CASA DI SIRICO
JMel chiudere la descrizione della casa Num. 57 noi pensavamo aver chiuso ad un tempo la
illustrazione di quell'edificio. Ma non era così, interrotto in quel tempo il lavoro dello scavo nulla
faceva prevedere che a quella casa Num. 57 un' altra ne fosse addossata formante un solo insieme
con quella dimora. Riattivati gli scavi venne alla luce Y edifìcio che imprendiamo a descrivere , e
di cui offriamo a'nostri lettori la pianta della tavola l.a, e nella quale facilmente si scorge come
la casa Num. 57 si lega a questa denominata con sicuro titolo, Casa di Sirico.
La porta di questa casa, Tav. I. n.° 2, è posta nel Vico occidentale delle Terme, n.° 1. Sulla
mano destra della porta sono gli avanzi scolorati di un programma nel quale leggesi:
SIRICVM
ff
.....VMIVM. MODESTVM. AED (mori. )
SIRICE FAC FACIAS
Questo programma fece sospettare qualche ignota relazione tra il personaggio indicato e gli antichi
abitatori della casa. Ma un suggello di bronzo ivi rinvenuto con la leggenda SIRICI confermò tal
congettura, e rese sicura l'attribuzione a Sirico della nostra dimora.
L' entrata n.° 2 era chiusa da una porta di legno a due valvae da moltissime borchie di bronzo
esternamente ornate. Di gran parte di questa porta fu presa la impronta in gesso che serbasi in
Pompei, e vi si veggono attaccati, oltre a due manubri di ferro che servivano ad aprirla, due zone
di bronzo aderenti all'estremità delle partite per renderle più salde nelle loro giunture; come vedesi
pure la serratura di ferro ed altri particolari di molta importanza.
Costituiscono l'androne dell' entrata due bianche pareti disadorne, sulle quali veggonsi i fori
delle travi per la impalcatura di un secondo piano. Alquanto inclinato verso la porta è il pavimento
signino di questo androne in cui evvi un canale sotterraneo, mercè il quale conduceansi fuori nella
strada le acque piovane raccolte nella casa. Chiusi da due coperchi marmorei incastrati nel suolo
stanno nel pavimento due sfogatoi, e, come soglia dell' atrio, l'epigrafe SALVE ■ LVCRV sormontata
da una graziosa greca, come vedesi nel n.° 22 della l.a tavola.
A dritta del protiro, poco lungi dalla porta, vedesi un'apertura che immette ad una cella, n.° 3.
In questa, sulle pareti bianche scompartite da linee rosse e da candelabri, veggonsi e cigni, e tirsi, e
vasi, e corni potorii con festoni pendenti, e fantastiche architetture. Nel muro di fronte sta l'apertura
di una finestra chiusa da un cancello di ferro, la quale però era tanto elevata dal suolo che non
permettea la vista della via. Quivi furono rinvenuti, sparsi sul pavimento, che è di mattoni infranti,
alcuni chiodi di ferro appartenuti di certo alle tavole della trabeazione dal piano superiore cadute.
Il pavimento dell'atrio n.° 6, che succede all'entrata della casa, è di lastrico laterizio, e lo
adorna un impluvio marmoreo, in mezzo al quale forse sorgeva un getto zampillante di acqua. Le
mura dell' atrio non sono rivestite che di bianco e rozzo intonaco. A dritta dell' impluvio vedesi un
puteale di pietra tiburtina dagli stessi antichi restaurato, e le tracce di un armadio di legno sono
ancora visibili sulla parete dell' atrio che corrisponde a questo lato. Erano in tale armadio contenuti
vari utensili i quali stavano disposti sopra tre ordini di scansie. Leggiamo nel Giornale degli scavi
JMel chiudere la descrizione della casa Num. 57 noi pensavamo aver chiuso ad un tempo la
illustrazione di quell'edificio. Ma non era così, interrotto in quel tempo il lavoro dello scavo nulla
faceva prevedere che a quella casa Num. 57 un' altra ne fosse addossata formante un solo insieme
con quella dimora. Riattivati gli scavi venne alla luce Y edifìcio che imprendiamo a descrivere , e
di cui offriamo a'nostri lettori la pianta della tavola l.a, e nella quale facilmente si scorge come
la casa Num. 57 si lega a questa denominata con sicuro titolo, Casa di Sirico.
La porta di questa casa, Tav. I. n.° 2, è posta nel Vico occidentale delle Terme, n.° 1. Sulla
mano destra della porta sono gli avanzi scolorati di un programma nel quale leggesi:
SIRICVM
ff
.....VMIVM. MODESTVM. AED (mori. )
SIRICE FAC FACIAS
Questo programma fece sospettare qualche ignota relazione tra il personaggio indicato e gli antichi
abitatori della casa. Ma un suggello di bronzo ivi rinvenuto con la leggenda SIRICI confermò tal
congettura, e rese sicura l'attribuzione a Sirico della nostra dimora.
L' entrata n.° 2 era chiusa da una porta di legno a due valvae da moltissime borchie di bronzo
esternamente ornate. Di gran parte di questa porta fu presa la impronta in gesso che serbasi in
Pompei, e vi si veggono attaccati, oltre a due manubri di ferro che servivano ad aprirla, due zone
di bronzo aderenti all'estremità delle partite per renderle più salde nelle loro giunture; come vedesi
pure la serratura di ferro ed altri particolari di molta importanza.
Costituiscono l'androne dell' entrata due bianche pareti disadorne, sulle quali veggonsi i fori
delle travi per la impalcatura di un secondo piano. Alquanto inclinato verso la porta è il pavimento
signino di questo androne in cui evvi un canale sotterraneo, mercè il quale conduceansi fuori nella
strada le acque piovane raccolte nella casa. Chiusi da due coperchi marmorei incastrati nel suolo
stanno nel pavimento due sfogatoi, e, come soglia dell' atrio, l'epigrafe SALVE ■ LVCRV sormontata
da una graziosa greca, come vedesi nel n.° 22 della l.a tavola.
A dritta del protiro, poco lungi dalla porta, vedesi un'apertura che immette ad una cella, n.° 3.
In questa, sulle pareti bianche scompartite da linee rosse e da candelabri, veggonsi e cigni, e tirsi, e
vasi, e corni potorii con festoni pendenti, e fantastiche architetture. Nel muro di fronte sta l'apertura
di una finestra chiusa da un cancello di ferro, la quale però era tanto elevata dal suolo che non
permettea la vista della via. Quivi furono rinvenuti, sparsi sul pavimento, che è di mattoni infranti,
alcuni chiodi di ferro appartenuti di certo alle tavole della trabeazione dal piano superiore cadute.
Il pavimento dell'atrio n.° 6, che succede all'entrata della casa, è di lastrico laterizio, e lo
adorna un impluvio marmoreo, in mezzo al quale forse sorgeva un getto zampillante di acqua. Le
mura dell' atrio non sono rivestite che di bianco e rozzo intonaco. A dritta dell' impluvio vedesi un
puteale di pietra tiburtina dagli stessi antichi restaurato, e le tracce di un armadio di legno sono
ancora visibili sulla parete dell' atrio che corrisponde a questo lato. Erano in tale armadio contenuti
vari utensili i quali stavano disposti sopra tre ordini di scansie. Leggiamo nel Giornale degli scavi