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Gesellschaft für Vervielfältigende Kunst [Hrsg.]
Die Graphischen Künste — N.F. 4.1939

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Seyler, Alfred: Neues zu Gerard Janssen
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Calabi, Augusto: Note su G. B. Tiepolo Incisore
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https://doi.org/10.11588/diglit.6339#0011
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der üblichen Art graphischer Tiefdrucke bestimmt waren. Sie scheinen überhaupt nicht als
Werke der Graphik im engeren Sinne gewertet werden zu dürfen, trotz teilweiser Verwendung
der Radiernadel. Hiefür sprechen auch noch andere Argumente: einmal die auf allen Blättern
durchweg in Spiegelschrift auftretende Signatur, die nicht in der Form eines handschriftlich
flüchtigen Namenszuges, sondern mehrfach in kalligraphisch schönem Ductus angebracht ist,
sichtlich darauf berechnet, sogleich ins Auge zu fallen — sodann die scharfen Ecken der Platten,
die nicht in gewohnter Weise abgerundet sind und daher beim Druck fast unausbleiblich das
Papier beschädigen.

Über der ursprünglichen Verwendungsart der Platten liegt vorerst noch Dunkel. Der schmale
einfassende Randstreifen, der nicht facettenartig abgeschrägt ist, könnte auf ein Einlassen in
irgendeine Umrahmung hindeuten. Die vertieften Stellen, insbesondere die breiten Partien des
Grundes, waren — wenn man sich nicht mit einfacher Schattenwirkung bei schrägem Einfall
des Lichtes begnügte — vielleicht durch eine auf chemischem Weg erzielte leichte Tönung ab-
gesetzt gegen die blanken Flächen von Landschaft und Staffage, die schon aus diesem Grunde
unbedingt einer Belebung durch die Radiernadel bedurften. In diesem Falle mußte die emp-
findliche Metalloberfläche durch irgendwelche Imprägnierung gegen atmosphärische Einwir-
kungen, mit anderen Worten gegen den Rost, geschützt werden.

Zu weiteren Vergleichen steht mir im Augenblick lediglich ein Abzug von Bl. 2 von 1718 zur
Verfügung, der jene oben geäußerten Vermutungen nur zu bestätigen scheint — ich zweifle
nicht, daß eine Prüfung auch der anderen Drucke das gleiche Ergebnis zeitigen wird.

Die technisch nur mit Schwierigkeiten zu bewerkstelligenden Abdrucke der neuen Platten
verdanke ich dem Münchener Graphiker Franz Doli.

AUGUSTO CALABI / NOTE SU G. B. TIEPÖLO INCISORE

I

La data probabile della prima edizione fatta dal Lovisa del Gran Teatro di Venezia e del
1717, la data di nascita di Giovan Battista Tiepolo e il 1696. La collaborazione di questi a quella
grossa raccolta ditavole e quindi certamente della sua prima giovinezza; e testimonia della preco-
citä della sua fama il modo con cui la collaborazione e stata pubblicamente annunciata.

Nelle tavole riproducenti la Manna nel deserto del Salviati, l'Assunta del Tintoretto, la
Decollazione di S. Cristoforo del Tintoretto, la Vittoria del Cornaro sui Tedeschi del Bassano,
e scritto che ,,Gio Batta", o ,,Zambattista Tiepolo delineö" e „Andrea Zucchi sculpsit".

Poiche ciö significa che la riduzione in piccolo, la trascrizione in scala monocromatica dei
grandi dipinti fu compiuta da Tiepolo, e che lo Zucchi incise il suo rame partendo dal disegno
del Tiepolo e non dal dipinto originale, e naturale che cerchiamo di vedere se tale collaborazione
ha portato a dei risultati particolarmente notevoli.

Confrontiamo ognuna di queste quattro tavole con altra riproducente un dipinto dello stesso
pittore, incisa dallo stesso Zucchi, ma con disegni riduttori di altro disegnatore; e converra
scegliere il Silvestro Manaigo, che ha fatto i disegni per 37 tavole su un totale di 57.

Dato il grande formato delle incisioni, non riproduco qui che l'ingrandimento a due diametri
di qualche particolare, che credo perö ben sufficiente a mostrare la differenza di qualitä del
disegno, inteso nel senso di delineazione dei contorni delle forme (fig. 1 e 2, 5 e 6) come di
formazione della modellatura (fig. 1 e 2, 7 e 8), la differenza della sensibilitä alla prospettiva
aerea nei diversi piani della composizione (fig. 3 e 4), ed in generale la differenza enorme di
risultato, ottimo in una serie (Tiepolo, figure dispari) meschino nell'altra (Manaigo, figure pari).

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