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C <A N T 0
lviii.
Ài gran concento de' beati carmi
Lieta risuona la celeste reggia.
Chiama egli a se Michele, il qual nell'armi
Di lucido diamante arde e lampeggia:
E dice lui : non vedi or come s'armi
Contra la mia fedel diletta greggia
L'empia schiera d'Averno , e insili dal fondo
Delle sue morti a turbar sorga il mondo?
lix.
Va, dille tu, che lasci ornai le cure
Della guerra ai guerrier , cui ciò conviene :
Né il regno de' viventi, nè le pure
piaggi e del ciel conturbi ed avvelene.
Torni alle notti d'Acheronte oscure,
Suo degno albergo , alle sue giuste pene :
Quivi se stessa, e l'anime d'abisso
Crucj : così comando, e cosi ho sisso .
lx.
Qui tacque : e '1 Duce de' guerrieri alati
S'inchinò riverente al divin piede.
Indi spiega al gran volo i vanni aurati,
Rapido sì eh' anco il pensiero eccede .
Passa il foco e la luce, ove i beati
Hanno lor gloriosa immobil sede:
Poscia il puro cri (tallo, e '1 cerchio mira ,
Che di delle gemmato incontra gira.
lxi.
Quinci d'opre divertì e di sembianti
Da sinistra rotar Saturno, e Giove,
E gli altri, i quali esser non ponno erranti ,
S'angelica virtù gì'informa, e move.
Vien poi da' campi lieti e fiammeggianti
D'eterno dì, là donde tuona e piove:
Ove se stesso il mondo strugge, e pasee,
E nelle guerre sue more, e rinasee.
 
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