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NAPOLI NOBILISSIMA
Isidoro de Tarrascon y Permalosa, forse congiunto al
capitano D. Tommaso, era nel 1702 castellano della for-
tezza; ed aveva alla sua dipendenza un tenente a nome
Francesco Bresmes, tre artiglieri, 13 soldati, un tambur-
rino, ed il muniziere (x), al quale, il 21 novembre di quel-
l’anno, erano pagati due. 150 in conto di due. 285 per
spese fatte « per le luminarie per l’acclamazione del Re,
« N. S. (Filippo 5-°), arrivo di S. M. in questa città, sua
« entrata publica, buoni successi in Lombardia e vittoria
« ottenuta contro le armi imperiali » (1 2 3 4 5).
In quell’anno nuovi restauri furono fatti al castello, nel
quale importanti lavori non trascuraronsi ancora in ap-
presso. Nel 1709 vi era destinato Governatore il tenente
colonnello conte Prampero (3), dal quale dipendeva come
aggottante l’alfiere riformato D. Manuel de Robledo, che
dal 16 luglio 1707, aveva cominciato « a servire in d.°
« castello » con la paga di 12 scudi al mese (4). Il Ro-
bledo esercitava ancora l’ufficio suo nel 1712, quando,
successo al Prampero, troviamo castellano del forte D. Gia-
como Capecelatro (5), che vi era ancora nel 1715, rice-
vendo per stipendio annui due. 720 (6 7).
Nell’anno 1733 era castellano il colonnello di cavalle-
ria D. Filippo Villana y Miglios, ricordato pure nel gen-
naio dell’anno seguente (7).
Entrate il io aprile del 1733 le milizie di Carlo di
Borbone in Napoli, il 30 dello stesso mese si cominciava
a costruire sulle vette di Pizzofalcone, dal luogotenente
generale conte di Charny, la trincea dalla quale si doveva
battere il castello. Non pertanto gli alemanni rinchiusi nel
forte, non tralasciavano con continuato sparo di difendersi,
ed impedirono per 24 ore « il perfezionamento della trin-
« cea ». Ma il 3 maggio, compiute le opere di offesa, si
cominciò il fuoco contro la fortezza di una batteria for-
mata da cinque cannoni e due mortai, che durò per otto
ore. Apertasi una breccia, il comandante non potendo ol-
tre sostenersi, chiamava a consiglio gli ufficiali dello scarso
presidio; i quali, risolvendo d’arrendersi prigionieri di
guerra, ebbero concesso, uscendo dal forte « di portar la
(1) Dipendenze della Sommaria. Esito fatto a 3 marzo 1702.
(2) Ivi, Conto di Antonio Sabatino pagatore delle Regie Castelle, etc.,
dal 1.0 gennaio 1702 a tutto dicembre.
(3) Ivi, Conto d’esito fatto nell’anno 1709. Dal doc. si ritrae pure
che furono pagati due. 40 al muniziere Nicola Criscienzo « per le lu-
« minarie fatte in d.° castello nelle notti 1 e 2 agosto 1707 per l’ac-
« clamazione di S. M. Carlo III».
(4) Ri.
(5) Ivi, Conto d’esito del 1712.
(6) Ivi, Conto d’esito del 17/5. Il 2 marzo 1729 l’alfiere D. Gioac-
chino de Salazar era nominato al posto di aiutante nel Castello dell’Ovo
in luogo del defunto alfiere D. Tommaso Martelli. Il Salazar nel 1732,
ritornato al suo reggimento, fu sostituito in quell’ufficio dall’alfiere
D. Urbano Innocenti. Comunicazione del mio amico cav. Lorenzo Sa-
lazar.
(7) Cedole di Tesoreria, voi. 582, fol. 120. Cfr. anche fol. 1571.
« spada e bastone », ed ancora « poter liberi per lo di-
« stretto tutto della città di Napoli camminare », mentre
ai soldati permettevasi « di condursi il proprio bagaglio ».
E nel seguente giorno, usciti gli alemanni dal forte, vi
entrarono « colle debite formalità militari » gli spagnuoli
a prenderne possesso (J).
Carlo di Borbone, che il 18 maggio s’era recato in Ca-
stelnuovo « ove osservò a minuto e con piacere quella
« sua reai residenza », si recava pure il giorno dopo nel
Castello dell’Ovo. Ivi, vivamente acclamato « dall’uffizia-
« lità e vassallaggio », fu salutato « nell’ingresso ed uscita »
da ripetute salve delle artiglierie del forte (2).
