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TEMPIO

DETTO VOLGARMENTE DI MERCURIO

dome ed in chi nacque il pensiero d'intitolare questo monumento Tempio di Mercurio, non è
facile, anzi crediamo impossibile, dirlo. Nulla in vero giustilica questa impropria denominazione.
Fu detto da taluni, e fra gli altri dal Liberatore, nell' illustrare il Viaggio pittorico delle provincie
mpolitane, che, per l'usata intemperanza dei primi scopritori delle antichità pompeiane, da qualche
frammento di statua quivi rinvenuto, fosse in tal modo intitolato. Ma tale opinione non può dirsi
vera, perocché, come rilevasi dai giornali degli scavi e dalle carte serbate nell'archivio del Museo,
non che frammenti di statue, nulla, propriamente nulla, tranne V ara che ne adorna il centro, fu
rinvenuto nell'area compresa in questo monumento. A dire il vero non è questo però il solo titolo
meritato dal nostro tempio. Tornato alla luce nel settembre dell'anno 1817, il primo ad accennarne
la esistenza, abbenchè di volo, in una memoria sulla legge Petronia illustrata mercè un' antica
iscrizione rinvenuta nell' anfiteatro di Pompei, fu il marchese Arditi, che in quel torno soprantendeva
alle escavazioni di antichità. Discorrendo del come egli avea disposto i lavori dello scavo in quell'anno,
annunzia essersi rinvenuto un novello tempio. Poscia prosegue, che non molto lungi si rinvennero
pure sette frammenti di una latina iscrizione, i quali messi insieme, mercè le sue cure, e raccozzati
con la maggior diligenza, dicono che : Romolo figliuolo di Marte fondò la città di Roma, e vi regnò presso
a quarantanni; e cKegli stesso dopo aver vinto ed ammazzato il re dei Ceninesi, suoi nemici, consegnò
a Giove Feretrio le spoglie opime; e infine che assunto al numero degli dei prese il nome di Quirino.
Questa iscrizione, rinvenuta alquanto lungi dal monumento che descriviamo, bastò all'Arditi per fargli
supporre che forse il tempio era dedicato a Romolo, e questa lontana opinione, ripetuta da altri, ha
fatto poscia, appunto da molti, additare il nostro tempio col nome di Tempio di Quirino. Ma in verità,
rileggendo il giornale degli scavi pompeiani, ben si rileva che la iscrizione della quale è parola, nulla
avea di comune col tempio , e rinvenuta nel vicino Foro, era quivi piuttosto allogata ad eternare la
memoria di Romolo, adornando forse la statua del primo re dei romani. Non potendosi accogliere
adunque nessuna delle due opinioni, né quella che lo denomina Tempio di Mercurio, né l'altra che

10 dice eretto in onore di Romolo, e non essendosi rinvenuta quivi nò alcuna iscrizione, né la
immagine della divinità, né una qualunque rappresentanza artistica atta a gettare un pò di luce, pur
troppo, a nostro credere, non si può in nessun modo, per ora, determinare a chi dedicato si fosse
questo tempio, e come debbasi perciò con proprietà denominare. Rene spesso questo caso è avvenuto
in molti altri monumenti pompeiani, i quali serbano oggi ancora sconvenevoli ed assurdi titoli, loro
improntati dalla tradizione ed accettati universalmente , soltanto per poterli distinguere, come ci
conviene fare con questo tempio, fra i molti altri edilìzi della vetusta città.

Sorge il nostro ignoto tempio sul fianco orientale del Foro, tra la Fullonica Eumachiana e
quell'edilìzio che pur volgarmente oggi denominasi il Decurionato. Costruito di mattoni e di pietre, tutta
la fabbrica è per lo più opera laterizia ; nella parte postica reticolata. Come se avessero dovuto servire
di sostegno all' abbozzo dello stucco, di cui tutto il muro dovea essere ricoperto, sono gli sporti delle
cornici rilevati su i muri, e lo stucco ebbe a rimanere sepolto nella eruzione prima di venir terminato.

11 Rechi, che scrisse un rapido cenno di questo edilizio, illustrando una veduta pittorica di questo
luogo, osservò con sana critica, a tal proposito, che siccome quivi si vedono i muri della cella lasciati

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