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LETTERA II.

Lo studio dal vero.

Caro Lettore,

102. Io spero che col lavoro da noi compiuto insieme
fino ad ora sarai pervenuto a disegnare con risultato sod-
disfacente sia delle masse semplici e tondeggianti, come
le pietre, sia delle combinazioni complicate di forma, come
quelle delle foglie; purché queste masse o combinazioni
restino ferme mentre le copi, e non si accumulino in tale
quantità da mettere a dura prova la tua pazienza. Ma se
noi ci portassimo in campagna a disegnare un paesaggio
completo, nè l'una nè l'altra di quelle condizioni certo si
verificherebbero. Le nubi non si fermeranno mentre noi
staremo copiando i loro batuffoli od i loro frastagli; le
ombre ci sfuggiranno mentre noi cercheremo di trovarne
la forma, e neiia sua corsa continua ed impercettibile,
ciascuna iascierà di nuovo la luce là dove un momento
prima aveva posato il suo tremulo margine, avviluppando
nell'eclissi oggetti che pareva avesse lasciato salvi dal suo
potere; ed invece dei piccoli gruppi di foglie che potevamo
studiare parte per parte, malgrado che ci mettessero pur
già abbastanza nell'imbarazzo, ora abbiamo tante foglie da
non potersi numerare, come i grani della sabbia del mare,
ed altrettanto inquiete forse, come le sue spume.
 
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