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TERZO

VI.
Sommessi accenti, e tacite parole,
Rotti lingaiti, e ssebili sospiri
Della gente , che 'n un s allegra, e duole,
Fan , che per l'aria un mormorio s'aggiri5
Qual nelle folte selve udir si suole,
S'avvien che tra le frondi il vento spiri:
O quale infra gli scogli , o presso ai lidi
Sibila il mar percolso in rauchi Aridi.
VII.
Nudo ciascuno il pie calca il senderò;
Che l'esempio de' Duci ogn' altro move.
Serico fregio e d'or, piuma o cimiero
Superbo dal suo capo ogn' un rimove :
Ed insieme del cor l'abito altero
Depone , e calde e pie lagrime piove.
Pur ? quali al pianto abbia la via rinchiusa,
Cosi parlando ogn' un se stelso accusa.
Vili.
Dunque, ove tu, Signor, di mille rivi
Sanguino!! il terren lasciasti asperso ,
jy amaro pianto almen duo fonti vivi
In sì acerba memoria oggi io non verso?
Agghiacciato mio cor, che non derivi
Per gli occhi , e stilli in lagrime converso?
Duro mio cor, che non ti spetri e frangi?
Pianger ben inerti ogn' or , s'ora non piangi.
IX.
Dalla Cittade intanto un, eh' alla guarda
Sta d'alta torre, e seopre i monti e i campi,
Colà giuso la polve alzarli guarda,
Sicché par y che gran nube in aria stampi :
Par, che baleni quella nube, ed arda,
Come di fiamme gravida, e di lampi :
Poi lo splendor de' lucidi metalli
Scerne, e diltingue gli uomini, e i cavalli.
 
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