Non saprei dire, però, quando cominciassero i restauri
al castello pei danni che, nel recente attacco, aveva risen-
tito. Certo è che quelle opere, con esattezza eseguite,
erano nell’aprile del seguente anno, quasi del tutto com-
piute (3). Oltre a questo, per alcun tempo, non trovo altro
intorno al castello (4). Ma lo storico deve menzionarlo di
frequente negli avvenimenti del fatale anno 1799.
Nei giorni di anarchia esso fu, insieme con gli altri ca-
stelli, il 15 gennaio occupato dal popolo. Durante la breve
repubblica, le sue batterie contribuirono spesso a tener
lontani i legni inglesi che facevano scorrerie nel golfo.
Negli ultimi mesi furono in esso destinati a presidio tre-
cento studenti, in buona parte calabresi, ordinandosi pure
di rialzare di 27 piedi dal mare il terrapieno del bastio-
ne (5). Dal 4 maggio in poi n’ebbe il comando il conte
Francesco Anguissola.
Occupata Napoli dalle schiere del Ruffo, tra il 14 e 15
giugno si cominciò a stringere anche Castel dell’Ovo;
una batteria di due cannoni con un mortaio fu postata nella
villa di Ghiaia, diretta da un Palinuro Blasi, primo tenente
del reggimento Reai Macedone; e altri cannoni su Pizzo-
falcone, diretti dal colonnello De Filippis. Dopo cinque ore
di fuoco, il conte Thurn, comandante della fregata la Mi-
nerva, mandò ad intimar la resa; ma il comandante An-
guissola si rifiutò. All’Anguissola fu poi, nello stesso gior-
no 15, sostituito un altro comandante. Seguirono brevi
armistizi per le trattative; ma, riuscite vane queste, si
ricominciò il fuoco.
Nella notte tra il 17 e il 18 accadde la sortita dei pa-
trioti da S. Elmo, che, scendendo a Ghiaia, sopraffecero i
sanfedisti, inchiodarono i cannoni, bruciarono gli affusti.
(1) Senatore, Giornale storico di quanto avvenne ne’ due reami di
Napoli e di Sicilia l’anno 1734 e 1733, p. 85, 86, 87.
(2) Ivi, p. 108-109.
(3) Ri, p. 320.
(4) Il 21 febbraio 1736 vi era destinato Governatore il Marchese
di S. Cristina (Comunicazione dell’amico Salazar).
(5) Vedi la monografia del Maresca, La difesa marittima della Re-
pubblica Partenopea in Arch. Stor. Nap., voi. XI, p. 782, 822.
NAPOLI NOBILISSIMA
Isidoro de Tarrascon y Permalosa, forse congiunto al
capitano D. Tommaso, era nel 1702 castellano della for-
tezza; ed aveva alla sua dipendenza un tenente a nome
Francesco Bresmes, tre artiglieri, 13 soldati, un tambur-
rino, ed il muniziere (x), al quale, il 21 novembre di quel-
l’anno, erano pagati due. 150 in conto di due. 285 per
spese fatte « per le luminarie per l’acclamazione del Re,
« N. S. (Filippo 5-°), arrivo di S. M. in questa città, sua
« entrata publica, buoni successi in Lombardia e vittoria
« ottenuta contro le armi imperiali » (1 2 3 4 5).
In quell’anno nuovi restauri furono fatti al castello, nel
quale importanti lavori non trascuraronsi ancora in ap-
presso. Nel 1709 vi era destinato Governatore il tenente
colonnello conte Prampero (3), dal quale dipendeva come
aggottante l’alfiere riformato D. Manuel de Robledo, che
dal 16 luglio 1707, aveva cominciato « a servire in d.°
« castello » con la paga di 12 scudi al mese (4). Il Ro-
bledo esercitava ancora l’ufficio suo nel 1712, quando,
successo al Prampero, troviamo castellano del forte D. Gia-
como Capecelatro (5), che vi era ancora nel 1715, rice-
vendo per stipendio annui due. 720 (6 7).
Nell’anno 1733 era castellano il colonnello di cavalle-
ria D. Filippo Villana y Miglios, ricordato pure nel gen-
naio dell’anno seguente (7).
Entrate il io aprile del 1733 le milizie di Carlo di
Borbone in Napoli, il 30 dello stesso mese si cominciava
a costruire sulle vette di Pizzofalcone, dal luogotenente
generale conte di Charny, la trincea dalla quale si doveva
battere il castello. Non pertanto gli alemanni rinchiusi nel
forte, non tralasciavano con continuato sparo di difendersi,
ed impedirono per 24 ore « il perfezionamento della trin-
« cea ». Ma il 3 maggio, compiute le opere di offesa, si
cominciò il fuoco contro la fortezza di una batteria for-
mata da cinque cannoni e due mortai, che durò per otto
ore. Apertasi una breccia, il comandante non potendo ol-
tre sostenersi, chiamava a consiglio gli ufficiali dello scarso
presidio; i quali, risolvendo d’arrendersi prigionieri di
guerra, ebbero concesso, uscendo dal forte « di portar la
(1) Dipendenze della Sommaria. Esito fatto a 3 marzo 1702.
