III. - Indice e illustrazione delle leggende della nostra carta
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Il 6 Maggio 1495 1 diversi membri della famiglia Di-
taiuti, eredi di Caterina Albertoni, vendettero la metà del
Casale e Tenuta dell’Arnaro (o Ornano) alla cappella della
Vergine nella Chiesa di S. Pietro, fondata da Innocenzo Vili
(A. Cap. P. e B. Capogalli lib. in folio ap. N. C. 65).
Nel 1499 era per metà di Caterina Albertoni, che la lasciò
ai nipoti della famiglia Diotaiuti, e per metà di Giordano
dei Cenci, e quindi di Mario de’ Meliini, e la cappella della
Concezione di S. Marco. I confini erano: Torre Vallora, lo
Palazzetto, Mostacciano,2 Morrone, Fuossola, S. Ciriaco, ed
il Tevere (B. V. II, 499 ap. A. R. I, 56, n. 5).
Il Casale dell’Ornaro è quello del Torrino attuale, che
contiene una torre medioevale, ed è ora il Casale della
tenuta dei Grottoni (T. IV, 60). Il nome viene dall’Orno.
\
s. Mostacciano.
Il nome Mostacano apparisce già nella bolla di Sergio II
(M. P. 30) come confine dei beni de’ Ss. Domenico e
Sisto. Sembra che sia nominato lì fra i beni di S. Saba, non
certo come appartenente a S. Nicola in Carcere (T. IV, 60).
Il Mamacchi (Annales Ord. Bened. App. Col. 18, n. VII)
pubblica (dall’Archivio de’ Ss. Domenico e Sisto ; Plut. 1,
fase. 1, n. 29) una locazione in data 14 Dicembre 1177,
fatta dalle monache di S. Sisto ad Andrea, di una pedica
di terra in Mostacano ex primo latere heredes Bobonis de
Muxo, ex secando est planum de Mostacano, ex tertio
ecclesia S. Nicolai, ex quarti heredes Octaviani di Ovicione,
et ecclesia S. Salvatoris de Maximis, mediante via.
Più tardi appartenne alla chiesa di S. Nicola in Car-
cere, i canonici della quale lo affittarono nel 24 Nov. 1564
(AST. prot. 1522, C. Saccoccia, 757). V. Cat. A. VI, 42. 11
posto della torre non può essere quello del Casale moderno,
ma deve riferirsi ad alcuni ruderi con due grotte che stanno
quasi in linea retta fra Torre Brunori e Mezzocamino. Mi
furono descritte dai pastori come fatte « a mostacciano »,
cioè a coccio pesto.
s. Formelle.
Sono ruderi di un acquedotto, indicate pure nella carta
del 1557, che debbono stare fra Mostacciano e Torre Bru-
nori, e saranno serviti per qualche villa. Io non ne ho
potuto trovare traccia.
s. S. Ciriaco.
C’è forse uno sbaglio nella posizione del bivio e del
campanile (segnato come « Rudero » nella carta dell’I. G.
M.) che anche nel 1547 era l’unico resto dell’antichissima
chiesa di S. Ciriaco eretta (non restaurata) già da Onorio I
(L. P. I, 324: T. IV, 62: Cavazza, S. Maria in Via Lata,
p. 253): poiché si trovano realmente a N. e non al S. del fosso.
Nel 1536 (4 Genn.) vi fu una terminazione di una parte
del Casale di S. Ciriaco ed una parte dello Spinaceto della
cappella dei Ss. Pietro e Paolo in S. Maria in Campitelli
fra Paolo Capizucchi, cappellano di essa, e Paolo Picchi,
Rocco Cenci, e le monache di Tor de’ Specchi. Spinaceto
1 Prima del 1487 era per la maggior parte di Antonio Albertoni,
un quarto essendo di Giordano Cenci: di più la famiglia Cenci vi ebbe
due vigne (A. B. I, 53, n. 2). Ma delle date sopra indicate 1495 e 1499
una deve essere sbagliata.
