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STRADA STABIANA

CASA NUMERO 87.

JNè grandiosa, né ricca, né sparsa di sontuosi avanzi è questa casa. Al paragone di molte che
destano nella vetusta Pompei e meraviglia e stupore questa, se non angusta, può dirsi quasi modesta.
Ma ove è quella dimora pur negletta e povera della dissepolta città che non racchiuda peregrini esempi
di artistiche bellezze, ed argomenti di nuove e svariate meditazioni? Se per poco ci facciamo a passeggiare
le strade dell' antica Pompei immaginando in noi stessi, su quanto pur ci rimane, l'aspetto di quelle
vie innanzi della loro rovina, vaghissimi innumerevoli quadri si offriranno allo sguardo. L'architettonica
disposizione di quelle case era il segreto di tanta bellezza, perocché 1' occhio a prima giunta potea
dall'ingresso, posto sulla via, attraversare da un capo all'altro la interna loro estensione. I vivaci
colori di cento squisiti dipinti, le svariate decorazioni d'ogni maniera di stile, le ornate colonne sopra
mosaici rarissimi spesso impiantate, le statue, le marmoree zampillanti fontane collocate a rallegrare
la casa, e sempre che dall'ingresso vedeansi, parca e ristretta negli atri e ne'tablini la luce, vibrata
e scintillante nei peristili e nei giardini, quasi per istudiato contrapposto; le tante preziose suppellettili
ovunque più che sparse profuse, le cortine quivi di seriche stoffe e quivi di trapuntati ricami, i bronzi
dorati, le terrecotte, i vetri d'ogni colore bellissimi, esposti ai riflessi del Sole, e tutto in fine una
scena veramente d'incanto sopra ogni via dal loro ingresso svelar dovevano le case della oscura
Pompei, tale una scena insomma, e grandiosa e leggiadra ad un tempo, che certo non possiamo ora
dire che si riproduca per noi in qual si voglia città per grande, civile, e popolosa che sia, del nostro
mondo moderno. Or tanto studio per dilettare gli sguardi, e tante dovizie sì copiosamente profuse
poteansi spendere senza che i bisogni, gli agi, i piaceri stessi non fossero prima e più largamente
soddisfatti nelle domestiche mura? Il superfluo non può che al necessario succedere, e che non meno
larghi perciò nel provvedere ai comodi della vita erano quelle genti è facile scorgere quando i costumi,
sii usi, i bisogni, e le tendenze di quel tempo con gli edilìzi loro ci facciamo a studiare. Non vi è
casa Pompeiana in cui il bello non si accompagni ad ogni maniera di agiata e comoda distribuzione,
con infinita avvedutezza sviluppata. E come in tutte, in questa pure che nel volger dell'anno 1852
tornava a rivedere la luce abbenchè quasi modesta al paragone di tante, non uiauw~ ,,: ^egevoli
esempì che ci sforzano ad ammirare il sagace accorgimento con cui venne edificata e disposta. Anzi
questa casa , della quale offriamo ai nostri lettori la pianta nella tav. I, e di cui diamo di volo
rapida la descrizione, citando le dotte e sviluppate critiche di altri illustratori che ci han preceduti
per chi fosse vago di meglio studiarne le particolari sue parti, questa casa pertanto ci serba taluni
esempì così nuovi per noi e così rari, che meglio che importanti, unici possiamo chiamarli, mentre
tanta vaghezza e leggiadria racchiude nelle sue peregrine decorazioni che i nostri lettori ci saran
«rati, siam certi, alla vista delle tavole che la pianta accompagnano, ed in cui talune di quelle artistiche
bellezze ci siamo sforzati di riprodurre per salvare dall' obblio buona parte di esse, le quali pur troppo
coli'andare del tempo torneranno nel nulla.

In questa, come nel maggior numero delle pompeiane dimore, dal solito andito o prothyron,
( vedi nella citata pianta il n.° 1 ) che ha V ingresso sulla via, si passa nell' atrio tuscanico n.° 3
e dall'atrio nel peristilio n.° 10. Una porta chiudeva la esterna entrata della casa, fiancheggiata
dalle botteghe n.° 2, come chiaro ne appare dai segni della soglia fatta di pietra vesuviana. Ma il
 
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