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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 7.1898

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Napoli nobilissima. Rivista di topografia ed arte napoletana. Fasc. IX
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https://doi.org/10.11588/diglit.70010#0168

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I52

NAPOLI NOBILISSIMA

mente delicati e intelletti comprensivi. Ma a noi importa notare, per
l’argomento della nostra Rivista, che lo scritto dell’Arabia contiene
molte notizie sulla storia della chiesetta e sulla tomba del Leopardi.
*
* *
Vincenzo Fontanarosa, in un articolo pubblicato nel num. 380
dell’/ta/L Marinara, anno Vili, parla dei Bagni reali di novant’anni fa,
aggiungendo qualche aneddoto alla parte degli articoli del nostro Del
Pezzo, che riguarda i siti reali della Favorita e di Portici al tempo
murattiano.
*
* *
Nella rivista Lady* realrn, fascicolo di agosto 1898, il signor Dou-
glas Sladen scrive un articolo col titolo The romance of Nelson, su-
gli amori di Nelson e di Emma Lyons. Apprendiamo da esso che la
Lyons era « una delle più belle e graziose donne della Storia, e pos-
sedeva immaginazione, ardimento ed abilità quasi eroiche »(!). Il si-
gnor Douglas Sladen sembra che abbia scritto un romanzo sull’argo-
mento, che noi ci guarderemo bene dal leggere. L’articoletto di cui
parliamo è accompagnato da quattro incisioni. La prima è il Palazzo di
Lady Hamilton a Napoli, quartiere generale di Nelson, il palazzo Sessa
presso Cappella vecchia, che non sappiamo donde il signor Douglas
Sladen abbia cavato esser la casa dell’Hamilton. Egli indica perfino
secondo la tradizione la stanza occupata dal Nelson; e dice che la
villa dell’Hamilton a Posilipo (villa Emma) doveva essere la villa Ren-
dei. La seconda incisione è un ritratto della Lyons, che è dato come
di Angelica Kaufmann, e come ultimo ritratto della eroina, ma non è
della Kaufmann, e di Emma vi sono molti altri ritratti posteriori che
la rappresentano grassa e invecchiata. La terza incisione è un comu-
nissimo ritratto di Nelson; e la quarta è il ritratto del signor Douglas
Sladen, autore delle cinque pagine dell’articoletto.
*
* #
Anton Giulio Barrili ha pubblicato negli Atti della Società ligure
di Storia Patria (voi. XXIX, fase. I, Genova, tip. Sordomuti 1898) i
Viaggi di Gian Vincenzo Imperiali. Questo patrizio genovese, poeta a
tempo perso, aumentò colla mercatura le avite ricchezze e comprò nel
regno di Napoli nel 1635 il feudo di S. Angelo dei Lombardi. Ebbe
vari uffici nella sua patria e la rappresentò con diverse ambascerie
negli altri Stati. Alcuni dei suoi viaggi furono fatti con questo scopo,
altri per semplice diporto e di tutti egli soleva serbar memorie scritte.
Fu a Napoli nel 1609, nel 1628 e nel 1632-35. Tra i viaggi ora pub-
blicati dal Barrili non vi è la relazione di quest’ultimo, che è com-
presa nel giornale tuttora inedito dell’imperiale: vi sono quelle dei
viaggi del 1609 e del 1628. Nell’ultima si dà più che altro l’itine-
rario percorso dall’imperiale, e ben poche notizie per la descrizione
di Napoli possono ricavarsi dall’altra che riguarda il viaggio del 1609.
Essa fu scritta dal medico Giavan Giacomo Rossano, che fu compa-
gno quella volta dell’imperiale e che ebbe cura principalmente di ser-
bar esatto notamente dei pranzi omerici ai quali furono invitati. Il si-
gnor Bonifacio Nazello, fra gli altri, ne offrì uno « tanto abbondevole
di pasticci così all’inglese come all’italica usanza, che per cinquanta
persone sarebbe a sufficienza bastato ». Non meno sontuosi furono i
pranzi dei Teatini, i quali in riconoscenza dell’« ineffabile amore »
che loro portava il casato Imperiale, avevano ospitato i due genovesi
« in due superbiose stanze d’orrevoli fornimenti guarnite » del con-
vento di S. Paolo. Rossano rimaneva stupito della « soverchia abbon-
danza delle vivande inzuccherate e le innumerabili guise di conserve,
e la strana foggia d’insalate che si videro in tavola di giorno in
giorno migliorate. » Tra le torte trovava preferibile quella chiamata
pizzo di dama. Nel convito ai santi apostoli servirono a tavola da cop-

