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C oi. N T 0

XXXIV.
D'un mandritto Artaserse, Argeo di punta j
L' uno atterra slordito , e 1' altro uccìde.
Poscia i pieghe voi nodi, ond' è congiunta
La manca al braccio, ad Ismael recide.
Laici a cadendo il fren la man disgiunta ,
Sugli orecchi al destriero il colpo {ìride.
Ei che si sente in suo poter la briglia,
Fugge a traverso, e gli ordini scompiglia.
xxxv.
Qiiesti, e molti altri che 'n silenzio preme
L'età vetusta, ella di vita toglie.
Stringonsi i Perii, e vanle addosso insieme,
Vaghi d'aver le gloriose spoglie.
Ma lo spolo fedel, che di lei teme ,
Corre in soccorso alla diletta moglie.
Così congiunta la concorde coppia,
Nella fida union le forze addoppia.
XXXVI.
Arte di schermo nova, e non più udita
Ai magnanimi amanti usar vedresti :
Obblia di se la guardia , e l'altrui vita
Difende intentamente e quella e questi.
Ribatte i colpi la guerriera ardita,
Che vengono al suo caro aspri e molesti :
Egli all' arme a lei dritte oppon lo seudo.
V opporria , s' uopo folse , il capo ignudo.
XXXVII.
Propria l'altrui difesa, e propria face
L'uno e l'altro di lor l'altrui vendetta.
Egli dà morte ad Artabano audace,
Per cui di Boecan l'Isola è retta :
E per l'istesfa mano Alvante giace,
Ch' osò pur di colpir la sua diletta.
Ella fra ciglio e ciglio ad Arimonte,
Che '1 suo fedel battea, partì la fronte.
 
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