• Nel 1526 (13 Genn.) il Casale di Palazzetto nel luogo detto Torre
della Valle, fu venduto da Marcello Pisciainsanti a Michele Lanti : i
è nominato in un inventario della famiglia Cenci del 1562
(ASS. II, iii, 57 ap. A. R. I, 56: D. C.).
Nel 1564 (2 Genn.) Domenico Picchi, maggiordomo del
Card. Capizucchi, vendette l’erba del Casale Spinaceto sotto
la via verso il fiume (A. Cap. Giovanni Paolo Marchesi
ap. N. C. 13). V. Cat. A. VI, 64.
Ancora nel 1790 il patronato di S. Ciriaco fu del Capi-
zucchi (iscrizione sul Casale citata dal T.).
d. Osteria.
È l’osteria attuale di Mezzocammino, cioè il casale di
S. Ciriaco.
s. Toricella.
È una torre medioevale a S. della fontana diruta di Spi-
naceti, della quale esistono soltanto le fondamenta ad E.
della quota altimetrica 38 (Tenuta del Risarò).
d. Malafede.
Il casale moderno colla chiesuola sulla sinistra della
via (T. I V, 66) è del sec. 17°, mentre qui non è indicato
altro che una torre con casale sulla destra, che vediamo
pure nella carta del Cing., ma che ora non esiste. La ven-
dita della tenuta di Trefusa aliter Malafede fu fatta ai Dante
da Bertoldo Orsini, dai Iacobacci e dai Benzone.
I confini furono 1) « Casale Dragoncelli S. Pauli, Casale
Palocchi, Casale S. Sixti; 3 2) Tenimentum Ostiae Tiberi-
nae, Casale Infermeriae Dom(ini)ci de Pichis, Casale Sera-
phini de Jannottis et Flumen Tiberis » (10 Marzo 1542, A.
Cap. L. Ceci, libro in fo. 1541-1546 ap. N. C. 60).
Fu ancora dei Dante (Cat. A. VI, 34) al tempo di Nico-
lai (i. 148) e poi passò ai Massimi.
II nome è derivato generalmente da qualche tradimento
o dalle insidie del bosco (T. IV, 66). Per le memorie clas-
siche v. L. M. L. 174.
Gli archi indicati sulla sinistra della strada da questo
punto in giù appartengono all’acquedotto di Ostia; la
nostra carta li fa cominciare troppo vicino a Roma, ancora
più in su dell’Am. e Cing. I pozzi e lo speco sono stati
riconosciuti ultimamente nei lavori stradali al chil. 140 sui
Monti di S. Paolo; e tracce degli archi non sono state viste
che da questi colli in giù (B. A. C., 1892, 293).
s. Trefusa.
Il Boc. (74) distingue le due Trefusa « de qua dal-
l’acqua » e « della da l’acqua », mentre il B. ne ricorda
tre (v. più sotto).
Sul lato N. del Fosso di Malafede è indicata una torre :
era alla quota altimetrica 51, all’E. del Ponte Trefusa. Qui
si vedono ruderi insignificanti di una villa romana in opera
reticolata, e le fondamenta di un edifizio medioevale con
torre rettangolare.
s. Passo Romanesco.
11 Boc. (29v) parla del Ponte dell’Infermeria sulla via
Ostiense c della Valle di Passo Romanesco. Ma non ne
conosco altra menzione. Ora vi è il Ponte Trefusa.
confini furono: 1) una tenuta o pedica in occupazione di Giuliano, un
calzolaio, col fosso in mezzo; 2) la strada publica dove si andava ai
monti dei figli di Gaspare di Vicenza ; 3) l’Amaro ; 4) Mostacciano ;
5) i beni di S. Sisto (AST. prot. 567, L. Ceci, 3).
3 Cioè l’Infermeria che fu delle Monache dei SS. Domenico e Sisto
(Cat. A. VI, 31).