pieri e da paggi ventiquattro chierici, tutti « cavalieri di seggio ». Così
pure a S. Maria degli Angeli dove furono gustate ed apprezzate mag-
giormente due specie di vivande: « la prima certi fichi brugiotti e
prune saporite per esser fuori di stagione tenute meravigliose (si era
in novembre) » e poi alquanti piatti genovesi « fatti per mano delle
più belle, gentili e non meno graziose ed onorevoli dame nella nostra
città nate e nutrite, che per avventura in Napoli facevano stanza. »
Altri banchetti ebbero luogo in onore dell’imperiale in casa di Stefano
Cattaneo, di G. B. de Sopranis, del Vescovo di Bovino D. Paolo To-
losa, e del cugino Marchese Imperiale. Questi volle accompagnarlo in
una gita pei campi flegrei al lago di Averno, alla grotta della Sibilla
e alla Solfatara: dopo aver desinato a Pozzuoli, nel palazzo fabbricato
da D. Pietro di Toledo, si tornò a Napoli in feluca.
Il Rossano si scusa di non parlare dei monumenti che non potè
osservare convenientemente giacché su tredici giorni di dimora in dieci
piovve dirottamente. Delle strade « la più parfetta è strada Toledo;
la più fornita l’incoronata; la più larga la via Carbonara; la più lunga
quella di Seggio di Nido; la più antica la strada Capuana, e quella
dell’olmo la più popolata. » Belle le piazze dell’olmo e del Castello,
« ma senza fine e sopravanza quella del Mercato ». Parlando di
Poggioreale segna una notizia, non data che io sappia da altri. Dopo
aver descritta la strada « dritta di alberi altissimi ornata di sette
bellissime fontane arricchita » e aver notato che di là passa « sotto
un angusto letto tutta l’acqua che in Napoli abbonda e in diversi suoi
giardini » alimenta ruscelli, « l’erbette verdi e i fiori freschi mante-
nendo » afferma che « questa deliziosa stanza dei Gesuiti per far pe-
nitenza ne’ studi a Filippo II di Spagna re possente fu domandata;
ma quel signore pietoso non volle in conto veruno macerarli di tante
astinenze! »
*
* *
Il Canonico Luigi Mansi ha pubblicato una Illustrazione dei prin-
cipali monumenti di arte e di storia del versante Amalfitano (Roma, tip.
Bertero, 1898, pag. 74 in 16.0 con 42 zincotipie). Vi si descrivono i
monumenti di Cetara, Maiori, Tramonti, Minori, Ravello, Scala, Atrani,
Amalfi, Conca, Furore, Praiano, Vettica maggiore, e Positano, e può
servire di guida a chi si rechi a visitare queirincantevole gruppo di
paesi. Non tutte le attribuzioni artistiche sono esatte: andrebbero ri-
viste specialmente quelle che riguardano Andrea Sabatini, Antonio So-
lario, Marco da Siena, ecc. Il Mansi toglie dal Camera la notizia che
l’Annunziazione dalla parrocchia di Minuta fu dipinta nel 1471 da Gia-
como de Pansco di Praiano; ma l’incisione che ne dà a pag. 53 mo-
stra evidentemente che quel quadro è posteriore di circa due secoli.
Nè il pulpito di S. Giovanni del Toro, contemporaneo dell’ambone
dell’Epistola dell’ex-cattedrale di Ravello (fine dell’XI o principio del
XII secolo) può essere opera di Alfano da Termoli che fu un mediocre
scultore del secolo XV. Sarebbe opportuno inoltre correggere alcuni
errori di storia dell’arte; non è gotico lo stile del campanile di Scala e
dell’atrio della cattedrale di Amalfi; non era di Ravello ma di Foggia
lo scultore del pulpito di Ravello, Nicola figlio di Bartolomeo da Foggia
(autore come è notissimo della bella porta che rimane del palazzo di
Federico II in quella città); Gian Bernardo Lama non morì nel 1579,
egli lavorò fin agli ultimi anni di quel secolo, e nel 1594 firmò una
tavola che si conserva nella cattedrale di Solofra.
Don Ferrante.
 
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