(2) Ivi, Conto di Antonio Sabatino pagatore delle Regie Castelle, etc.,
dal 1.0 gennaio 1702 a tutto dicembre.
(3) Ivi, Conto d’esito fatto nell’anno 1709. Dal doc. si ritrae pure
che furono pagati due. 40 al muniziere Nicola Criscienzo « per le lu-
« minarie fatte in d.° castello nelle notti 1 e 2 agosto 1707 per l’ac-
« clamazione di S. M. Carlo III».
(4) Ri.
(5) Ivi, Conto d’esito del 1712.
(6) Ivi, Conto d’esito del 17/5. Il 2 marzo 1729 l’alfiere D. Gioac-
chino de Salazar era nominato al posto di aiutante nel Castello dell’Ovo
in luogo del defunto alfiere D. Tommaso Martelli. Il Salazar nel 1732,
ritornato al suo reggimento, fu sostituito in quell’ufficio dall’alfiere
D. Urbano Innocenti. Comunicazione del mio amico cav. Lorenzo Sa-
lazar.
(7) Cedole di Tesoreria, voi. 582, fol. 120. Cfr. anche fol. 1571.
« spada e bastone », ed ancora « poter liberi per lo di-
« stretto tutto della città di Napoli camminare », mentre
ai soldati permettevasi « di condursi il proprio bagaglio ».
E nel seguente giorno, usciti gli alemanni dal forte, vi
entrarono « colle debite formalità militari » gli spagnuoli
a prenderne possesso (J).
Carlo di Borbone, che il 18 maggio s’era recato in Ca-
stelnuovo « ove osservò a minuto e con piacere quella
« sua reai residenza », si recava pure il giorno dopo nel
Castello dell’Ovo. Ivi, vivamente acclamato « dall’uffizia-
« lità e vassallaggio », fu salutato « nell’ingresso ed uscita »
da ripetute salve delle artiglierie del forte (2).
Non saprei dire, però, quando cominciassero i restauri
al castello pei danni che, nel recente attacco, aveva risen-
tito. Certo è che quelle opere, con esattezza eseguite,
erano nell’aprile del seguente anno, quasi del tutto com-
piute (3). Oltre a questo, per alcun tempo, non trovo altro
intorno al castello (4). Ma lo storico deve menzionarlo di
frequente negli avvenimenti del fatale anno 1799.
Nei giorni di anarchia esso fu, insieme con gli altri ca-
stelli, il 15 gennaio occupato dal popolo. Durante la breve
repubblica, le sue batterie contribuirono spesso a tener
lontani i legni inglesi che facevano scorrerie nel golfo.
Negli ultimi mesi furono in esso destinati a presidio tre-
cento studenti, in buona parte calabresi, ordinandosi pure
di rialzare di 27 piedi dal mare il terrapieno del bastio-
ne (5). Dal 4 maggio in poi n’ebbe il comando il conte
Francesco Anguissola.
Occupata Napoli dalle schiere del Ruffo, tra il 14 e 15
giugno si cominciò a stringere anche Castel dell’Ovo;
una batteria di due cannoni con un mortaio fu postata nella
villa di Ghiaia, diretta da un Palinuro Blasi, primo tenente
del reggimento Reai Macedone; e altri cannoni su Pizzo-
falcone, diretti dal colonnello De Filippis. Dopo cinque ore
di fuoco, il conte Thurn, comandante della fregata la Mi-
nerva, mandò ad intimar la resa; ma il comandante An-
guissola si rifiutò. All’Anguissola fu poi, nello stesso gior-
no 15, sostituito un altro comandante. Seguirono brevi
armistizi per le trattative; ma, riuscite vane queste, si
ricominciò il fuoco.
Nella notte tra il 17 e il 18 accadde la sortita dei pa-
trioti da S. Elmo, che, scendendo a Ghiaia, sopraffecero i
sanfedisti, inchiodarono i cannoni, bruciarono gli affusti.
(1) Senatore, Giornale storico di quanto avvenne ne’ due reami di
Napoli e di Sicilia l’anno 1734 e 1733, p. 85, 86, 87.
(2) Ivi, p. 108-109.
(3) Ri, p. 320.
(4) Il 21 febbraio 1736 vi era destinato Governatore il Marchese
di S. Cristina (Comunicazione dell’amico Salazar).
(5) Vedi la monografia del Maresca, La difesa marittima della Re-
pubblica Partenopea in Arch. Stor. Nap., voi. XI, p. 782, 822.