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Il 6 Maggio 1495 1 diversi membri della famiglia Di-
taiuti, eredi di Caterina Albertoni, vendettero la metà del
Casale e Tenuta dell’Arnaro (o Ornano) alla cappella della
Vergine nella Chiesa di S. Pietro, fondata da Innocenzo Vili
(A. Cap. P. e B. Capogalli lib. in folio ap. N. C. 65).
Nel 1499 era per metà di Caterina Albertoni, che la lasciò
ai nipoti della famiglia Diotaiuti, e per metà di Giordano
dei Cenci, e quindi di Mario de’ Meliini, e la cappella della
Concezione di S. Marco. I confini erano: Torre Vallora, lo
Palazzetto, Mostacciano,2 Morrone, Fuossola, S. Ciriaco, ed
il Tevere (B. V. II, 499 ap. A. R. I, 56, n. 5).
Il Casale dell’Ornaro è quello del Torrino attuale, che
contiene una torre medioevale, ed è ora il Casale della
tenuta dei Grottoni (T. IV, 60). Il nome viene dall’Orno.
\
s. Mostacciano.
Il nome Mostacano apparisce già nella bolla di Sergio II
(M. P. 30) come confine dei beni de’ Ss. Domenico e
Sisto. Sembra che sia nominato lì fra i beni di S. Saba, non
certo come appartenente a S. Nicola in Carcere (T. IV, 60).
Il Mamacchi (Annales Ord. Bened. App. Col. 18, n. VII)
pubblica (dall’Archivio de’ Ss. Domenico e Sisto ; Plut. 1,
fase. 1, n. 29) una locazione in data 14 Dicembre 1177,
fatta dalle monache di S. Sisto ad Andrea, di una pedica
di terra in Mostacano ex primo latere heredes Bobonis de
Muxo, ex secando est planum de Mostacano, ex tertio
ecclesia S. Nicolai, ex quarti heredes Octaviani di Ovicione,
et ecclesia S. Salvatoris de Maximis, mediante via.
Più tardi appartenne alla chiesa di S. Nicola in Car-
cere, i canonici della quale lo affittarono nel 24 Nov. 1564
(AST. prot. 1522, C. Saccoccia, 757). V. Cat. A. VI, 42. 11
posto della torre non può essere quello del Casale moderno,
ma deve riferirsi ad alcuni ruderi con due grotte che stanno
quasi in linea retta fra Torre Brunori e Mezzocamino. Mi
furono descritte dai pastori come fatte « a mostacciano »,
cioè a coccio pesto.
s. Formelle.
Sono ruderi di un acquedotto, indicate pure nella carta
del 1557, che debbono stare fra Mostacciano e Torre Bru-
nori, e saranno serviti per qualche villa. Io non ne ho
potuto trovare traccia.
s. S. Ciriaco.
C’è forse uno sbaglio nella posizione del bivio e del
campanile (segnato come « Rudero » nella carta dell’I. G.
M.) che anche nel 1547 era l’unico resto dell’antichissima
chiesa di S. Ciriaco eretta (non restaurata) già da Onorio I
(L. P. I, 324: T. IV, 62: Cavazza, S. Maria in Via Lata,
p. 253): poiché si trovano realmente a N. e non al S. del fosso.
Nel 1536 (4 Genn.) vi fu una terminazione di una parte
del Casale di S. Ciriaco ed una parte dello Spinaceto della
cappella dei Ss. Pietro e Paolo in S. Maria in Campitelli
fra Paolo Capizucchi, cappellano di essa, e Paolo Picchi,
Rocco Cenci, e le monache di Tor de’ Specchi. Spinaceto
1 Prima del 1487 era per la maggior parte di Antonio Albertoni,
un quarto essendo di Giordano Cenci: di più la famiglia Cenci vi ebbe
due vigne (A. B. I, 53, n. 2). Ma delle date sopra indicate 1495 e 1499
una deve essere sbagliata.
