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Fontane 3
torno all’andata di Sisto a visitar le sorgenti, ove si
trattenne una notte, abbiamo il seguente epigramma di
Guglielmo Bianco suo famigliare:
Oceano solem demergi Roma putavit,
Bclices quando Sixtus adivit aquas.
Et jam se densa obscurae caligine noctis
Involili sensit sole abeunte suo.
Ad te Roma redi> vul tusque résumé priores*.
JVox brevis ista fuit; redditur ecce dies.
Clarior ex undìs remeas, nani Sixtus in Urbeniì
Clarion ex undis Phoebus ut ipse redit.
Matteo Bartolani da città di Castello fu il primo ar-
chitetto dell’opera, ma poi gli venne surrogato Giovan-
ni Fontana perchè più esperto assai in fatto di livella-
zioni. Il giro del condotto fu di 22 miglia, delle quali
15 sottoterra e 7 sopra terra, con archi intrecciati agli
antichi ancora servibili, in ispecie a quelli dell’altissi-
ma acqua Claudia; dal che l’errore di molti scrittori,
che Sisto avesse ricondotto in Roma l'acqua Claudia,
dandole il nome di Felice. I torrini furono 400 {Stam-
pa, De aquaeductu Felici, num. Vili. Romae 1589):
la pendenza di tutto il condotto dal luogo suo natura-
le fino a Termini , è di palmi 50 , X) come vuole Do-
menico Fontana di 40. Lavorarono continuo in quest’
opera duemila e talvolta tremila persone, conforme il
tempo era più acconcio per fabbricare {Bellori, vite de9
pit. pag. 159, nella vita di Domenico Fontana. Uni-
versale fu l’allegrezza de’romani pel benefizio di que-
st’acqua ridonata alla città; e maggiore si rendette an-
cora il comune contento da che Sisto V. in tale occa-
sione fece coniare una medaglia in oro ed argento, colla
sua effigie da un lato, e nell’altro il motto, un da sem-
 
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