LIBRO SECONDO
Della influenza esercitata in Mantova dalla scuola di Andrea Mantegna e da altri Pittori
e Scultori che precedettero Ia venuta di Giulio Romano.
CAPITOLO I.°
§, I.° Dello Slalo civile di Mantova.
I^a seconda epoca delle arti Mantovane, al modo che noi abbiamo giudicato convcniente a
dividerle, comprende il brcve spazio di pressocbè cinquant’ anni, nei quali sebbene si fossero
introdotte mulazioni mollo sensibili, non però produssero frutti durevoli, perchè le arti furono
impedite a prosperare da altre improvvisc innovazioni gravi e potenti. — Dopo la metà del secolo
decimo quinlo, varii governi d’Italia si erano costiluiti ingran parte a dominio assoluto a cui già
ii avevano condolli alcuni nobili e molto possenti signori ajutati dal favore Imperiale e dalle di-
scordie cittadine. Così a Milano gli Sforza, a Napoli gli Aragonesi, a Ferrara gli Estensi ed altri
in altre provincie godevano di talc podestà,la quale quantunque dall’universale fosse accusata sozza
e tirannica, pure non fu tolta loro che tardi e per mano straniera. Pare anzi che allora il popolo
avesse perduta perfino la speranza di bene, e con soffocati lamenti ma senza contrasto piegasse
il collo sotto il durissimo giogo, compreso da forte timore per vedere ogni di i palchi imbrattati
di sangue ciltadino, ed i magnati usare senza ribrezzo dei pugnali e dei veleni ; e dall’ udire ogni
dove grida disperale di tormentati, di orfani e di fuorusciti. Fosse pcrò clic questi diversi domi-
natori crudeli intendessero di dare ai loro governi, resi già daloro ancora troppo odiosi, una vernice
apparente di bene; fosse cagione politica di blandire coloro chc pervirtu e per mente si elevavano
sopra gli altri; fosse infinc che ambiziosissimi godessero di vedere gli ingegni migliori chinarsi
avanti sè e di sentire dalle bocclie loro lodi adulatrici che ricevevano in cambio di protezione e
di danaro accordatigli ; certo è che all’epoca di cui parliamo le varie corti d’italia mostrarono di
largheggiare favori a prò delle scienze e delle arti. Infatti presso a quell’elà Nicolò V pontefice
slabilì in Roma il convegno degli uoniini più celebrati per dottrina e sapere; ed Alfonso d’Ara-
gona si mostrò in Sicilia ed in Napoli zelatore fervidissimo nel promuovere gli studii e l’esercizio
di ogni nobile disciplina; e Franccsco Sforza profuse in Milano molte ricchczze a stipendiare let-
terati ed artefici, fra i quali furono celeberrimi Leonardo da Vinci ed il Bramante ; e Borso da Este
tentò con prcmii ed onorevolezze di circondarsi di eruditi e sapientissimi ingegni. Fu allora che
Guglielmo VIII marchese di Monferrato istituiva l’Università in Torino, che i Manfredi inFaenza,
gli Ordelaffi a Forlì, gli Sforza a Pesaro, ed i Malatesta in Rimini cercarono di illustrare i diversi
loro dominii colla protezione accordata alle lettere ed alle arti. Più tardi sopra tutli si elevarono
Della influenza esercitata in Mantova dalla scuola di Andrea Mantegna e da altri Pittori
e Scultori che precedettero Ia venuta di Giulio Romano.
CAPITOLO I.°
§, I.° Dello Slalo civile di Mantova.
I^a seconda epoca delle arti Mantovane, al modo che noi abbiamo giudicato convcniente a
dividerle, comprende il brcve spazio di pressocbè cinquant’ anni, nei quali sebbene si fossero
introdotte mulazioni mollo sensibili, non però produssero frutti durevoli, perchè le arti furono
impedite a prosperare da altre improvvisc innovazioni gravi e potenti. — Dopo la metà del secolo
decimo quinlo, varii governi d’Italia si erano costiluiti ingran parte a dominio assoluto a cui già
ii avevano condolli alcuni nobili e molto possenti signori ajutati dal favore Imperiale e dalle di-
scordie cittadine. Così a Milano gli Sforza, a Napoli gli Aragonesi, a Ferrara gli Estensi ed altri
in altre provincie godevano di talc podestà,la quale quantunque dall’universale fosse accusata sozza
e tirannica, pure non fu tolta loro che tardi e per mano straniera. Pare anzi che allora il popolo
avesse perduta perfino la speranza di bene, e con soffocati lamenti ma senza contrasto piegasse
il collo sotto il durissimo giogo, compreso da forte timore per vedere ogni di i palchi imbrattati
di sangue ciltadino, ed i magnati usare senza ribrezzo dei pugnali e dei veleni ; e dall’ udire ogni
dove grida disperale di tormentati, di orfani e di fuorusciti. Fosse pcrò clic questi diversi domi-
natori crudeli intendessero di dare ai loro governi, resi già daloro ancora troppo odiosi, una vernice
apparente di bene; fosse cagione politica di blandire coloro chc pervirtu e per mente si elevavano
sopra gli altri; fosse infinc che ambiziosissimi godessero di vedere gli ingegni migliori chinarsi
avanti sè e di sentire dalle bocclie loro lodi adulatrici che ricevevano in cambio di protezione e
di danaro accordatigli ; certo è che all’epoca di cui parliamo le varie corti d’italia mostrarono di
largheggiare favori a prò delle scienze e delle arti. Infatti presso a quell’elà Nicolò V pontefice
slabilì in Roma il convegno degli uoniini più celebrati per dottrina e sapere; ed Alfonso d’Ara-
gona si mostrò in Sicilia ed in Napoli zelatore fervidissimo nel promuovere gli studii e l’esercizio
di ogni nobile disciplina; e Franccsco Sforza profuse in Milano molte ricchczze a stipendiare let-
terati ed artefici, fra i quali furono celeberrimi Leonardo da Vinci ed il Bramante ; e Borso da Este
tentò con prcmii ed onorevolezze di circondarsi di eruditi e sapientissimi ingegni. Fu allora che
Guglielmo VIII marchese di Monferrato istituiva l’Università in Torino, che i Manfredi inFaenza,
gli Ordelaffi a Forlì, gli Sforza a Pesaro, ed i Malatesta in Rimini cercarono di illustrare i diversi
loro dominii colla protezione accordata alle lettere ed alle arti. Più tardi sopra tutli si elevarono