Palazzo Farnese 761
come cosa appartenente all’eredità dell’ultima donna di ca-
sa Farnese, che fu madre a Carlo III. re di Napoli. Vi si
vedevano anche la celebre Flora, e il celebratissimo grup.
po rappresentante in forme colossali Dirce legata dai li-
me di Toro Farnese', anche questi due preziosi oggetti,
per la ragione suddetta, passarono ad arricchire il reai
museo Borbonico di Napoli. Al presente nella corte non
è rimasta che l’urna sepolcrale in marmo, ove erano rac-
chiuse le ceneri di Cicilia Metella, pregevole monumen-
to, trovato nel sepolcro di essa Metella lungo la via Ap-
pia nel luogo detto Capo di Bove.
Saliti al primo piano, avanti di recarci a parlar di
altra cosa , terremo discorso della tanto decantata Gal-
leria farnese, e ci estenderemo un poco nella descrizione
delle pitture che tutta a meraviglia la decorano , spie-
gandone in breve i simboli, e ciò per non defraudare i
lettori di alquanti cenni intorno ad un’opera che viene
generalmente riguardata come la prima dopo gli affre-
schi di BafFaello,
La Galleria Farnese è posta nella fronte occidenta-
le del palazzo, si stende in lunghezza palmi 90 , e in
larghezza palmi 28, e in essa dipinse a fresco Annibaie
Capacci. La vastissima sala ha le pareti laterali ornate di
pilastri, che reggono il cornicione, fra’quali si dividono
sette vani, tre maggiori, quattro minori. Sul cornicione
e in ogni lato del muro Annibaie dipinse il fregio con
altri pilastri simili di chiaroscuro , rispondenti al vivo
de’primi, in altezza di circa 14 palmi. Ne’tre vani più
larghi riportò quadri coloriti al naturale alti quasi 8 pal-
mi e poco meno larghi entro cornici di stucco fìnto ;
ne’quattro più stretti dispose medaglioni tondi color di
verde bronzo, che occupano 6 palmi di diametro, e son
riportati dentro le medesime cornici quadre. Tanto fra
come cosa appartenente all’eredità dell’ultima donna di ca-
sa Farnese, che fu madre a Carlo III. re di Napoli. Vi si
vedevano anche la celebre Flora, e il celebratissimo grup.
po rappresentante in forme colossali Dirce legata dai li-
me di Toro Farnese', anche questi due preziosi oggetti,
per la ragione suddetta, passarono ad arricchire il reai
museo Borbonico di Napoli. Al presente nella corte non
è rimasta che l’urna sepolcrale in marmo, ove erano rac-
chiuse le ceneri di Cicilia Metella, pregevole monumen-
to, trovato nel sepolcro di essa Metella lungo la via Ap-
pia nel luogo detto Capo di Bove.
Saliti al primo piano, avanti di recarci a parlar di
altra cosa , terremo discorso della tanto decantata Gal-
leria farnese, e ci estenderemo un poco nella descrizione
delle pitture che tutta a meraviglia la decorano , spie-
gandone in breve i simboli, e ciò per non defraudare i
lettori di alquanti cenni intorno ad un’opera che viene
generalmente riguardata come la prima dopo gli affre-
schi di BafFaello,
La Galleria Farnese è posta nella fronte occidenta-
le del palazzo, si stende in lunghezza palmi 90 , e in
larghezza palmi 28, e in essa dipinse a fresco Annibaie
Capacci. La vastissima sala ha le pareti laterali ornate di
pilastri, che reggono il cornicione, fra’quali si dividono
sette vani, tre maggiori, quattro minori. Sul cornicione
e in ogni lato del muro Annibaie dipinse il fregio con
altri pilastri simili di chiaroscuro , rispondenti al vivo
de’primi, in altezza di circa 14 palmi. Ne’tre vani più
larghi riportò quadri coloriti al naturale alti quasi 8 pal-
mi e poco meno larghi entro cornici di stucco fìnto ;
ne’quattro più stretti dispose medaglioni tondi color di
verde bronzo, che occupano 6 palmi di diametro, e son
riportati dentro le medesime cornici quadre. Tanto fra