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DellaVolpaia, Eufrosino; Ashby, Thomas [Editor]
Le piante maggiori di Roma dei sec. XVI e XVII: riprodotte in fototipia (Appendice 2): La campagna romana al tempo di Paolo III: mappa della campagna romana del 1547 di Eufrosino della Volpaia ; riprod. dall'unico esemplare esistente nella Biblioteca Vaticana — Roma, 1914

DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.25720#0068
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Introduzione

VIA PORTUENSE (f. V, VI) (realmente la Via Cam-
pana, cf. T. V, 6,n.).

L’antichità però della strada attuale ora chiamata Via
Portuense è molto dubbia: ma dai Regionari è chiaro che
la Via Portuensis deve essere stata una cosa diversa dalla
Campana; Ani. la chiama Via Portuense moderna.

La porta, come è noto, fu distrutta nel 1643 (la data è
fissata dal Gastaldi De avertendo et profliganda peste (1684)
p. 151).

P(orta) Portese.

Al bivio poco prima di Pozzo Pantaleo ci stava (come
c’è tutt’ora) una cappellina, segnata Cappellina Massimi,
sulla carta del Censo dell’anno 1839, e descritta sotto il
nome di S. Maria del Riposo dal T. (v. 18).

d. Pozzo Pantaleo.

Il nome Pantaleo viene dalla chiesa di San Pantaleo,
menzionata nella bolla di Callisto II dell’anno lll3 (T,
V, 15) oppure da un Pantaleo che nel 1130 possedette delle
terre in questi dintorni (A. B. I, 59).

Il pozzo stesso è indicato come un fontanile fra le due
strade, ma pare che non esista più.

La chiesetta ora detta di S. Passera è omessa intera-
mente.

Qui vicino vi era una vigna detta degli Uccelli (Boc. 73v).
Fra altre vigne in questa contrada ricorderò una che fu
dei Velli nel 1539 (doc. ap. J. V, 288).

s. Due Torri.

Nel 1526 (14 Marzo) Mariano Castellani fece testamento
per il quale lasciò una vigna, un canneto, eco., nel luogo
Due Torri, ed un prato, che aveva comprato da Carlo Boc-
cabella, a Lentulo de Lentulis (ASS. IV, ii, 162 ap. A. B.
I, 60, n. 2: cf. II, v. 19, D. C.).

Del 1557 (4 Genn.) è un consenso di Vincenzo de Rossi
alla vendita di una vigna di otto pezze (A. Cap. C. Sac-
coccia 3 ap. J. R. 389).

Fu quindi allora, come oggi, un luogo di vigne e can-
neti (v. Cat. A. VI, 7).

Le due torri che gli dànno il nome sono piantate sopra
antichi sepolcri (N. A. I, 546). Una lapide pubblicata nel
C. I. L. VI, 29772 ci fa sapere che qui erano gli horti
Titiani e Cocceiani.

s. Mandraubio.

È citato fra i possedimenti dei Cesarini da L. S. S.
I, 135.

Nel 1566 fu di Lorenzo Castellani che fece diversi affìtti
di piccoli appezzamenti di terreno ad uso di vigna (A. Cap.
C. Saccoccia, 256, 278, 280-285 ap, J. C. 777).

L’edifizio pare che sia un rudero, che non ho potuto
rintracciare.

s. Turione.

Due documenti dell’Archivio di S. Maria in Via Lata
pubblicati dal Cavazzi (op. cit. p. 365 sgg.) del 1404 e 1407
sono istrumenti di affìtto del Casale « quod vocatur Lo
Trullo de Massimo et La Cecongiola » o « Lo Trullo de
Maximo cum Cecongiola » nelle parti di Trastevere, appar-
tenente al monastero di S. Ciriaco. Crederei che vi si pos-
sano riferire: e sarebbe anche da identificare col Trullo
un grande sepolcro antico romano spogliato dei suoi marmi

nel 1461-1464 (L. S. S. I, 66). Turione non è altro che una
corruzione di Trullone.

È quindi il sepolcro rotondo antico che sta sulla sponda
destra del Tevere, 300 m. ad 0. del Casale Varchetta del-
l’altra sponda. La collina sopra la strada ancora conserva
il nome di Monte del Truglio.

d. Grotte delle fate.

Saranno forse identificabili colle Criptulae e Crypta
Cecorum che furono di S. Maria in Via Lata (T. V, 43).

Nell’Archivio Madaleni Capodiferro (BubrBellone, p. 129)
c’è un istromento di vendita del 14 Novembre 1451, fatto
da Paluzzo de Ponziani a Ceccolella moglie di Lorenzo
Ponziani, di una risposta annua di 7 cavallate di mosto
per una vigna posta fuori Porta Portese in luogo detto le
Grotte (Mazzo A. n. 57).

E nel 1569 (8 Nov.) abbiamo una locazione fatta da
Orazio Massimi a Benedetto del Moro di 18 pezzi del Ca-
sale le Grotte delle Fate {A. Cap. C. Saccoccia, 141 ap. J.
M. 771).

Il B. (108) ha : « Casale delle Grotte de Massimi hoggi
vigna ».

d. Vigna de Velli.

È menzionata pure dal B. (1). Sarà Stata nella contrada
ora chiamata la Contea (cfr. Pozzo Pantaleo).

d. F(ontanile) di Mattei.

È menzionato pure dal Boc. ivi.

Sarà stato nella contrada detta Affoga l’asino: non
deve identificarsi colla Torretta, che è più vicina al fosso
della Maglianella.

s. La Fico.

Era un albero grandissimo con fontanile vicino, fra la
strada e il Tevere; doveva stare vicino alla odierna sta-
zione della Magliana.

s. Magliana.

Il nome Maliana si ritrova nella bolla di Benedetto Vili
a favore della Sede di Porto del 1018, ripetuta poi da
Leone IX nel 1049: Casale quod vocatur Genisianum in
loco qui Maliana dicitur etc. (T. V, 35: K. P. II, 20,
nn. 10, 13). V. sotto, Li Magliani.

A questo fondo pure si riferisce l'ecclesia Sancii Iohan-
nis posita in funclo qui vocatur Maliano cum ipso fundo
siculi a sanctis pontiftcibus concessum est tibi, concessa al
monastero di S. Paolo da Gregorio VII (APa. 1 in B. S.
B. XXXI, p. 282). Il culto di S. Giovanni si è ancora con-
servato nella chiesetta del casale.

Fino al 1493 è appartenuto alla chiesa di S. Cecilia,
ossia ai monaci benedettini, quando successero ad essi i
frati Umiliati (T.).

Nel 1471-1480 Girolamo Riario vi fece costruire un
grandissimo palazzo, essendo il luogo famoso per la caccia
(v. Lanciani, Golden Days of thè Renaissance, 318), ed i
papi se ne dilettavano fino al tempo di Leone X. Il Boc.
che fu il suo capocaccia descrive la caccia nelle tenute
vicine ricoperte di selve.

Nel 1521 (7 Nov.) Leone X con un Motu proprio, tolse
da S. Crisogono la Magliana ed il campo di Marcello (v. più
sotto Marcelli) e le incorporò alla Camera Apostolica,
investendone in perpetuo Pietro Antonio Mattei per 4000
 
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