e d'infamia di Noi
(tav. XXXIX, 2) '; una madre con 1 capelli sciolti e con
le mani giunte; guarda (uste il suo figlii ■ te un satellite
porta via; appresso, un secondo satellite, con la spada nella
sinistra, tiene al iifiiu» dì sfra-
cellarlo davanti ad Erode che Biede su una iella cvrulis, avvolto
nel paludamento e col ___._____________,________________
gesto
. Che
i ad 1
chiesa collegiale e parrocchiale di S. Martino a Saint-Rcroy
e venne affisso sul portale della stessa chiesa - '. Durante la
Rivoluzione fu distrutto. Se dovessimo credere al Copista,
le sculture avrebbero subito dei forti ritocchi: Erode C
diventato un re del Medioevo, con ■■ piviale -, ermellino.
giglio nella sinistra, e
la destra posata inerte
opera
dell'arte provin-
ciale,
lo mostra l'as-
senza
del distintivo
reale
Erode non ha
né se
tlrn ih- diadema.
Sul 1
tosaico teste ci-
tato,
invece, egli ha
perfino il nimbo.
Fa
riscontro l'ado-
e dei Magi: essi
:
su!
I sol-
loro doni al divino infante posto nel pre-
sepio, che l'asinelio e il bue riscaldano coll'alito e la madre
sorveglia, sedutagli accanto, presso la cui testa riluce la
stella. Tutto è di ottima conservazione.
D'un secondo esempio della strage esiste una vecchia
copia5 nel Cod.vat. lat. 9136, f. 217, che diamo afig. 183.
A tenore dell'iscrizione che accompagna la copia, il sarcofago
era « di marmo e fu trovato in una cappella antica della
dato presso dì lui porta
una specie di alabarda;
segue un carnefice, ar-
mato di una formida-
bile mazza con chiodi,
il quale ha ai piedi
un bambino morto; il
ter»), che e quello del
sarcofago di S. Massi-
mirio, gli porta un bambino vivo; il quarto mostra ta spada
a due madri, la seconda delle quali prega a mani giunte.
Sembra però più probabile che i ritocchi siano stati eseguiti
soltanto sulla copia. Ad ogni mudo l'esempio distrutto della
strage era più ricco di ligure. Anche qui faceva riscontro
all'adorazione dei Magi con la scena de! presepio, che sarà
stata in tutto simile a quella del sarcofago di 5- Mas-
CAPO II.
SCENE DELLA VITA PUBBLICA DI NOSTRO SIGNORE.
Mentre un giorno il Signore p^-eg^iava nel portico di
Salomone, i Giudei gli domandarono che dichiarasse se era
il Cristo: « Quotisene ammani nostrani tollis: si tu es Chri-
stus, die nobis palam ». Per tutta risposta, ejdi si appellò alle
Sue opere, cioè ai miracoli: ■ opera, quae ego facio in no-
mine Patria mei, haec testimonium perniile»! de me ;. I mi-
racoli dimostrarono infatti essere egli padrone della natura,
essere Dio. «Qui igitur curalionem conferì, hic et vitam, et
qui vitam, hic et incomiplcla ci ni 11 mia t plasma suum »J, di-
chiara in proposito s. Ireneo. Perciò e proprio la fede nella
sua divinila quella che il Signore esige o rileva di solito nelle
sue opere miracolose.
Fra le rappresentazioni di miracoli spiccano nell'arte fu-
neraria le'guarigioni e le risurrezioni. Cominceremo Con le
§ I. - Guarigione dei paralitici.
Gli evangelisti parlano di due guarigioni di paralitici,
ambedue strettamente collegate con la remissione dei peccati.
La prima è raccontata da Matteo, Marco e Luca, L'infermo
viene portato sul letto davanti al Cristo, per essere guarito.
Vedendone la fede, il Signore lo incoraggia: « Con fide, fili,
remittuntur tibi peccata ■■, Alla remissione dei peccati si scan-
dalìzzarono i farisei; ma per mostrar loro che è Dio, Gesù
Comanda al paralitico; ■ Surge, tulle grabatum tuum et am-
bula. Et surrc\it, et ahiit in domum suam ». Cosi s. Matteo ''.
I due altri sono più espliciti; essi notano che il guarito portò
via il letto e che lutti i presenti presero parte alla gioia della
guarigione operata: ■ tulit lectum, in quo iacebat: et abiit
in domum suam, magnificare Deum. Et stupor apprchendit