (non
come qui ad 0.) del fontanile. Sulle colline non ho veduto
altro che grotte ad E. del fontanile che mi paiono dei silos,
e più giù una grande grotta usata come stalla. Le fonda-
zioni di una torre si vedono un miglio più a N. già dentro
la tenuta della Mandriola.

Il nome Penseroni ancora rimane al sito, che ora fa
parte del fondo di Decimo.

s. * Sguizanello.

Nella presunta donazione di Eufemiano a S. Alessio
(ASA. 1) si parla dell’ hereditatem meam in Squizanello ubi
modo hediflcare feci.

Non è menzionato nel diploma di Ottone III, ma nella
bolla di Onorio III sono incluse tres pedicae in Squizanello.

Nella bolla di Gregorio VII a S. Paolo (A Pa. 1) è men-
zionato un casale quod vocatur Squesanellum cum suis per-
tinentiis, e ricorre pure nelle bolle successive di Inno-
cenzo III ed Onorio III (ib. 13, 16).

Nel 1490 (15 Magg.) Gabriele Cesarini comprò il casale
di Squizanello da Nicolò e Giacomo Madaleni Capodiferro
(A. Cap. G. Michele ap. J. C. 312) e nel 1512 (29 Genn.) Gio-
vanni Giorgio Cesarini lo vendette a Domenico de’ Massimi
(A. Cap. S. Vannucci, 2 ap. J. C. 963). Nel 1564 (17 Die.)
Giambattista Bufalini che l’aveva preso in affìtto da Paolo
Antonio Soderini lo riaffittò per l’erba invernale (AST.
Prot. 152, C. Saccoccia 809). Cat. A. VI, 70.

Gli edifici indicati nella pianta debbono essere situati
sulla collina ad O. della strada al chil. 16°; sul margine 0.
della strada stessa, vicino al Ponte dello Schizzanello, ci
sono i ruderi di una casa bruciata, che mi paiono troppo
moderni.

d. * Treoria.

Nel 1439 il fondo venne donato alla Basilica Lateranense
da Antonio Martini de Chaves, portoghese, creato cardinale

1 Nel 1533 (12 Ott.) Marco e Fabio Capoccini affittarono due terzi del
Casale di S. Giorgio fuori di Porta S. Paolo che tenevano prò indiviso
cogli eredi di Antonio Massimi. I confini furono:

1° 11 Casale della detta basilica (S. Giorgio). 2° Casale S. Maria.
3° Casale Pinzaroli (sic) 4° la strada publica (AST. Pro . 137, S. Ar-
ron ■ 73v).
 
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