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APPENDICES.

367

33. — Leone Leoni à l’évêque d’Arras.
1551.
Ill™ ET R,n0 PATRONE.
Non uegho 1’ hora (et per cio ni re-
scriuo), d’ hauer gli houati, accio possa
dimostrarui quanto mi siano nela mente
scolpiti le gratie et fauori ch’ io ho rece-
uuto, et spero anchora. La uirtù mia, tal
qnal è, sempre ni sarà serua; et noglia
pur Iddio che la ni sia grata. Desidero
che V. S. Ill™ suplisca doue mancai quando
era costà con sua Maestà, ala quale non
seppi dir il mio nuouo capriccio, se Sua
Maestà si contentaua de la statua che si
armaua et disarmaua, et per cio ch’ io lo
desidero assai, assai, pregho quella si de-
gni di darmene auiso. Pompeo spasima
d’andar a la Babilonia che V. S. le fecc
gratia; m’ha (sic) Ira il suo indisposto et
la tarda uenuta del Prencipe, s’int ratera
un altro pocco. Esso desidera che rin-
frescate la lettra al suo cugino cola, se ni
è in seruitio. Frate Batista ni adora, et io
ni scongiuro che non manchiate di re-
sponder al R"10 Datario quando esso ni re-
scriua,corne dice la lettraqui delCapilupo,
mandatagli dal Gossellino, suo amico,
per la detta tardanzza de i detti, che
noglia far per il frate caldamente, accio
io, che li sono tanto caro parente, li possa
mostrare con l’autorità di tanto patrone
che gli ho saputo procaciar il pane anchor
ch’ io mi credo che per le grandissime ri-
serue in questo stato si penarà, et per cio
bisogno cè del gagliardo poter de quela.
Che N. S. la conserui in contentezza d’ani-
mo e sanità di corpo.
Data Milano, 1551, il 15 di. . . . (a).
Duo maschi di due statue ho cotti et
coperti di cera, et li uado rinettando, et
mi sono tanto felicemente riusciti, ch’ io
non apprezzo pin 1’ arte antica; et tosto
ni daro altro aviso.
Ms. inédit, Biblioth. du Roi, Madrid. Cartas italianas al
Obispo de Arras. — {a) Marge inférieure du papier coupée
par le relieur.
34. — Leone Leoni à l’évêque d’Arras.
1552. — G février.
Ill"10 et Rra0 Patrone.
Mando a V. S. due di quelle monete
ch’ io hauefua] fatto le stampe per far de
li scudi d’argento ne la zecca qui, et per
uolerle acciabatare li stampatori, non ho
uoluto conportarche esschino se non sono
ben fate; et cosi non potendole ben fare,
non lio lasciato stamparle. Dele detc due
monete, s’ io non ni paressi prosontuoso,
uorei che l’Imperadore ne nedesse una,

accio ch’ io che mi afatico uolontieri, ha-
uessi contentezza dele mie fatiche. Pur,
essa faccia cio che li è in piacere, per cio
ch’ io sempre mi accomodarô a la sua uo-
lontà. Se ni piacerano, io ne stamperô de
l’altre, ouero ni manderô il conio, si che
a rosto et a lesso hauerete il uostro seruo
Leone da ogni tempo; se bene non sia
pagato ne di pensione ne d’oficio, ne de
l’opere, e per cio sono uenuto a Casale per
ueder di romper una lanccia col S. lllm0.
In maniis tuas comendo. Et N. S. ni con-
tenti. L’alegrezza è stata grande nel’ udir
che V. S. ha ueduto di buon hocchio mes-
ser padre et mio fratelo.
Data Milano, 1552, il 6 de febraio.
Di V. S. Ill™ et R™,
Seruitore,
Leone.
Suscription : Al Ill™0 et Rra0 Monsr S. mio,
il Vescouo d’Aras, del Consiglio di Sua Mtà.
Ispruch.
Ms. inédit, Biblioth. du Roi, Madrid. Cartas italianas al
Obispo de Arras.
35. — Leone I^eoni à l’évêque d’Arras.
1552. — 30 mars.
Ill™0 et R"10 MoNsre.
Non sapeua corne mi far capitare questi
due bossoli a Pompeo senza il mezzo di
V. S. R™, i quali egli mi ha chiesti assai,
facendomi motto lui et altre persone di
una medaglia che egli ha fatta; onde ne
ho buona relatione; et noglia Iddio che
ni sodisfaccia cosi a uoi, accio la uirtu
sua non sia demessa da quella degli altri,
se ni si truoua il merito, et se non cè, sia
suo il dano. So bene se terà conto dele
mie parole che deporà quai si noglia cosa
al monde, per sodisfare a tanto Sor et pa-
drone corne uoi; onde facendolo, egli mé-
rita che Y. S. Ill™ apra gli ochi ala sua
giouanezza, et turi gli orecchi a chi li ri-
portasse (per alcuna pasioncclla) cosa che
li pregiudicasse la sua uirtù. Perdona-
tcmi, Monsre, ch’ io li son padre, et se-
conde che il mcstuoso et mordace uento
del inuidia cercô gran tempo fà, di dira-
dicare il piciol tronco del mio ingegno,
cosi crederô ch’ ancora a lui auenga, es-
sendo questo rabioso dente ognihor pronto
contra di chi ben ûiue, et in buona pro-
spérité di fortuna si truoua. Et tanto più,
che egli non ha il capo di cornachione o
di metalo, ch’ io, mcrcc de Iddio, non te-
mei giamai da questa inuidia per hauerlo
taie, che se per lo contrario haucsse temu-
tala, et sempre non haucsse uirtuosamente
operato, forsi ch’ io non sarei stato tanto
 
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