apoli nobilissima
RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
Voi. VII.
Fasc. XI.
ISCRIZIONI DELL’EDILIZIO
DEL MUSEO DI NAPOLI
esposte nel chiostro di S. Martino
Le raccolte del Museo Nazionale di S. Martino s’ini-
ziano dal primo Chiostro della Certosa, eh’ è quello comu-
nemente detto « dei Procuratori!1). » Ivi, e nell’androne
eh’ è di fronte, sono collocati i marmi.
Pochi giorni dopo che il Prof. Vittorio Spinazzola venne
assunto alla direzione di questo Museo, imprese a riordi-
narlo, e mi affidò l’incarico di compilare il catalogo dei
marmi, non mai fatto finora. I primi, in numero di cento,
vennero mandati in S. Martino, dai depositi del Museo
di Napoli, nel settembre del 1878 (2 3 4). Seguirono, ad inter-
tervalli di anni, altre spedizioni (3).
Messomi al lavoro, alquanto arduo, poi che poco o
nulla risulta dallo archivio dell’ Istituto e dagli inventari!
circa la primitiva provenienza di quei marmi (4), mi sono
imbattuto in alcuni stemmi ed iscrizioni, collocati pei varii
lati del Chiostro e dell’ Androne, che pur formarono in
origine un tutto solo, come quelli che appartenevano al
medesimo edilizio, e sono di non poco interesse per la
storia della sua fondazione e delle sue vicende.
(1) Tufari (Raffaele), La Certosa di S. Martino, pag. in.
(2) Archivio del Museo Nazionale di S. Martino, C. 3. Nota Mi-
nisteriale, 21 giugno 1878, n. 1338.
(3) Le immissioni dei marmi portano le date seguenti: dal num.
d’inv. 2486 al n. 2586, 30 settembre 1878; dal n. 2662 al n. 2669,
4 dicembre 1879; dal n. 2753 al 2757, i.° dicembre 1880; dal
n. 4886 al n. 4898, 8 agosto 1888; dal n. 5030 al n. 5050, 23 feb-
braio 1889; il n. 5462, 7 ottobre 1893.
(4) Negli inventari!, compilati dal personale subalterno, senza al-
cuna norma scientifica, solo di pochi marmi risulta la provenienza, e
son descritti in modo, diciam così, rudimentale: per esempio, l’arma
di casa Brancaccio del Vescovo ch’è: d’azzurro a sei branche di leone
d’oro, moventi dai lati dello scudo, divise da un palo d’argento, caricate
da quattro punte di rosso, è blasonata invece così: scudo ovale in mar-
mo: in mezzo evvi un candeliere. La lapide sepolcrale del milite Fran-
cesco de Loffredo, tutto coverto della sua armatura, è descritta: Co-
verchio di tomba in marmo bianco su cui a contorni incisi è figura di
monaca morta. Così, su per giù, sono illustrati gli altri marmi.
Il primo gruppo, composto di una iscrizione e due
stemmi, porta i numeri d’inventario: 2532-2564-2583.
Il marmo, che contiene l’iscrizione seguente, misura
metri 1,09 X 2,39 e sta sotto il num. 2532.
PHILIPPO II, CATHOLICO INVICTISSIMO HISPANIARUM
ET UTRIUSQ. SICILIAE REGE
DON PETRUS GIRON OSSUNIENSIUM DUX AC URENATUM
COMES NEAPOLI PROREX EQUILE AB ARAGONIAE REGIBUS
AD SEBETHI OSTIA ERECTUM AD VITANDAS ASSIDUORUM
AUSTRORUM INIURIAS OBQ. VICINAS PALUDES AERIS
INCLEMENTIAM ET NE LONGE A PALATIO HIPPODROMUS
DISTARET ID PROBANTE DON DIEGO DE CORDUBA PRIMO
REGIORUM STABULORUM PRAEFECTO AD LOCUM HUNC
SALUBRIORIS AURAE TRADUCENDUM CURAVIT
AN. DNI M D LXXXVI (■).
Sotto il numero d’inventario 2564 sta uno stemma in
marmo che misura m. 1,23 X 0,80.
È 1’ arma di don Pietro Giron, seniore, Duca d’Ossuna
e conte d’Urena, che fu Viceré di Napoli dal 1582 al 1586.
Questo stemma si descrive così:
Giron: Semipartito spaccato. Nel 1.° di Castiglia, nel 2.° di
Leon, nel 3." spaccato inchiavato di oro e di rosso. Bordura
scaccata di rosso e di oro caricata di cinque scudetti d’azzurro
sopraccaricati ognuno di cinque besanti d’argento f2).
(1) Questa iscrizione è riportata dal Parrino (Teatro eroico, voi. I,
pagg. 346-347) nello scorretto modo che segue:
POHILIPP SECONDO CATHOLICO, INVICTISSIMO HISPANIARUM, ET UTRIU-
SQUE SICILIAE REGE.
D. PETRUS GIRON OSSUNIENSUM DUX, ET URINATUM COMES NEAP. PRO-
REX, CUBILE AB ARAGONIAE REGIBUS AD SEBETHI OSTIA ERECTUM,
AD VITANDAS ASSIDUORUM ASTRORUM INIURIAS, OBQUE VICINAS
PALUDES, UT AERIS INCLEMENTIA LONGE À PALATIO HYPODROMUS DI-
STARET, OPERANTE D. DIDACO DE CORDUBA PRIMO REGIORUM STA-
BULORUM PRAEFECTO, LOCUM
HUNC SALUBRIORI AERI TRADUCENDUM CURAVIT. ANNO DOMINI MDLXXXVI.
Anche il Lasena (Dell’antico Ginnasio napoletano) la riporta difforme
dall’originale. Il Sarnelli, il Parrino (Guida), il Celano, il Nobile,
il Barrionuevo, il Chiarini, nelle opere che verrò notando, non la
riportano.
(2) Dei Giron, duchi di Ossuna, che furono anche ascritti al se-
dile di Nido in persona di questo Viceré, oltre tutti i patrii autori, di-
cono, descrivendone anche l’arma, i seguenti nobiliari spagnuoli: Avi-
les (D. José de), voi. I, pag. 240; e II, 206-286. Salazar y Castro