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ANNA MARIA MARTINELLI
torna nel meo broylo;
oi bel lixignolo,
torna nel meo broylo”1.
Quando l’uomo è in armonia con se stesso e la natura, canta, scrive
poesie. Allora il suo sguardo spazia gioioso su quanto lo circonda, osserva,
nota le meraviglie délia natura, ne resta incantato, attratto e impronta délia
sua gioia le parole che gli escono dal cuore e diventano poesia o canto.
Nei Salmi quest’ammirazione diventa preghiera di Iode al Creatore:
„Signore, mio Dio, quanto sei grande! Stendi il cielo corne una tenda, fai
delle nubi il tuo carro, dei venti i tuoi messaggeri, fai scaturire le sorgenti
nelle valli...” (Salmo 103).
S. Tommaso, il filosofo domenicano del sec. XIII, afferma che esaltando
la perfezione delle créature è Dio stesso che si esalta e S. Bonaventura, il
contemporaneo filosofo francescano, dice che le créature belle e utili sono
corne le vestigia di Dio mediante le quali si sale alla conoscenza e perciô alla
Iode e all’amore del Sommo Bene.
La letteratura italiana, di questo paese tutto proteso nel Mediterraneo,
fiorisce fin dalle origini sullo sfondo délia bellezza naturale dell’Italia: i cieli
azzürri, le acque limpide di mari, laghi, fiumi, sorgenti, le Alpi maestose con
le loro vette e valli fiorite, le dolci colline degli Appennini, la ricca e varia
vegetazione mediterranea nel cielico variare delle stagioni, la fauna costituita
da animali selvatici e domestici, da sempre amici dell’uomo e suoi compagni
di vita.
Nella ricca produzione letteraria dei secoli XIII e XIV, non é difficile
esaminare la presenza délia natura, corne elemento poetico presso i vari
scrittori. Più difficile sarà non lasciarsi prendere la mano, rimanere entro i
confini convenuti di spazio e di tempo.
Una delle prime liriche è il Cantico delle Créature di S. Francasco d’Assisi
(ca 1181 - 1226), chiamato anche, Cantico di Frate Sole.
S. Francesco lo scrisse dopo una notte di acutissime sofferenze fisiche, nel
cosiddetto „volgare”, cioé nella neonata lingua italiana, di cui é una delle
prime espressioni artistiche. In esso si rispecchia la particolare sensiblità
spirituale del Santo e ne émana un fascino che rende sempre più moderno e
attuale il suo autore, soprattutto nel nostro tempo in cui l’inquinamento délia
natura sta diventando un problema senza soluzione e una minaccia per l’uma-
nità.
1 Seguo, per i testi: M. P a z z a g I i a, Letteratura italiana, vol. I, ed. N. Zani-
chelli, Bologna, 1989.
ANNA MARIA MARTINELLI
torna nel meo broylo;
oi bel lixignolo,
torna nel meo broylo”1.
Quando l’uomo è in armonia con se stesso e la natura, canta, scrive
poesie. Allora il suo sguardo spazia gioioso su quanto lo circonda, osserva,
nota le meraviglie délia natura, ne resta incantato, attratto e impronta délia
sua gioia le parole che gli escono dal cuore e diventano poesia o canto.
Nei Salmi quest’ammirazione diventa preghiera di Iode al Creatore:
„Signore, mio Dio, quanto sei grande! Stendi il cielo corne una tenda, fai
delle nubi il tuo carro, dei venti i tuoi messaggeri, fai scaturire le sorgenti
nelle valli...” (Salmo 103).
S. Tommaso, il filosofo domenicano del sec. XIII, afferma che esaltando
la perfezione delle créature è Dio stesso che si esalta e S. Bonaventura, il
contemporaneo filosofo francescano, dice che le créature belle e utili sono
corne le vestigia di Dio mediante le quali si sale alla conoscenza e perciô alla
Iode e all’amore del Sommo Bene.
La letteratura italiana, di questo paese tutto proteso nel Mediterraneo,
fiorisce fin dalle origini sullo sfondo délia bellezza naturale dell’Italia: i cieli
azzürri, le acque limpide di mari, laghi, fiumi, sorgenti, le Alpi maestose con
le loro vette e valli fiorite, le dolci colline degli Appennini, la ricca e varia
vegetazione mediterranea nel cielico variare delle stagioni, la fauna costituita
da animali selvatici e domestici, da sempre amici dell’uomo e suoi compagni
di vita.
Nella ricca produzione letteraria dei secoli XIII e XIV, non é difficile
esaminare la presenza délia natura, corne elemento poetico presso i vari
scrittori. Più difficile sarà non lasciarsi prendere la mano, rimanere entro i
confini convenuti di spazio e di tempo.
Una delle prime liriche è il Cantico delle Créature di S. Francasco d’Assisi
(ca 1181 - 1226), chiamato anche, Cantico di Frate Sole.
S. Francesco lo scrisse dopo una notte di acutissime sofferenze fisiche, nel
cosiddetto „volgare”, cioé nella neonata lingua italiana, di cui é una delle
prime espressioni artistiche. In esso si rispecchia la particolare sensiblità
spirituale del Santo e ne émana un fascino che rende sempre più moderno e
attuale il suo autore, soprattutto nel nostro tempo in cui l’inquinamento délia
natura sta diventando un problema senza soluzione e una minaccia per l’uma-
nità.
1 Seguo, per i testi: M. P a z z a g I i a, Letteratura italiana, vol. I, ed. N. Zani-
chelli, Bologna, 1989.