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OTTAVO.
lxxviii.
Ha la corazza indosso, e nobil verte
Riccamente V adorna oltra '1 cortame :
Nudo è le mani, e '1 volto , e di celeste
Maertà vi risplende un novo lume :
Scote F aurato scettro ; e sol con querte
Arme acquetar quegl'impeti presume.
Tal si mostra a coloro, e tal ragiona :
Nè come d'uom mortai la voce suona.
lxxix.
Quali rtolte minaccie, e quale or odo
Vano strepito d'arme ? e chi '1 commove ?
Così qui riverito, e in querto modo
Noto son io dopo sì lunghe prove?
Ch' ancor v' è chi sospetti, e chi di frodo
Goffredo accusi, e chi le accuse approve?
Forsè aspettate ancor eh' a voi mi pieghi ,
E ragioni v' adduca, e porga preghi ?
lxxx.
Ah non sia ver, che tanta indigli ita te
La terra piena del mio nome intenda :
Me querto scettro, me delle onorate
Opre mie la memoria, e'1 ver difenda:
E per or la giustizia alla pietate
Ceda, nè sovra i rei la pena seenda.
Agli altri merti or querto error perdono,
Ed al vortro Rinaldo anco vi dono.
lxxxi.
Col sangue suo lavi il comun difetto
Solo Argillan di tante colpe autore:
Che morto a leggierissimo sospetto,
Sospinti gli altri ha nel medesmo errore.
Lampi e folgori ardean nel regio aspetto
Mentre ei parlò , di maestà, d'orrore 5
Talch'Argillano attonito e conquiso
Teme ( chi '1 crederla ? ) s ira d'un viso.
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