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Atti della Società di Archeologia e Belle Arti per la Provincia di Torino — 2.1878

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Claretta, Gaudenzio: I marmi scritti di Torino e Suburbio dai bassi tempi alla metà del secolo XVIII, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.11247#0385

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362

ARCHEOLOGIA E BELLE ARTI

Vili

CARMINE o BEATO AMEDEO

Il Convento di S. Maria di Piazza più non potendo
capire i Frati Carmelitani che lo abitavano da due se-
coli, due di loro immaginarono di fondarne uno nuovo,
e scelsero per costrurlo uno de' siti del novello ingran-
dimento a ponente della città. Rinviando alla storia di
Torino (1) del Cibrario chi desideri avere notizie parti-
colari in proposito, basterà qui ricordare che la costru-
zione cominciò nel 1718 sul disegno dell'architetto Gian
Giacomo Planteri, e vi fu posta la prima pietra con questa
epigrafe :

Vbi avgvsta esse desinit
Tavrinorvm Avgvsta hvc immigrat Carmelvs
Illvstrissima domina Enrieta Maria Rossillon
De Scarnafixio primam monasteri! lapidem iecit

In quanto alla chiesa, i Carmelitani ne affidarono sa-
viamente il disegno al migliore architetto che s'avesse al-
lora l'Italia, Filippo Juvara, Messinese, chiamato da Vit-
torio Amedeo II, che creollo suo primo architetto. Essa
fu cominciata nel 1732, e la pietra fondamentale posta il
di tredici maggio di quell'anno, ma senza la presenza del
Re Carlo Emanuele III, lo che noto per far vedere il
contrasto dell'epigrafe che dice così:

Ecclesiae B. Mariae Virginis de Carmelo
Primvm lapidem
Carolvs Emmanvel Rex Sardiniae
xm mai mdccxxxii

Ben disse il Cibrario, che l'ommissione del posuit, o fu
sottintesa, o lasciata a bella posta; del resto nel modo che

(1) Tomo II da pag. 222 a 244.
 
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