• Nel 1526 (13 Genn.) il Casale di Palazzetto nel luogo detto Torre
della Valle, fu venduto da Marcello Pisciainsanti a Michele Lanti : i
è nominato in un inventario della famiglia Cenci del 1562
(ASS. II, iii, 57 ap. A. R. I, 56: D. C.).
Nel 1564 (2 Genn.) Domenico Picchi, maggiordomo del
Card. Capizucchi, vendette l’erba del Casale Spinaceto sotto
la via verso il fiume (A. Cap. Giovanni Paolo Marchesi
ap. N. C. 13). V. Cat. A. VI, 64.
Ancora nel 1790 il patronato di S. Ciriaco fu del Capi-
zucchi (iscrizione sul Casale citata dal T.).
d. Osteria.
È l’osteria attuale di Mezzocammino, cioè il casale di
S. Ciriaco.
s. Toricella.
È una torre medioevale a S. della fontana diruta di Spi-
naceti, della quale esistono soltanto le fondamenta ad E.
della quota altimetrica 38 (Tenuta del Risarò).
d. Malafede.
Il casale moderno colla chiesuola sulla sinistra della
via (T. I V, 66) è del sec. 17°, mentre qui non è indicato
altro che una torre con casale sulla destra, che vediamo
pure nella carta del Cing., ma che ora non esiste. La ven-
dita della tenuta di Trefusa aliter Malafede fu fatta ai Dante
da Bertoldo Orsini, dai Iacobacci e dai Benzone.
I confini furono 1) « Casale Dragoncelli S. Pauli, Casale
Palocchi, Casale S. Sixti; 3 2) Tenimentum Ostiae Tiberi-
nae, Casale Infermeriae Dom(ini)ci de Pichis, Casale Sera-
phini de Jannottis et Flumen Tiberis » (10 Marzo 1542, A.
Cap. L. Ceci, libro in fo. 1541-1546 ap. N. C. 60).
Fu ancora dei Dante (Cat. A. VI, 34) al tempo di Nico-
lai (i. 148) e poi passò ai Massimi.
II nome è derivato generalmente da qualche tradimento
o dalle insidie del bosco (T. IV, 66). Per le memorie clas-
siche v. L. M. L. 174.
Gli archi indicati sulla sinistra della strada da questo
punto in giù appartengono all’acquedotto di Ostia; la
nostra carta li fa cominciare troppo vicino a Roma, ancora
più in su dell’Am. e Cing. I pozzi e lo speco sono stati
riconosciuti ultimamente nei lavori stradali al chil. 140 sui
Monti di S. Paolo; e tracce degli archi non sono state viste
che da questi colli in giù (B. A. C., 1892, 293).
s. Trefusa.
Il Boc. (74) distingue le due Trefusa « de qua dal-
l’acqua » e « della da l’acqua », mentre il B. ne ricorda
tre (v. più sotto).
Sul lato N. del Fosso di Malafede è indicata una torre :
era alla quota altimetrica 51, all’E. del Ponte Trefusa. Qui
si vedono ruderi insignificanti di una villa romana in opera
reticolata, e le fondamenta di un edifizio medioevale con
torre rettangolare.
s. Passo Romanesco.
11 Boc. (29v) parla del Ponte dell’Infermeria sulla via
Ostiense c della Valle di Passo Romanesco. Ma non ne
conosco altra menzione. Ora vi è il Ponte Trefusa.
confini furono: 1) una tenuta o pedica in occupazione di Giuliano, un
calzolaio, col fosso in mezzo; 2) la strada publica dove si andava ai
monti dei figli di Gaspare di Vicenza ; 3) l’Amaro ; 4) Mostacciano ;
5) i beni di S. Sisto (AST. prot. 567, L. Ceci, 3).
3 Cioè l’Infermeria che fu delle Monache dei SS. Domenico e Sisto
(Cat. A. VI, 31).
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