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V. MELEAGRO, DIANA E ATTEONE

Amatorum venationem numquam
considerasse videris?
Platone, Sofista, 222d*

Haec tibi non tenues veniet delapsa per auras:
Quaerenda est oculis opta puella tuis.
Scit bene venator cervis ubi retta tendat,
Scit bene qua frendes valle moretur aper;
Aucupibus noti frutices; qui sustinet hamos,
Novit quare multo pisce natentur aquae;
Tu quoque, materiam longo qui quaeris amori,

Ante frequens quo sit disce puella loco.
Ovidio, Ars amatoria, I, 43-502.

Dal 1952, il Museo Nazionale di Varsavia è in possesso del fronte dipinto di un
forziere o cassone, rimasto finora inedito (tavv. 48a, 50, 56). Il dipinto,
sicuramente trasferito dal legno su tela nell'Ottocento e, nella circostanza,
ampiamente rielaborato e completato, faceva parte di uno dei più interessanti
cassoni istoriati del primo Rinascimento. Propone infatti, uno accanto all'altro,
due motivi mitologici, la Caccia al cinghiale di Caledonia e la Storia di Atteone,
contornati da altre scene venatorie3. Nel dipinto di Varsavia i soggetti mitologici,
pur esposti in una formula tutt'altro che antichizzante, risultano più facilmente
leggibili che su altri cassoni e, fin dal primo riferimento, in una pubblicazione di
Jan Bialostocki del 1955, furono correttamente interpretati. Lo studioso postulò
giustamente la provenienza toscana del dipinto, da allora ripetutamente
menzionato in diversi studi4. Il catalogo della mostra della pittura italiana del Tre
e Quattrocento (Cracovia, 1961) riporta il parere (verbale o epistolare) di Federico
Zeri, il quale individuò nel dipinto un'opera fiorentina databile intorno al 14205.
Il primo - e finora unico - studio approfondito del cassone varsaviano, fu pubblicato

1 Platonis opera, Venetiis 1517 (traduzione di Marsilio Ficino).

2 Ovid, 1962, p. 14. Per un volgarizzamento trecentesco si veda l'Appendice, III, 1.

3 Skubiszewska, in: Bialostocki, Skubiszewska, 1979, no. 73, pp. 102-104. Il dipinto ha il numero:
MNW, 158656. Ringrazio Antoni Ziemba per la possibilità di esaminarlo.

4 Bialostocki, 1955, pp. 16 e 92, fig. 3; idem, 1964, p. 68; idem e Michatkowa, 1960, pp. 274 e 331,
fig. 1. In quest'ultimo articolo il Bialostocki ha pensato anche alla scuola veronese.

5 Michatkowa, in: Bialostocki et ahi, 1961, no. 47.
 
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