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Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma — 40.1912

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Cantarelli, Luigi: Gli utricularii
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https://doi.org/10.11588/diglit.14882#0242
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inali. Orbene, se gli utricularii fossero stati semplicemente una
specie di uautae. è possibile che ad essi si rivolgessero i mer-
canti di vino, di olio, i sonatori, i medici, per avere gli otri
necessari alla loro arte o professione? Non è più verosimile
che tutte queste arti od industrie ricorressero ad una corpo-
razione indipendente e speciale, agli utricularii, i cui collegi
dovevano essere numerosi a cagione delle molteplici applicazioni
dei loro prodotti? Il ragionamento del Boissieu, a prima giunta,
sembra affatto incensurabile, ma, esaminato un po' a fondo, pa-
lesa subito i suoi difetti. E difatti è vero che numerose erano
le applicazioni degli otri, che le città della Gallia, Lione. Vienna,
Nìmes, Arles. ove esistevano le corporazioni degli utricularii,
erano regioni vinicole e situate in riva a fiumi sui quali fioriva,
allora, il commercio e il trasporto dei vini; gli utricularii però
non sono menzionati soltanto nelle iscrizioni della Gallia, ma,
come ho detto, ancora in due lapidi della Dacia la quale non era
regione vinicola. Nella Pannonia e uella Mesia, invece, ove, per
testimonianza di Eutropio, IX, 17 e di Aurelio Vittore, Caes., 37,
fioriva la coltura della vite (1), gli utricularii non sono affatto
nominati, mentre il loro collegio avrebbe dovuto esistervi, se
fosse vera l'ipotesi del Boissieu; e non esistevano nemmeno in
Italia, ove pure gli otri erano adoperati per il trasporto del vino
e dell'olio, come si ricava dalle fonti letterarie e figurate (2).

Nella Gallia, poi, un monumento scoperto da qualche anno,
e da poco pubblicato dal signor Marco Deydier nel Bull, ar-
chéolog. du comité des travaux historiques et scientifiques 1912,
pag. 3 e seg.. dimostra che gli otri non avevano simile applica-
ci 11 Voig-t, rendendo conto del mio primo scritto nello Jahresb.
ùber Alteri, del Bursian XL (1884), '255, volendo provare che la mia obie-
zione alla ipotesi del Boissieu, desunta dalle lapidi della Dacia, aveva
poco valore, mi opponeva appunto i due passi di Eutropio e di Aurelio
Vittore, mentre questi confermano anzi la mia tesi.

(2) Marquardt. Róm. Privatleben*. II, pag. 258, n. 4; Manzi, La vi-
ticultura presso i Romani, pag. 144.
 
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