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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 24.1896

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Cantarelli, Luigi: Di un frammento epigrafico christiano dell' isola portuense
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https://doi.org/10.11588/diglit.13640#0076
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Di un frammento epigrafico cristiano

che la chiesa di s. Giovanni Battista sia stata bruciata dai Sara-
ceni, quando, nell' 846, vennero depredando le chiese di Roma e il
vescovo Pietro sarebbe quello sotto il quale Callisto li unì insieme
le due chiese episcopali di Porto e di Selva Candida, nel 1120
Di queste due congetture proposte dal De Suares, la seconda non è
affatto accettabile, e il De Eossi osserva assai bene che i Sara-
ceni non poterono devastare l'isola tiberina situata dentro Poma,
e incendiarne una chiesa, poiché essi, come risulta dagli scrit-
tori del tempo e specialmente da Giovanni Diacono, si limita-
rono a danneggiare i soli edifici esistenti, come la basilica di
san Pietro, fuori le mura della città (2). A questo argomento
addotto dal De Rossi ne aggiungerò due altri e som questi, che
mi pare assai difficile per non dire impossibile l'espressione
vandalica rabies sia da applicarsi ai Saraceni : nella lapide, per
designarli, si sarebbe usato un termine conforme a quello che
trovo adoperato in una bolla del pontefice Sergio III del 23
Maggio 905, in cui appunto rammenta la desolazione che alla
chiesa episcopale di Selva Candida fu cagionata a nepliandnsima
Sarracenorum gente (3). Di più la chiesa di s. Giovanni Bat-
tista arsa nell' 846, sarebbe stata restaurata dal vescovo Pietro II
fra il 1106 e il 1120, mentre, da una iscrizione incisa sulla fronte
di un sarcofago che si trova nel palazzo lateranense, noi rica-
viamo che Formoso, il quale fu vescovo di Porto dall' 846 all'876,
e poi divenne papa, trasferì in quella chiesa alcune reliquie di
martiri ostiensi (4), e la chiesa stessa è ricordata come esistente,

(JJ Ciò risulta da una bolla di Gregorio IX del 2 agosto 1236, nella
quale è menzionato il privilegium di Calisto II che unì le due chiese
(Ughelli, Italia sacra, I, 130). Cf. Potthast, Regesta, I, p. 868, n. 10217 ;
Cristofori, Storia dei Cardinali, I, 10 ; Gams, op. cit., p IX.

(2) Chron. Episc. S. Neap. Eccl. (Muratori, E, I. Scrip. I, 2, p. 315):
Africani.... Romani supervenerunt atque.... Ecclesias Apostolorum, et cuncta,
quae extrinsecus repererunt, Ivgenda pernicie et horribili captivitate
diripuerunt. Cf. Muratori, Annali d'Italia (a. 846), Milano, 1838, II, 419.

(3) Marini, Papiri Diplomatici, p. 32.

(4) Grut. 1053,6: Hic requiescunt corpora sanctor(um) martyrum Hi-
polyti, Taurini, Herculiani, atquc lohannis Calibitis. Formosus episcopus
condidit. Cf. De Eossi, Bull. Crisi., 1866, p. 49.
 
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