iGi ii. vaticano
mento , o sia dopo 1' anno 474 cu Roma > se dee credersi agli assi di poco peso trovali
sopra e dentro le nrne , e ai ritratti virili collocati sopra di esse , che tutti hanno rasa
la barba , usanza introdotta in Roma , e verisimilmente in Italia , non prima dell' anno
454. Ed un qualche indizio di stile etrusco ne da pure 1' urna tanto celebrata , e non
ha molto descritta. Per verità fu la medesima lavorata intorno al principio del sesto seco-
lo , per cui ha un taglio , e un fregio dorico con triglifi , e con rosoni di varie foglie ,
tanto simili ad alcuni sarcofagi etruschi , che non vi corre differenza se non di grandez-
za : e chiamo dorici sì fatti ornamenti , essendo il destituivo } che dà Vitruvio all'ordine
dorico. I triglifi e le melope tanto son caratteristiche di quest' ordine , quanto le volu-
te dello jonico, o i fogliami del corintio. Quando tali ornati si trovano in opere di Etru-
schi, devon credersi una imitazione de' lavori greci \ se non vogliam mutare tutto il vo-
cabolario dell' architettura. Ne è spregievole 1' argomento che può dedursi dalle tre
ciste mistiche finora scoperte : la Kirkeriana con iscrizione latina in essa e nella pa-
tera trovata insieme : quella del Visconti con iscrizione etnisca nella patera ; la ter-
za di Byres. Elle non devono essere molto lontane dal tempo di Lucio Scipio-
ne , anche considerando il loro uso. Il personaggio che 1' urna conteneva fu bisaolo
di Scipione Affricano e console eli Roma nel 4^°* j e censore, edile, vinse e soggiogò
il Sannio e la Lucania. Sopra di questo sarcofago vedesi un busto con testa giova-
nile laureata , scolpita similmente in peperino , creduta di Ennio , il cui ritratto al
dire dell' oratore d' Arpino ornava il loro sepolcro 5 ma più probabilmente però è di
uno degli Scipioni. In alto si vedono inserite nel muro varie iscrizioni, che furono trovate
in questo sepolcro stesso } e dovendo abbandonare gli oggetti che appartengono al ve-
stibolo quadrato , altra occhiata mi sarà lecito dare al mirabile Torso descritto , cui
seppe mercè il genio del Bonarroti risvegliare la smarrita maestà della scultura , e ri-
chiamarla universalmente all'idea più signorile, più terribile, e più elegante. Laonde fu
sapientissimo avvertimento che Clemente XIV in principio delle apostoliche sue cure in-
clinasse il pensiero a far sì, che questo raro e grande esemplare della greca scultura an-
tica fosse posto nel suddetto vestibolo, a fin che tutti potessero ammirare l'egregio la-
voro , ed imitarlo in tutte le sue parti dagli alunni delle arti sorelle.
VESTIBOLO
detto
ROTONDO
\f
-LtJLediante Ja Tavola LXXXIV produco una veduta prospettica, ed a fin di dargli un
titolo , siccome il Meleagro vien di prospetto , la intitolerò veduta della rotonda del
Meleagro. Nel mezzo di questo vestibolo evvi una bellissima tazza bacellata , di gu-
mento , o sia dopo 1' anno 474 cu Roma > se dee credersi agli assi di poco peso trovali
sopra e dentro le nrne , e ai ritratti virili collocati sopra di esse , che tutti hanno rasa
la barba , usanza introdotta in Roma , e verisimilmente in Italia , non prima dell' anno
454. Ed un qualche indizio di stile etrusco ne da pure 1' urna tanto celebrata , e non
ha molto descritta. Per verità fu la medesima lavorata intorno al principio del sesto seco-
lo , per cui ha un taglio , e un fregio dorico con triglifi , e con rosoni di varie foglie ,
tanto simili ad alcuni sarcofagi etruschi , che non vi corre differenza se non di grandez-
za : e chiamo dorici sì fatti ornamenti , essendo il destituivo } che dà Vitruvio all'ordine
dorico. I triglifi e le melope tanto son caratteristiche di quest' ordine , quanto le volu-
te dello jonico, o i fogliami del corintio. Quando tali ornati si trovano in opere di Etru-
schi, devon credersi una imitazione de' lavori greci \ se non vogliam mutare tutto il vo-
cabolario dell' architettura. Ne è spregievole 1' argomento che può dedursi dalle tre
ciste mistiche finora scoperte : la Kirkeriana con iscrizione latina in essa e nella pa-
tera trovata insieme : quella del Visconti con iscrizione etnisca nella patera ; la ter-
za di Byres. Elle non devono essere molto lontane dal tempo di Lucio Scipio-
ne , anche considerando il loro uso. Il personaggio che 1' urna conteneva fu bisaolo
di Scipione Affricano e console eli Roma nel 4^°* j e censore, edile, vinse e soggiogò
il Sannio e la Lucania. Sopra di questo sarcofago vedesi un busto con testa giova-
nile laureata , scolpita similmente in peperino , creduta di Ennio , il cui ritratto al
dire dell' oratore d' Arpino ornava il loro sepolcro 5 ma più probabilmente però è di
uno degli Scipioni. In alto si vedono inserite nel muro varie iscrizioni, che furono trovate
in questo sepolcro stesso } e dovendo abbandonare gli oggetti che appartengono al ve-
stibolo quadrato , altra occhiata mi sarà lecito dare al mirabile Torso descritto , cui
seppe mercè il genio del Bonarroti risvegliare la smarrita maestà della scultura , e ri-
chiamarla universalmente all'idea più signorile, più terribile, e più elegante. Laonde fu
sapientissimo avvertimento che Clemente XIV in principio delle apostoliche sue cure in-
clinasse il pensiero a far sì, che questo raro e grande esemplare della greca scultura an-
tica fosse posto nel suddetto vestibolo, a fin che tutti potessero ammirare l'egregio la-
voro , ed imitarlo in tutte le sue parti dagli alunni delle arti sorelle.
VESTIBOLO
detto
ROTONDO
\f
-LtJLediante Ja Tavola LXXXIV produco una veduta prospettica, ed a fin di dargli un
titolo , siccome il Meleagro vien di prospetto , la intitolerò veduta della rotonda del
Meleagro. Nel mezzo di questo vestibolo evvi una bellissima tazza bacellata , di gu-