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JERZY MIZIOLEK

e il suo stato di conservazione non permette l'attribuzione sicura al Nostro
maestro (tav. 12)36. In questo caso la storia si svolge in fregio continuo con una
cornice a pastiglia dorata con un motivo trilobato sia in alto sia in basso. Anche
qui è raffigurata la prima parte della storia dal momento in cui viene presa la
decisione di compiere il viaggio a Roma, fino all'irruzione di Sesto nella camera
di Lucrezia e l'aggresione. Le vesti dei protagonisti, specie di Lucrezia, con il
colletto piegato all'infuori del tutto caratteristico, indicano il primo decennio del
Quattrocento come epoca di esecuzione dell'opera.

Giova menzionare qui ancora un fronte di cassone conservata al Metropolitan
Museum of Art di New York che finora, stranamente, si è creduto mostrasse
tre scene di virtù muliebri, mentre noi riteniamo che illustri chiaramente
gli episodi della Storia de Lucrezia, dal banchetto sino alla scena della violenza
da parte di Sesto (tav. 9)37. Inoltre, quasi al margine destro, vi è la stessa
Lucrezia che detta le lettere secondo le Gesta romanorum, al marito e padre. È la
stessa scena che avevamo incontrato nei quattro cassoni quasi identici,
menzionati, poc'anzi raffiguranti la seconda parte della storia dell'eroina romana.
Questo dipinto si distingue dagli altri perché l'episodio centrale non sembra
avere altre attestazioni finora note. All'interno di un edificio con le volte ad archi
acuti, come in una chiesa, vi è una donna che tiene in grembo un bambino.
All'esterno vediamo un cavaliere con un piccolo seguito che si rivolge a lei. Pur
distaccandosi dalla tradizione figurativa della Storia di Lucrezia, la scena trova una
giustificazione proprio nella popolarissima Declamatio Lucretiae del cancelliere
Salutati che, per bocca del padre dell'eroina, parla expressis verbis di Lucrezia
come madre:

Non render vedovo, o Lucrezia, tuo marito, non privar della figlia
tuo padre, non strappare la madre ai tuoi figli....Violato è il corpo,
ma integra l'anima?*

Come risulta dal materiale presentato finora, la Storia di Lucrezia fu
raffigurata a Firenze in diversi modi e la prima deca di Livio non
rappresentòla sola fonte.

36 Barbanti ni, 1940, fig. 191 con una ampia didascalia. Si veda anche Tinti, 1928, tav. XCI;
Angelelli e De Marchi, 1991, no. 47, p. 37. Questo cassone, un tempo nella Collezione Gualini
a Genova, poi nel Castello di Monselice e ora nella Collezione Cini si trova nell'elenco delle opere
del Nostro compilato da Fahy, 1994, p. 242. Sembra pert, che questo pezzo non sia stato dipinto da
questo maestro.

37 Zeri e Gardner, 1971, p. 60 sg., dove leggiamo tra l'altro: the style is that oflate Gothic Fiorentine
painting, recalling partiadarly the late followers of Agnolo Caddi and the Gerini. It was probably painted about
1410; Baetjer, 1995, p. 16.

38 Declamatio Lucretiae, in Jed, 1989, p. 146; Menestò, 1971, p. 68. Sulla diffusione di questo scritto
del cancelliere si vedano le note 83 e 84 infra.
 
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