Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma (40.1912)

destra. Questo adattamento artificiale, di cui non s'indovina la
ragione nè il tempo, e la patina del bronzo, danno affidamento
di autenticità.

Esso comprende soltanto una porzione del lato sinistro della
tavoletta rettangolare sulla quale era inciso il documento; però
conserva i nomi di entrambi i contraenti ; essendo ovvio che in-
nanzi a Iuliae Assuritanae (v. 6) si debba supplire colonia. Si
tratta dunque di un contratto di hospitium tra una colonia ed
un cittadino romano; e non soltanto per il contenuto, ma anche
per la situazione geografica della colonia stessa si connette ad
un gruppo, se non molto numeroso, certo importante, d'iscri-
zioni. Infatti la maggior parte dei documenti riguardanti questa
forma di hospitium, ove si prescinda dai pochi provenienti dalla
Spagna ('), si riferiscono, come il presente, a città africane (2);
il che dimostra la diffusione dell' istituto in quella provincia e
la sua persistente vitalità dagli ultimi tempi della Eepubblica
fino al Basso Impero.

Sulla scorta di questi esemplari, per lo più integralmente
conservati, riesce facile di ricostruire il testo del documento preso
in esame. Due lacune però non si possono colmare: i nomi dei
consoli, perchè, come vedremo, le congetture sulla data di questo
contratto non conducono che a risultati approssimativi ; ed i nomi
dei legati dei quali è incerto anche il numero, oscillante nelle
epigrafi.

L'iscrizione si può dunque restituire nella seguente forma,
tenendo presente che all'indicazione dell'anno consolare a volte
seguiva, a volte no, la data precisa del giorno in cui era stato
concluso il patto di ospitalità:

(!) GII. II 2958, 2960, 5792.

(s) GII. V 4919 a 4922; VI 1684, 1685, 1688, 1689; Vili 68, 69,
10525.