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IL LA STORIA DI LUCREZIA E LA FLORENTINA LIBERTAS

Che cosa significa infatti essere
fiorentino, se non essere -per natura
e -per legge cittadino romano
Coluccio Salutati, Invettiva contro
Antonio Loschi1

A cavalllo del Medioevo e Rinascimento furono dipinti a Firenze numerosi
cassoni raffiguranti la Storia di Lucrezia romana, che finora non sono stati studiati
a fondo. Suddetti pezzi, anche se ovviamente creati sull'Arno negli anni attorno
al 1400, continuano ancora oggi ad essere considerati veronesi o napoletani e di
solito datati dopo il 1430. Nel presente capitolo saranno considerati tutti i più
antichi cassoni fiorentini con la storia della famosa eroina romana, in gran parte
collegati con il Maestro di Ladislao (o Carlo) d'Angiò Durazzo, in questa sede
nominato il Maestro della presa di Napoli.

La Storia di Lucrezia è tra le leggende romane più conosciute e costituisce uno
dei topoi della civiltà occidentale; dall'età di Augusto fino ai tempi moderni
è stata sempre raccontata in vari modi, ma di solito senza allontanarsi molto dal
canone istituito da Tito Livio2. Nel primo libro del suo Ab urbe condita Livio
racconta la storia dell'eroina romana nel modo seguente3. Nel 509 a.C. il re di
Roma, Tarquinio il Superbo assediò con il suo esercito l'antica città di Rutuli.
Durante una cena nella tenda dei suoi figli il discorso cadde sull'onestà delle
spose. Ispirati da Collatino, convinto che sua moglie Lucrezia superasse tutte le
altre, decisero di andare a Roma e a Collazio. Lucrezia si mostrò ancora più degna
di lode: mentre le giovani nuore del re erano occupate in giochi, ella filava la lana
con le sue serve. Trionfante, Collatino organizzò una festa durante la quale Sesto,
uno dei figli del re Tarquinio, colpito dalla bellezza e dalla virtù di Lucrezia,
decise di conquistarla con la forza. Qualche giorno dopo Sesto tornò a Collazio
accolto cortesemente senza alcun sospetto. Durante la notte si introdusse nella
stanza di Lucrezia, minacciò di ucciderla insieme con un suo servo e di accusarla
come adultera, riuscendo a sedurla con il terrore. Lucrezia chiamò subito il padre
e il marito chiedendo che venissero soli con i due amici Publio Valerio e Lucio

1 Coluccio Salutati, in: Prosatori latini del Quattrocento, 1952, pp. 32-33.

2 Cfr. Galinsky, 1932; De Tervarent, 1946, pp. 72-75; Donaldson, 1982; Jed, 1987, pp. 209-226; idem,
1989. Si veda anche Voigt, 1883 pp. 1-36.

3 Ab urbe condita, I, 57-59; Storie, di Tito Livio, 1987, pp. 258-269 (testo latino a fronte).
 
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